Padova, esami sulla salma di Giada Zanola: ancora viva quando è stata buttata giù dal cavalcavia

L'autopsia della salma di Giada Zanola ha rivelato che questa era ancora viva quando è arrivata sul cavalcavia di Vigonza (Padova). Il corpo non mostra segni di strangolamento, né ferite da arma da taglio

Redazione
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È stata eseguita l’autopsia sul corpo della bresciana Giada Zanola, la donna che si ipotizza sia stata gettata dal cavalcavia che sovrasta l’autostrada A4 a Vigonza. Per l’omicidio è indagato il suo compagno, che per ora rigetta le accuse. L’esame ha svelato che la donna era ancora in vita quando è stata spinta, ma probabilmente era priva di sensi. Il professor Claudio Terranova dell’università di Padova, che ha analizzato la salma, ha escluso lo strangolamento e non ha riscontrato ferite da arma da taglio, ma ha rinvenuto dei lividi che confermano la lite tra Giada e il compagno nei giorni precedenti la morte.

Fra circa 30 giorni si avranno le risposte degli esami tossicologici, per comprendere se la donna sia stata drogata o avvelenata dal compagno. Le autorità stanno analizzando lo smartphone del compagno, mentre quello della vittima non è ancora stato ritrovato. Sul telefono dell’uomo si cercano prove di un eventuale ricatto sessuale da parte sua verso la compagna. Favero, che per ora rimane in carcere, ieri ha rifiutato l’avvocato d’ufficio e ha scelto di essere rappresentato dall’avvocato Marco Mercelli, esperto penalista del foro di Venezia.

Padova, polizia
Padova, polizia

Padova, interrogatorio di Favero: non ricorda molto della morte di Giada

Nella notte tra il 29 e il 30 maggio gli agenti della polizia di Padova hanno interrogato e arrestato Andrea Favero accusato di omicidio volontario nei confronti di Giada. Le sue dichiarazioni hanno insospettito gli inquirenti, che lo ritengono colpevole della caduta della donna dal cavalcavia. Il 39enne avrebbe svelato alcuni dettagli utili alle indagini e riconducibili ad un atto violento.

Io non ho memoria precisa di come si siano svolti i fatti ieri notte, ho come un vuoto e non riesco a mentalizzare la scena“, queste le parole di Andrea Favero, che davanti agli inquirenti ha sostenuto di non riuscire a ricostruire la dinamica degli eventi che ha portato alla tragica morte della sua compagna. L’uomo ha dichiarato di ricordare di un litigio avuto a casa, poco dopo che la coppia aveva consumato un rapporto sessuale, poi l’allontanamento della moglie verso il cavalcavia dell’A4, che distava un kilometro dalla loro abitazione.

Io ho preso l’autovettura CMAX e l’ho seguita raggiungendola dopo pochi metri da casa e facendola salire per portarla a casa” ha dichiarato il 39enne, sostenendo che Giada sarebbe salita in auto di sua spontanea volontà e avrebbe iniziato a minacciarlo: “Mi sbraitava addosso come spesso ultimamente faceva dicendo che mi avrebbe tolto nostro figlio e non me lo avrebbe più fatto vedere“.

Favero ha quindi voluto sottolineare che il suo rapporto con il piccolo di tre anni era molto stretto, visto che prevalentemente se ne occupava lui nella quotidianità. A quel punto la vittima sarebbe scesa dalla strada, lui l’avrebbe seguita e il diverbio sarebbe proseguito. “Non ricordo se e come ho reagito. Non ricordo se siamo saliti sul gradino della ringhiera che si affaccia sull’autostrada che funge da parapetto“, così si sarebbe concluso il racconto dell’uomo, che però non ha convinto gli inquirenti.

Padova, la ricostruzione dell’omicidio

Il corpo di Giada Zanola, 34 anni, è caduto da un altezza di 15 metri direttamente sulla carreggiata dell’autostrada A4. Schivato da diverse macchine, è stato poi travolto da un tir di passaggio su quel tratto di strada. Inutili i tentativi di soccorso, per Giada non c’era più nulla di fare. Non è stato possibile escludere immediatamente l’ipotesi del suicidio, ma col passare delle ore gli investigatori hanno iniziato a comprendere che nella vicenda erano molti i dettagli poco plausibili.

È stato proprio l’interrogatorio del compagno della vittima a fare luce su diversi aspetti. La coppia, che ha un figlio di appena 3 anni, era in crisi già da tempo e un litigio furioso avrebbe portato il 39enne a spingere giù dal cavalcavia la sua compagna. Un gesto folle e brutale, che ha lasciato sconvolta un’intera comunità. Sono numerosi sui social i messaggi di vicinanza e cordoglio alla famiglia della vittima, che dovrà convivere con il dolore di una morta evitabile e senza senso.

La vicenda è stata commentata anche dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha voluto ricordare il figlio della vittima: “Un delitto che ci lascia sconvolti. Il nostro pensiero va al piccolo, ai familiari e agli amici di questa giovane donna, uccisa in modo barbaro“. L’ennesimo femminicidio, che purtroppo aggiunge il nome di Giada Zanola, alla lunga lista di donne uccise per mano dell’uomo da cui avrebbero dovuto essere amate.

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