Scissione M5S, Tabacci: «Tifo per Di Maio»

Anastasia Borra
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Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio commenta la guerra fra il ministro degli Esteri e Giuseppe Conte. Nonostante la preferenza per il capo di Insieme per il Futuro, aggiunge: «Credo si debba tenere aperto un dialogo con Conte» 

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci, in un’intervista a “Repubblica” commenta lo scontro intestino al Movimento 5 Stelle: «Tra la chiarezza di linea di Di Maio e le ambiguità strumentali dei 5 Stelle non ho dubbi su quale sia la parte giusta». Una chiara affermazione di supporto al ministro degli Esteri, reduce dalla scissione con la sua casa madre per la fondazione di Insieme per il Futuro. 

«Io credo che chi, come il ministro Di Maio, in questo anno e mezzo si è riconosciuto in un certo modo di fare politica, che bada alle esigenze del Paese senza strepitare, abbia il diritto-dovere di proporre agli italiani con serietà la continuità di un metodo e una proposta anche per gli anni a venire», continua Tabacci. 

Il sottosegretario ricorda come bisogna mantenere vivo il filone legato a Bruxelles e alla Nato dal momento che l’Italia riceve i fondi del Pnrr fino al 2026. Una spinta verso la cosiddetta “Italexit” sarebbe pericolosa, soprattutto dopo le mutate geopolitiche della guerra in Ucraina. 

Il ruolo di Conte nel prossimo futuro

«Credo anche che si debba tenere aperto un dialogo con Conte fino all’ultimo per mantenere il Movimento dentro al perimetro della maggioranza e poi per costruire una coalizione competitiva che possa superare una destra attraversata da pericolose pulsioni antieuropeiste», afferma il sottosegretario che mostra grande riconoscimento all’operato del secondo governo dell’ex premier 5 Stelle. 

E sullo scenario politico futuro non più così roseo, fra le divisioni del Movimento e gli avvertimenti lanciati dalla Lega di non supportare più Draghi, Tabacci dice: «In politica tutto è possibile. Ma quello che è successo ai 5 Stelle potrebbe capitare anche alla Lega. Ecco perché non credo convenga a nessuna forza dell’attuale maggioranza tagliare i ponti con il governo. I primi a non capirlo sarebbero comunque gli elettori». 

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