Il decreto Superbonus ha ottenuto la fiducia al Senato con soli 64 voti contrari, nonostante le accese polemiche che nei giorni scorsi hanno fatto tremare il governo. Anche oggi, comunque, le discussioni non sono mancate, soprattutto a causa dell’assenteismo di Forza Italia ieri in Aula.
“Indovinate quale gruppo parlamentare di maggioranza non abbia neanche un senatore sui banchi?“, il questi del democratico Filippo Sensi non è troppo complesso da risolvere. Considerando le ultime fratture causate in maggioranza del decreto Superbonus, le polemiche sulla Sugar tax, le contrarietà alla retroattività dello “spalma crediti” e lo scontro durato due giorni tra Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani, la risposta era piuttosto ovvia.
Leggi Anche
Dopo le concitate ore in Commissione Finanze del Senato, dove alla fine il decreto Superbonus ha ottenuto la maggioranza con 10 voti favorevoli, 7 contrari e l’astensione di Forza Italia, le discussioni si sono spostate in Aula, dove comunque il clima non si è raffreddato. Maurizio Gasparri si è limitato a partecipare alla riunione dei capigruppo prevista per le 12, ma nessun altro azzurro, a parte Daniela Ternullo apparsa per qualche minuto, si fa vedere al Senato, neanche quando alle 17 Ciriani annuncia l’inizio dell’iter per il voto di fiducia al decreto.
Una presa di posizione che però non è piaciuta alle opposizioni, che hanno duramente attaccato il comportamento dei forzisti. Anche in questo caso, l’onorevole Gasparri non ha apprezzato le critiche ed ha risposto duramente a tutti coloro che hanno accusato Forza Italia di aver abbandonato la lotta per il Superbonus.
Superbonus, Tajani: “Abbiamo fatto una battaglia di principio“
Il decreto Superbonus non convince Forza Italia per una serie di motivi. Innanzitutto il ministro Tajani ha dichiarato di non essere stato avvertito dell’inserimento nel decreto dell’emendamento contenente la norma retroattiva sullo “spalma crediti” e della Sugar tax, ovvero la tassa sulle bevande zuccherate. Nessuna di queste novità ha fatto piacere ai forzisti, che hanno subito dato battaglia al ministero dell’Economia, minacciando di votare contro alla misura in Commissione Finanze. A causa della possibilità che la maggioranza andasse sotto al momento delle votazioni, Giorgetti ha ceduto a metà: sì alla proroga della Sugar tax al luglio 2025, ma no all’eliminazione della retroattività della norma.
La questione sembrava essersi conclusa per il meglio, con entrambe le parti che hanno portato a casa la loro vittoria mutilata. Ieri però le polemiche si sono nuovamente infiammate, proprio per la decisione degli azzurri di non partecipare al voto di fiducia al decreto. “Abbiamo fatto una battaglia di principio. Non si possono approvare norme con effetto retroattivo perché non posso cambiare le carte mentre si sta giocando la partita. Se gli altri partiti della maggioranza lo difendono non non siamo d’accordo, non possiamo rinunciare alla nostra identità per un emendamento“. Francesco Boccia, capogruppo del Pd, ha però rivolto le sue polemiche a Luca Ciriani, dichiarando: “Ministro, mi auguro che domani vengano. Altrimenti si apre un problema molto serio“.
Il nodo della Sugar tax
Ad alimentare le polemiche in corso anche la sfida sulla Sugar tax. Di chi è il merito del suo rinvio? Gasparri da subito ha sostenuto che la proroga della tassa sulle bevande zuccherate al luglio 2025 fosse “un successo di Forza Italia“, eppure anche Italia Viva ha sostenuto lo stesso concetto.
Alla fine alla votazione Iv ha partecipato, mentre i forzisti no. “È la prima volta che un partito che non vota un provvedimento, poi diventa protagonista degli effetti giuridici del provvedimento stesso” ha puntualizzato Enrico Borghi, scatenando la furia di Maurizio Gasparri. “Mentre Boccia, Sensi e Patuanelli fanno attività più o meno ostruzionistica, molti di noi in queste ore stanno tenendo incontri elettorali a Roma o altrove” ha tuonato il senatore forzista, per poi affermare: “Voteremo la fiducia in Aula con convinzione“.
© Riproduzione riservata