Le elezioni presidenziali in Islanda del 1° giugno stanno suscitando grande interesse per l’insolito numero di candidati. Sarebbero state ben 150 le persone che si sarebbero presentate come possibili successori di Guðni Jóhannesson, attuale presidente dal 2016, che aveva annunciato a gennaio che non si sarebbe ricandidato per un terzo mandato.
Un numero elevato, osservando la media dei candidati negli anni scorsi, che ha incuriosito i giornalisti e li ha spinti ad indagare sul reale motivo dell’alto numero di candidature. In poco tempo questi hanno svelato l’arcano mistero: una gran confusione da parte degli elettori a causa di un sito tutt’altro che user-friendly.
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Il tutto sarebbe nato a causa di un incomprensione da parte degli utenti che sul sito di candidature online invece di sostenere i “reali” candidati si sarebbero registrati alle elezioni come concorrenti. Questo aumento straordinario è dovuto in parte al processo di candidatura online, che richiede la raccolta di 1.500 firme e dall’altro ad un problema di “bottoni online” da premere molto confusionari.
Un esempio significativo è quello di Thorbjorg Fridriksdottir, proprietaria di un albergo di 59 anni, che ha scoperto di essersi candidata per errore mentre era in vacanza a Vienna. Anche persone più giovani, come l’influencer Alda Coco, hanno commesso lo stesso errore. Fridriksdottir, insieme a circa 70 altre persone, si è ritirata dopo aver capito l’errore, ma molti altri hanno deciso di proseguire con la candidatura.
Com’era strutturato il sito web
La confusione è nata dalla struttura del sito web. Anna Andersen, una designer di siti web, ha spiegato esattamente cosa non va nella pagina chiamata “Raccolta di adesioni per i candidati alle presidenziali del 2024” che serviva sia per sostenere il candidato desiderato sia per candidarsi alle elezioni presidenziali. Ecco questa doppia funzione del sito web era davvero poco chiara.
Nella parte superiore della pagina si trovava un testo lungo che spiegava come registrare la propria candidatura, terminando con un grande pulsante con scritto “Accedi”. Più in basso, si trovava la lista dei candidati già iscritti, ognuno con un link per la propria raccolta firme.
Andersen ha sottolineato che il pulsante “Accedi” era di gran lunga il più grande e visibile sulla pagina, e molti utenti, indirizzati dai loro candidati per firmare, non hanno capito che la pagina aveva due funzioni. Inoltre, sia per firmare una petizione esistente che per crearne una nuova, era necessario inserire i dati della propria carta d’identità e i processi erano molto simili.
Dopo le prime decine di candidature, il dipartimento del governo islandese responsabile della gestione del sito ha modificato la pagina, sostituendo la parola “Accedi” con la frase “Crea una raccolta di adesioni” e spostando la lista delle petizioni aperte in cima alla pagina. Nonostante queste modifiche, il caso è stato ripreso da molti giornali e altre persone hanno continuato a iscriversi, principalmente perché era molto facile farlo.
Il numero effettivo dei candidati
Dopo l’enorme fraintendimento e le varie correzioni al sito i candidati ufficiali per le elezioni presidenziali sono 12, coloro che sono riusciti a raccogliere le firme necessarie per apparire sulla scheda elettorale. Professori, primi ministri, comici e le più disparate personalità sono riusciti a passare il vaglio delle 1.500 necessarie per accedere, in modo effettivo, alle elezioni. Questo pasticcio legato alle elezioni islandesi se da un lato le ha rese particolarmente interessanti dall’altro ha sollevato dei dubbi e creato un dibattito sull’utilizzo delle piattaforme online per processi elettorali formali.
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