L’Ue lancia l’allarme: incertezza per i mercati agricoli

Il rapporto sulle prospettive a breve termine per i mercati agricoli dell'UE prevede un futuro incerto per le imprese dei Paesi membri. Le più colpite sono quelle italiane e spagnole

Redazione
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La Commissione Europea ha rilasciato oggi l’edizione primaverile del rapporto sulle prospettive a breve termine per i mercati agricoli dell’Unione Europea. Il documento, frutto di un lavoro basato sulle riflessioni di esperti del settore, unite agli ultimi dati disponibili, mostra previsioni pessimistiche e ottimistiche a seconda dei settori presi in considerazione.

Il crollo della produzione vinicola nell’Ue

Per quanto riguarda il settore vinicolo è previsto un crollo della produzione del 10% su base annua nel periodo compreso tra agosto 2023 e luglio 2024. I Paesi maggiormente colpiti da questo calo sono l’Italia, che potrebbe registrare un -23%, e la Spagna con una previsione del -21%. In questo modo la Francia raggiungerebbe il primo posto tra i Paesi europei produttori di vino.

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La Francia potrebbe diventare il primo Paese Ue per produzione di vino

A causare questa decrescita sono diversi eventi non controllabili dagli agricoltori. In primis la crisi climatica e la crisi geopolitica, che portano a pressioni sui prezzi, sulla domanda dei consumatori e sul reddito degli agricoltori. L’Italia in particolare presenta anche il problema della pioggia nelle Regioni centrali e meridionali, che porta al diffondersi di malattie fungine delle viti. Questa, quindi, sarebbe la causa principale dell’importante calo di produzione del vino. Date le variazioni climatiche repentine e gli eventi meteorologici estremi, si consiglia quindi agli agricoltori di trattare con cautela i segnali attuali.

Per quanto riguarda l’olio di oliva, si prevede invece una lieve ripresa tra ottobre 2023 e settembre 2024. Troviamo invece stime positive nel settore dei cereali, poiché tra il 2024 e il 2025 la loro produzione crescerà del 3% su base annua. È previsto, inoltre, che tra luglio 2023 e giugno 2024 le importazioni possono rimanere superiori del 17% rispetto alla media quinquennale.

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