Economia circolare, l’Italia è prima in Europa grazie al riciclo dei rifiuti

L'Italia è prima in particolare grazie al "tasso di riciclo dei rifiuti", dove sono state raggiunte percentuali ben superiori alla media europea

Redazione
5 Min di lettura

Il sesto rapporto del Circular Ecoomy Network e di Enea ha eletto l’Italia primo Paese dell’Unione europea per economia circolare, ovvero il modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti . In gara con Francia, Germania, Spagna e Polonia – le più grandi economie europee – l’Italia ha guadagnato il primo posto con 45 punti, calcolati utilizzando gli indicatori della Commissione europea.

Produzione, consumo, gestione dei rifiuti, materie prime, materie seconde, competitività, innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza sono questi gli elementi scelti dalla Commissione Ue per analizzare e comprendere chi tra le grandi economie europee potesse ottenere questo primato. Un successo che l’Italia aveva ottenuto anche nel 2023, e che anche quest’anno inizia a mostrare i primi campanelli di allarme su un possibile peggioramento delle percentuali e sull’ipotetica difficoltà del nostro Paese a mantenere questa leadership.

L’Italia è prima in particolare grazie al “tasso di riciclo dei rifiuti“: nel 2021 abbiamo un tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio del 71,7%, 8% in più della media UE27 (64%). Inoltre, il riciclo dei rifiuti urbani in Italia è cresciuto del 3,4% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo il 49,2%, su una media europea del 48,6%. Solo questo indicatore ha fatto guadagnare al nostro Paese ben 18 punti, di fatto lanciando verso il primo posto.

Economia circolare, i dati italiani

L’Italia è prima in Europa anche per il riciclaggio dei Raee, ovvero i cosiddetti rifiuti elettronici: nel 2021 il tasso è stato parti all’87,1% rispetto alla media Ue dell’81,3%. Non tutto è oro quello che luccica, perché rispetto al 2017 l’Italia ha perso ben due punti percentuali, riuscendo comunque a superare i restanti Paesi Ue. Per quanto riguarda i rifiuti di imballaggio questi sono riciclati al 71,7%, un 8% in più rispetto alla media europea.

In generale, in Europa nel 2022 sono stati prodotti 513 chilogrammi di rifiuti urbani pro-capite, con l’Italia che anche in questo campo ha guadagnato un primato: “solo494 kg per cittadino, con una diminuzione di 10 chili rispetto al 2018. Su questa specifica percentuale ha influito il tasso di riciclo delle materie, ovvero il rapporto tra l’uso di materie prime generate col riciclo e il consumo complessivo dei materiali, che in Italia nel 2022 ha raggiunto il 18,7%

Il ruolo delle piccole imprese nell’economia circolare

Il ruolo delle piccole e medie imprese nella transizione ecologica è fondamentale. In Italia le imprese con meno di 250 dipendenti rappresentano quasi la totalità delle aziende. Queste, quindi, hanno compreso quanto l’ecosostenibilità sia indispensabile, eppure le difficoltà incontrate nel mettere in atto comportamenti responsabili sembra frenare il loro entusiasmo.

Per poter entrare in questo sistema, che potrebbe anche garantire successi dal punto di vista economico, le Pmi devono migliorare le proprie performance dal punto di vista dell’uso dell’energia e delle materie prime, fino alla riduzione delle emissioni e alla circolarità dell’economia. Affinché questo accada sono necessari strumenti adeguati e competenze industriali che in Italia mancano.

In particolare, secondo gli imprenditori mancano sostegni agli investimenti in ottica circolare, un mercato maggiormente orientato verso l’acquisto di beni sostenibili, un quadro normativo che renda più semplice applicare la circolarità in azienda, una formazione specifica, un supporto tecnico e una disponibilità di tecnologie.

Il rapporto ha quindi dimostrato come sia necessario che le politiche pubbliche si orientino verso lo sviluppo dell’economia circolare nelle Pmi. In particolare, è necessario sostenere iniziative di supporto alle Pmi per l’utilizzo delle risorse pubbliche disponibili, utilizzare la riforma dei sussidi dannosi per l’ambiente, promuovere piattaforme di simbiosi industriale per lo scambio di sottoprodotti tra Pmi, promuovere a livello nazionale e regionale, attività di formazione per l’economia circolare ed ovviamente aumentare i fondi per l’attività di ricerca e sviluppo in questo campo.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo