Virginia Raggi, l’ex sindaca di Roma accusata di calunnia: rinviata a giudizio

L'accusa di calunnia ricevuta da Virginia Raggi contrasta fortemente con la versione dei fatti riportata da lei stessa. Accusa e controaccusa si imperniano sullo stesso comportamento: esercitare pressioni per modificare il bilancio dell'azienda Ama

Redazione
3 Min di lettura

Il tribunale di Roma ha deciso che l’ex Sindaca della Capitale, Virginia Raggi, dovrà affrontare un processo per calunnia a partire dall’11 settembre prossimo. Questa decisione è stata presa dal gup di Roma, rinviando a giudizio l’ex sindaca della Capitale in riferimento ad alcune affermazioni da lei fatte nei confronti dell’ex amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani. Oltre alla ex Sindaca di Roma, Sono stati rinviati a giudizio anche i suoi ex collaboratori, in particolare: l’ex direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti, l’ex assessore al bilancio Gianni Lemmetti e l’ex dirigente amministrativo Giuseppe Labarile.

La vicenda in questione risale al 2019, quando sarebbero emerse una serie di registrazioni audio, effettuate segretamente da Bagnacani, in cui si sentiva la Raggi esprimere giudizi negativi sullo stato della Capitale. Successivamente, Bagnacani ha denunciato “pressioni indebite” da parte della ex sindaca per manipolare il bilancio dell’Ama. Questa accusa è stata supportata da chat e registrazioni audio avute proprio con l’ex sindaca.

La versione dell’ex sindaca Raggi

La decisione del tribunale di rinviare a giudizio l’ex Sindaca ha suscitato reazioni contrastanti. La Raggi ha espresso sconcerto e rabbia per la situazione, asserendo che la realtà dei fatti sarebbe ben diversa, e ad aver subito pressioni, sarebbe stata lei stessa. Nel corso delle indagini, la Raggi ha infatti sostenuto di essere stata minacciata da Bagnacani e dall’ex assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari, asserendo di essere stata “costretta” a modificare il bilancio. Proprio queste dichiarazioni hanno portato Bagnacani a denunciare la Raggi per calunnia.

Non avendo voluto sottostare alle minacce, la Raggi avrebbe fatto sostituire i vertici della società e approvare il bilancio, e a quel punto, secondo l’ex sindaca, emerse un buco di 250 milioni di Euro,prodotto addirittura a partire dal 2003, dovuto a una gestione pregressa a dir poco disattenta dell’azienda”.

All’epoca ho effettivamente subito enormi pressioni affinché si approvasse un bilancio che presentava molti aspetti poco chiari, ma non lo feci.” afferma Raggi, “Provo, pertanto, sconcerto e rabbia per una vicenda paradossale nella quale – voglio ricordarlo – sono stata io, prima, a denunciare pubblicamente e a segnalare in Procura la situazione economica altamente critica dell’azienda- e, poi, ad affidarla a un nuovo cda, che ne ha risanato i conti.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo