Europee, l’allarme del Censis: “Il 51% degli italiani non ha fiducia nell’Europarlamento”

Il declassamento sociale e la disuguaglianza territoriale sono due fenomeni in crescita negli Stati membri dell'Unione europea e continuano ad influenzare le abitudini di voto dei cittadini, portandoli ad allontanarsi sempre di più dalla partecipazione politica

Redazione
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Lo stato dell’Unione. Geografia sociale dell’Europa al voto“, una delle ultime ricerche dell’istituto Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), ha permesso di ricostruire il frastagliato quadro in cui versano i Paesi dell’Unione europea dal punto di vista economico e sociale. Uno studio pubblicato in prossimità dello svolgimento delle elezioni europee, che interesseranno gli Stati membri dal 6 al 9 giugno 2024, necessario a comprendere in che modo i cambiamenti che negli ultimi anni hanno investito l’Unione possano influenzare le abitudini di voto degli europei.

elezioni europee
Le abitudini di voto in Europa all’alba delle elezioni

Secondo le stime del Censis, i cittadini che voteranno alle prossime elezioni saranno meno numerosi rispetto al passato. Questo principalmente perché l’Europa è diminuita demograficamente ed economicamente. In 15 anni la popolazione europea è passata dal costituire il 6.5% al 5.6% degli abitanti mondiali. Conseguenza di ciò è il calo della quota del Pil mondiale del 3.2%. Le previsioni sul futuro, inoltre, seguono questo trend negativo con l’ipotesi che nel 2075 la popolazione diminuirà del 4.3% rispetto a quella odierna. L’Europa, quindi, è un continente che invecchia e si ristringe sempre di più.

Ad allontanare i cittadini dalle urne elettorali, però, vi sarebbero due fenomeni specifici e spesso concomitanti: il declassamento sociale e la disuguaglianza territoriale. Nel momento in cui anche uno solo di essi si manifesti nella vita di un cittadini, questo provocherebbe il cosiddetto “malessere dei perdenti” che li porterebbe “ad allontanarsi anche dal cuore politico europeo“, come sostiene il Censis.

I problemi del declassamento sociale e della disuguaglianza territoriale in vista delle Europee

La storia del declassamento sociale, ovvero la diminuzione del reddito disponibile netto pro capite, ha avuto inizio con la crisi del 2008 ed ha interessato il 34% circa della popolazione europea. Questa percentuale, quindi, avrebbe subito una flessione del tenore di vita familiare e secondo le stime del Censis andrebbe a votare “con un fardello sulle spalle”, generato ” dalla percezione di un tradimento della promessa di miglioramento delle proprie condizioni, essendo stati soggetti a processi di divergenza anziché di convergenza, avendo vissuto un arretramento anziché un progresso”. Questo fenomeno si riscontra soprattutto in Grecia, Spagna e Italia, ma anche in altri Paesi europei.

I cambiamenti negativi in Europa, però, non interessano tutti allo stesso modo. La situazione spesso cambia radicalmente all’interno degli stessi Stati. Un esempio di disuguaglianza territoriale è riscontrabile in Irlanda tra le Regioni del Sud e quelle del Nord e dell’Ovest: al Sud le persone guadagnano più del 21.8% della media nazionale, mentre nel Nord e nell’Ovest si guadagna il 55.4% in meno della media nazionale. Situazioni simili si riscontrano anche in Ungheria, in Germania, in Francia, in Polonia e in Romania.

Censis, il caso Italia

L’Italia è uno dei Paesi con più disuguaglianza territoriale tra quelli europei. A livello regionale, la Calabria ha il Pil più basso della media nazionale italiana (40.9%), mentre Bolzano si attesta su un 65.4% in più rispetto al dato medio nazionale, come riporta il Censis. Sono inoltre sei le Regioni italiane con il Pil inferiore alla soglia del 75% del valore medio d’Europa: le due isole maggiori, la Calabria, la Puglia e il Molise.

Le elezioni europee non trovano quindi una delle situazioni più favorevoli della storia europea, il che può portare a un crescente rischio di astensionismo. Nel 2019 il tasso di astensionismo era stato del 49.3% con un picco in Slovacchia. Riguardo all’Italia il rapporto Censis sostiene che “la tendenza all’astensionismo elettorale, intensa e prolungata nel tempo, mostra dati più allarmanti alle votazioni europee (il 45,5% di astenuti nel 2019) rispetto alle elezioni politiche (il 36,1% di astenuti nel 2022)”. La ricerca prosegue affermando che oggi meno della metà degli europei ha fiducia nelle istituzioni europee. In Italia solo il 49% dei cittadini ha fiducia nel Parlamento europeo e il 46% nella Commissione europea.

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