Processo Trump, Cohen conferma le accuse: “Mi chiese di occuparmi di Stormy Daniels e Karen McDougal”

Michael Cohen, l'ex avvocato e uomo di fiducia di Donald Trump, ha finalmente testimoniato nel processo contro l'ex presidente, accusato di aver pagato in nero il silenzio di una ex pornostar dopo aver avuto un rapporto sessuale con lei. Questa settimana potrebbe rivelarsi determinante per il destino di un caso giudiziario che promette di influenzare le imminenti elezioni presidenziali americane, previste per il prossimo novembre

Redazione
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Uno dei momenti più significativi della testimonianza di Cohen è avvenuto quando l’avvocato ha confermato in aula che Trump gli chiese personalmente di gestire la storia di Stormy Daniels, vicenda che altrimenti sarebbe stata “catastrofica” per la campagna elettorale dell’ex presidente; sottolineando che Trump era più preoccupato per il suo percorso politico che per il suo matrimonio con sua moglie Melania.

Ma la testimonianza di Cohen non si è fermata qui: l’avvocato ha inaspettatamente rivelato una serie di dettagli scioccanti sulla vita sessuale e privata di Donald Trump, a partire dalla storia, anch’essa pagata e insabbiata, che l’ex presidente avrebbe avuto con la coniglietta di Playboy Karen McDougal. Secondo Cohen, Trump gli ordinò di “gestire” anche altre relazioni e potenziali rivelazioni negative, tra cui addirittura un presunto figlio illegittimo.

Un altro elemento interessante è emerso durante la testimonianza: il coinvolgimento dell’ex editore del National Enquirer, David Pecker, nell’insabbiamento delle vicende private (e scomode) di Trump. Pecker avrebbe contribuito a nascondere sia la storia del figlio illegittimo che quella di McDougal, evidenziando la complessità della rete di connessioni e influenze che circondavano il presidente all’alba della sua elezione.

Stormy Daniels
Stormy Daniels

Un duro colpo alla credibilità di Trump

A questo punto la situazione diventa particolarmente scomoda per l’ex presidente. La testimonianza di Cohen peserà fortemente sul verdetto finale, e qualora il magnate dovesse essere giudicato colpevole di aver utilizzato fondi elettorali per pagare una pornostar – e modella di Playboy – al fine di nascondere le loro relazioni durante la campagna elettorale del 2016, verrebbe da pensare che tale verdetto possa tradursi in un duro colpo per gli elettori moderati al di fuori dello zoccolo duro dei sostenitori di Trump.

D’altro canto, se l’ex presidente dovesse essere assolto, la vittoria del miliardario e candidato presidenziale potrebbe rafforzare ulteriormente la base repubblicana. Tuttavia, il destino di Trump penderà dalle parole di Michael Cohen, il quale ha ammesso di aver pagato 130 mila dollari per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels nel 2016, con Trump che poi lo ha rimborsato con fondi della campagna elettorale.

I legali di Trump cercheranno di dipingere l’avvocato come un bugiardo in cerca di vendetta. Le immagini pubblicate dallo stesso Cohen su TikTok, in cui indossa una maglietta con l’immagine dell’ex presidente dietro le sbarre, potrebbero non aver favorito l’accusa, alimentando il sospetto che Cohen stia cercando una rivincita personale. Eppure, si tratta pur sempre di un avvocato americano, e la sua capacità di convincere la giuria popolare potrebbe rappresentare la chiave dell’intero processo. Inoltre, Trump non ha mai nascosto il suo disprezzo per Cohen, attaccandolo pubblicamente più volte, rendendolo particolarmente motivato a creargli dei problemi. 

Trump: reputazione compromessa?

La testimonianza di Cohen arriva dopo quella della stessa Stormy Daniels, che in aula ha fornito dettagli intimi sul suo incontro sessuale con Trump. Un contesto decisamente insolito per un ex presidente americano, che in teoria potrebbe creargli dei problemi durante le prossime elezioni presidenziali. Tuttavia, c’è da ammettere che l’elettorato americano non si lascia scoraggiare facilmente. Anche in caso di condanna, il magnate è stato già condannato per altri reati, alcuni estremamente gravi, come la violenza sessuale, e l’aver mentito sugli asset delle sue aziende.

Trump e Biden

Una serie di processi e comportamenti eticamente discutibili che non hanno davvero rovinato la sua reputazione come ci si aspetterebbe; e infatti: le primarie hanno mostrato chiaramente la preferenza dell’elettorato repubblicano per Trump rispetto agli altri candidati. Se si aggiunge il fatto che la guerra a Gaza continua a far perdere sostenitori a Biden, l’eventualità di una rielezione non sembra più tanto implausibile.

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