“Lottare contro l’evasione fiscale o non lottare contro l’evasione fiscale” è questo il dilemma. Il viceministro del Mef Maurizio Leo ha cercato di porre rimedio al quesito con la riesumazione del redditometro, la misura fiscale introdotta dal governo Renzi e poi resa inefficace dal governo giallo-verde dei pentastellati e dei leghisti. A due settimane dalle elezioni europee la maggioranza ha affrontato una nuova crisi: Leo contro tutti, contro il suo stesso partito e contro il governo.
Venerdì il viceministro è stato chiamato dalla stessa Giorgia Meloni ad intervenire in Cdm per discutere e analizzare la sua proposta, che ha scatenato il caos nella maggioranza. Giorgetti ha dichiarato di non saperne nulla, troppo preso dal decreto Superbonus. Meloni ha chiesto spiegazioni e da Palazzo Chigi sono corsi ai ripari: “Il centrodestra è sempre stato contrario al meccanismo del redditometro introdotto nel 2015 dal Governo Renzi“.
“Mai nessun ‘grande fratello fiscale’ sarà introdotto da questo Governo. Sono sempre stata contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alla gente comune” ha dichiarato il premier, per poi chiarire che la delega fiscale portata avanti da Leo si prefigge di “migliorare il rapporto tra Stato e cittadino, tutelare i lavoratori onesti e contrastare la grande evasione, quella, per intenderci, dei sedicenti nullatenenti con ville, barca e supercar“.
Il Pd intanto avanza, grazie all’assist di Leo, e sentenzia: “Il governo Meloni è disperato, servono soldi“. Su questo non c’è dubbio, le perplessità riguardano tutte la proposta di Leo. Se la misura del redditometro è stata resa inefficace ci sarà un motivo. I dati non mentono. Nel 2022 ci furono solo 352 accertamenti, di cui il 20% con esito negativo, e un rientro fiscale di 300mila euro. Un altro 20% ha riguardato una maggiore imposta fino a 5.164 euro e solo in due casi si è raggiunta la cifra del mezzo milione e del milione e mezzo.
Insomma, il redditometro costa troppo e produce poco. Leo però non ha mostrato esitazioni e ha giustificato la sua decisione sentenziando che la sospensione dei criteri voluta dal duo Di Maio-Salvini avrebbe creato una sorta di “vuoto normativo” che ha portato ad “un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione“. Leo, quindi, avrebbe voluto mettere dei paletti a tutela dei cittadini, depotenziando di fatto la misura ove si decidesse di applicarla.
Meloni mantiene la promessa: “No al Grande Fratello fiscale“
Giorgia Meloni aveva promesso ed ha mantenuto. Un videomessaggio di pochi secondi è stato pubblicato questa sera sui canali social ufficiali della premier, necessario a rassicurare i cittadini che il redditometro a firma Leo non vedrà la luce. “Oggi ho incontrato il viceministro, ci siamo confrontati sui contenuti – ha dichiarato il premier – siamo giunti alla conclusione che sia meglio sospendere in attesa di ulteriori approfondimenti“.
Sembra concludersi così la breve avventura del redditometro, il cui testo era stato presentato lo scorso 7 maggio, creando scalpore sia nel governo che nell’opposizione. “Il nostro obiettivo – ha proseguito Meloni – è e rimane quello di contrastare la grande evasione e il fenomeno inaccettabile, ad esempio, di chi si finge nullatenente ma gira con il Suv, o va in vacanza con lo yacht, senza però per questo vessare con norme invasive le persone comuni“.
Cosa prevedeva il Leo-redditometro
Il redditometro è una “determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche“, necessario quindi a determinare le imposte da pagare. La misura scatterebbe quando il reddito accertabile supera del 20% quello dichiarato e sarebbe necessario a punire gli evasori, attraverso l’azione dell’Agenzia delle Entrate.
Il governo di Di Maio e Salvini aveva reso inefficace la misura, di fatto non abrogando la misura ma sospendendone l’azione. Il redditometro, quindi, esiste ancora ma non viene applicato. Leo invece vorrebbe renderlo nuovamente efficace, con una retroattività prevista fino al 2016. “Il Grande Fratello è tornato” sentenzierebbe qualcuno, ma Leo continua a supportare la crociata della difesa dei “cittadini per bene” e della punizione dei “furbetti“, tramite la creazione di limitazioni specifiche all’azione del redditometro, grazie a due sostanziali novità.
Innanzitutto, per calcolare in modo “induttivo” il reddito del cittadino si deve fare riferimento alla spesa minima presunta, calcolata dall’indagine Istat sulle spese dei cittadini, e non a quella media. In seguito, nel momento in cui venisse individuato dall’Agenzia delle Entrate un presunto evasore, questo avrà diritto ad un contradditorio, che prevarrà su qualunque stima storica.
Quindi, il redditometro somma le spese certe, le spese famigliari e le spese essenziali sostenute in un anno dal contribuente insieme agli incrementi di patrimonio e alla quota di risparmio formata nell’anno. Nel caso in cui questa sommatoria superi del 20% la cifra del reddito dichiarato, allora il cittadino sarà chiamato dall’Agenzia delle Entrate per giustificarsi. Se riuscirà a giustificare le sue spese la questione si concluderà così, mentre se non vi riuscisse scatterà l’accertamento con adesione.
Redditometro, il centrodestra insorge contro il “Grande Fratello” di Leo
Le critiche alla riforma del viceministro Leo sono state numerose e principalmente provenienti dal centrodestra. “Controllare la spesa degli italiani in modalità Grande Fratello non è il metodo migliore per combattere l’evasione” ha sostenuto Maurizio Gasparri di Forza Italia, seguito dal capogruppo alla Camera Paolo Barelli, che ha sentenziato: “Il redditometro è uno strumento superato, al quale siamo sempre stati contrari“.
“Giorgia Meloni è la premier delle tasse – ha criticato Matteo Renzi – La destra si finge liberale ma sta seguendo le linee guida di Vincenzo Visco e della sinistra anti-contribuente“. Per Massimo Bitonci della Lega “il redditometro è un ritorno al passato che calcola l’Irpef evasa in base a elementi indiziari, a prescindere da quelli certi“.
Le opinioni sono chiare, resta da capire in che modo il redditometro avrebbe potuto aiutare il governo a trovare quei fondi necessari a sostenere la sua rinascita. Il debito pubblico è in aumento e Bruxelles è pronta a punire l’Italia con una nuova procedura di infrazione. Ma il redditometro non è stato visto di buon occhio né dal governo né dai contribuenti. “Sempre dalla parte dei cittadini“, è questo il mantra del premier Meloni, che è riuscita a trovare il modo di rassicurare gli italiani, evasori e non.