Premierato, Meloni non indietreggia ma ammette: “Per me è un rischio”

Durante il convegno alla Camera "La Costituzione di tutti - Dialogo sul Premierato", il Presidente del Consiglio ha confermato la sua intenzione di procedere con "la madre di tutte le riforme", perché questa non comporta rischi di autoritarismo, né priva il Capo dello Stato dei suoi poteri

Redazione
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Giorgia Meloni non è tornata sui suoi passi, ma ha ammesso debolezze e ha promesso stabilità. La riforma del premierato si farà, anche se “è un rischio per me“, come ha ammesso la stessa premier. Un pericolo che però vale la pena correre, perché il premierato è “la madre di tutte le riforme” e in quanto tale promette di prendersi cura dei suoi piccoli.

Davanti ad un parterre disomogeneo, di personaggi dello spettacolo, dell’imprenditoria e della politica stessa, riunito per il convegno La Costituzione di tutti – Dialogo sul Premierato“, Meloni ha parlato di investimenti e soprattutto di stabilità, elemento fondamentale affinché il mercato economico italiano si riprenda. Basta ribaltoni, governi tecnici, coalizioni multi-colore e poco interesse nei confronti dell’influenza italiana nel resto d’Europa, la riforma voluta dal governo Meloni promette di porre fine a queste problematiche e di ridare la sovranità al popolo italiano“.

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Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella Sala della Regina alla Camera

Sul palco della sala della Regina alla Camera si sono succeduti numerosi nomi autorevoli, tra cui quello di Luciano Violante e Giovanni Orsini, che hanno trattato della riforma del premierato, sottolineandone i pregi ma anche i difetti. Per circa un’ora, Meloni ha atteso il suo turno in prima fila, avendo poi la possibilità di parlare del più grande progetto del suo governo.

Meloni sul premierato: “Questa riforma non riguarda me, ma il futuro

Fare questa riforma per me è un rischio, ma sarebbe un errore da parte della politica indietreggiare e gettare la spugna“, così Giorgia Meloni ha spiegato i motivi della sua scelta. Dopo le contestazioni all’interno della maggioranza per la riforma del presidenzialismo, il premier è sceso a compromessi e si è accontentato della riforma per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio ed ora non ha intenzione di arrendersi.

Alle accuse di personalismo, Meloni ha nuovamente risposto dalla Sala della Regina, ricordando: “La personalizzazione è un errore perché questa riforma non riguarda il presente ma il futuro. Non riguarda la sottoscritta e nemmeno il presidente Mattarella, che viene continuamente tirato in ballo“. Giorgia Meloni lavora per il futuro, perché è convinta che il suo governo verrà riconfermato anche senza la sua elezione diretta.

Il premier, poi, non ha potuto evitare di attaccare le opposizioni, in particolare la dem Elly Schlein, evitando però di pronunciarne il nome. “Leggo di leader che dicono di fermare la riforma con i corpi. Non so se leggerla come una minaccia o una sostanziale mancanza di argomentazione del merito“, queste le parole che hanno infastidito non poco la segretaria del Pd, che quindi ha deciso di rispondere. “Che pena – esordisce la dem – le mistificazioni costanti da parte di Meloni. Non mi spaventa, faremo opposizione con tutte le nostre forze“.

Meloni: “Se non si trova soluzione in Parlamento, la parola andrà agli italiani

La parola oggi va al Parlamento ma, se non si troverà una soluzione, la parola andrà agli italiani” ha aggiunto Giorgia Meloni, mettendo l’accento sulla possibilità che i due terzi del Parlamento non si trovino d’accordo sul premierato. A quel punto, la palla passerà al popolo che potrà esprimere la propria preferenza in un referendum confermativo, in cui non vi sarà neanche il limite del quorum.

Detto questo, Meloni ha voluto chiarire che la riforma non intaccherà in alcun modo i poteri del Capo dello Stato, al quale invece saranno tolti oneri inutili e pesanti, come la necessità di intervenire per la formazione di governi tecnici. Il premier si è quindi dichiarata “sempre disponibile” al dialogo con le opposizioni, solo però se questo non abbia “un intento dilatorio“.

In conclusione, la parola è passata alla ministra per le Riforme Costituzionali, Elisabetta Casellati, che ha sostenuto: “La scelta di far eleggere il Presidente del Consiglio dal popolo non comporta nessun pericolo di deriva autoritaria, nessuna lacerazione del tessuto costituzionale, nessuna rottura dell’ordine repubblicano. Al contrario, riconcilia finalmente la Costituzione con il principio di sovranità popolare“.

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