TMB Guidonia, le misure inaspettate prima dell’attuazione del piano dei rifiuti di Roma

Una storia cominciata nel 1985 e che ancora oggi rimane in sospeso: la discarica dell’Inviolata e il TMB edificato nell’area limitrofa, attualmente in fase di collaudo. Ad intervenire ai microfoni de il Difforme.it Donatella Ibba, portavoce del Coordinamento Cittadini Lazio: “Sono 12 anni che lottiamo in conferenza di servizi per sollecitare la bonifica della discarica”

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Il ragionamento di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma e Commissario straordinario al Giubileo 2025, sul piano dei rifiuti capitolino sembra aver seguito logiche a rovescio. Almeno questo è quello che viene da pensare quando gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti e i luoghi scelti per costruirli sono in controtendenza con qualsiasi dato sanitario, ambientale, vincolo paesaggistico e storia pregressa di un territorio. Ma c’è una questione spinosa di cui si parla poco e che è già realtà: il TMB di Guidonia Montecelio.

Mentre sui Castelli Romani e Casal Selce avanza la minaccia del termovalorizzatore di Santa Palomba e dell’impianto di biodigestione anaerobica, uno nel territorio martoriato dalla discarica di Roncigliano e l’altro in quello di Malagrotta, i cittadini di Guidonia e dintorni già assistono ad un via vai di tir che portano rifiuti indifferenziati provenienti dalla Capitale. Sempre secondo le logiche al contrario di Gualtieri, quello dell’Inviolata è il territorio adatto per smaltire temporaneamente i rifiuti di Roma: attualmente sono centomila tonnellate l’anno quelle che vengono versate nel TMB di Guidonia, che è in fase del collaudo. Insomma, non c’è due senza tre.

Ma cosa è successo in questi anni a Guidonia, da quando Gualtieri è stato investito dei suoi poteri straordinari? A spiegarlo al Difforme.it è intervenuta Donatella Ibba, portavoce del CCL (Coordinamento Cittadini Lazio) che riunisce al suo interno 17 associazioni locali che si battono sulla questione della discarica e del TMB.

Breve storia della discarica dell’inviolata

Sono 12 anni che siamo presenti come associazioni in conferenza di servizi per la bonifica della discarica” ha iniziato a spiegare Ibba a proposito della storia del territorio dell’Inviolata. Tutta la vicenda riguardante questa discarica, la seconda più grande d’Europa dopo Malagrotta, è iniziata però nel 1985. Parliamo di un enorme impianto gestito, allora provvisoriamente ed abusivamente da soggetti privati precedenti la società Eco Italia 87 S.r.l., attuale proprietaria, ed utilizzato da diversi comuni per lo sversamento dei rifiuti, tra cui la stessa Guidonia Montecelio.

Già dal 1991 la discarica aveva iniziato a dare problemi ed erano stati attestati da parte di professori della Sapienza, incaricati di perizia tecnica dal Tribunale di Tivoli, superamenti di valori di metalli pesanti e composti organici. L’attuale gestore aveva ricevuto un incarico diretto da parte della Regione Lazio, atto a bonificare i primi due invasi, carenti totalmente del polder, ovvero la guaina isolante dal sottostante terreno, ma non è successo nulla, come risulta dai verbali di Arpa Lazio nella conferenza di servizi” ha spiegato, sintetizzando, Ibba.

Solo nel giugno 1996, l’Istituzione del Parco regionale naturale archeologico dell’Inviolata di Guidonia Montecelio ha disposto la chiusura della discarica, al momento dell’esaurimento dell’ultimo invaso autorizzato. Da qui in poi proseguono una serie di ordinanze e rimpalli amministrativi abbastanza intricati. “Tralasciando il lato burocratico – continua Ibba – della questione per il momento, ARPA Lazio, nel 2007 (ndr. ma esiste già una precedente comunicazione del 2003) durante i controlli di routine sui piezometri della discarica, ha rilevato superamenti delle CSC dell’area e ne dà pronta comunicazione a Regione Lazio e al Comune di Guidonia Montecelio”. I CSC sono i livelli di contaminazione degli elementi ambientali il cui superamento qualifica un sito come potenzialmente inquinato.

Alla comunicazione dell’ARPA però, non seguì alcuna misura da parte delle autorità competenti, tanto che nel dicembre 2010 viene approvato dalla Regione Lazio un nuovo invaso della discarica (il sesto), attualmente sotto sequestro ancora dal Tribunale di Tivoli. Per la chiusura della discarica dell’Inviolata bisognerà attendere il 2014. Ad oggi il capping di copertura risulta danneggiato e ancora provvisorio, inoltre, e ad oggi l’area non è stata ancora bonificata. Intanto, le falde, come dimostrano i dati di ARPA, sono inquinate e la situazione per quanto riguarda il rilevamento dei piezometri della discarica è critica e ancora si lavora per rilevare l’esatta perimetrazione dell’inquinamento di falda.

Nel frattempo, nella zona dell’Inviolata la salute dei cittadini sembra sia stata fortemente compromessa. Vivere entro un raggio di 5 km dalla discarica aumenterebbe il rischio di tumore ai polmoni del 34%: a dimostrarlo per la prima volta è stato uno studio del 2016 pubblicato sull’International Journal of Epidemiology, dagli esperti del Dipartimento di Epidemiologia (DEP) del Servizio Sanitario Regionale del Lazio. La ricerca è stata effettuata sulle 9 discariche laziali, con l’Inviolata a guadagnarsi un gradino sul podio. Lo stesso DEP ne ha aggiornato i dati del 2021-2022 nello studio Eras Lazio 2.

Il TMB di Guidonia Montecelio

Alla già complicata e incompleta storia della discarica dell’Inviolata, si interseca quella del TMB di Guidonia, contestato dai cittadini. L’impianto che non fa parte del Piano rifiuti regionale in vigore, non era mai entrato prima in funzione. Dal 2022 risulta in fase di collaudo grazie al sindaco metropolitano Gualtieri che ne ha disposto con ordinanza la messa in uso per conferirvi i rifiuti indifferenziati di Roma.

L’impianto TMB è stato costruito nel 2014 nell’area adiacente alla discarica che, a partire dal dicembre 2011, è sottoposta anch’essa, per la presenza di alcuni piezometri, all’iter di valutazione per il procedimento di bonifica. Gli accertamenti si sono resi necessari a causa del vasto inquinamento prodotto dalla falda idrica dall’attività dell’ex discarica dell’Inviolata.

In questo quadro già intricato in cui occorre considerare che in un’area di bonifica sarebbero vietati persino i movimenti terra, c’è da aggiungere che sia Eco Italia ’87 S.r.l., società di gestione della discarica, nel 2014, che Ambiente Guidonia S.r.l., che attualmente gestisce il TMB, entrambe del gruppo di Manlio Cerroni, nel 2022 sono state raggiunte da interdittiva prefettizia antimafia. La seconda azienda è stata messa dal Prefetto in amministrazione controllata con la nomina di due commissari per portare a termine il contratto di servizi intercorso con Ama Spa.

L’accordo commerciale tra AMA S.p.a. ed Ambiente Guidonia S.r.l. ha preso vigore con contratto sottoscritto il 12 ottobre 2022, ovvero due giorni prima che venisse disposta, da parte dell’allora Prefetto Matteo Piantedosi, l’interdittiva antimafia. Stante questa situazione, il 19 febbraio 2024 il direttore della Direzione Regionale Tutela Ambientale e rilascio AIA, Vito Consoli, ha firmato la determina di messa in esercizio dell’impianto TMB di Ambiente Guidonia S.r.l.

Perché il TMB preoccupa tanto i cittadini?

I problemi appaiono molteplici. Oltre a sorgere su un territorio già inquinato, preoccupano anche alcuni aspetti tecnici. A spiegarne le criticità un esponente del No Inc con competenze specifiche sugli impianti: “I TMB sono impianti che incidono negativamente soprattutto sulla qualità dell’aria, sia per l’impatto olfattivo che per quello inquinante all’interno e all’esterno dei locali. In primis per le emissioni maleodoranti e potenzialmente nocive prodotte dalle sostanze organiche contenute nei rifiuti stoccati nelle vasche di ricevimento (tra cui gas organici e inorganici da incipienti fermentazioni anaerobiche, bio-aerosol etc.)”.

Inoltre – continua – a causa delle emissioni originate nei letti di bio-stabilizzazione dalla frazione umida separata dai vagli; infine per quelle che provengono dai bio-filtri esterni dal momento che difficilmente riescono ad assorbire tutte le sostanze maleodoranti aspirate dai locali di lavorazione, soprattutto durante il periodo di attivazione. Per quanto riguarda il rischio di inquinamento delle falde è in genere minore rispetto alla discarica, ma ci possono essere contributi causati dalla frequente perdita di percolato che fuoriesce dai compattatori in transito lungo la strada che attraversa il parco e poi nei piazzali interni” conclude l’esponente.

A tutto questo nella fattispecie del TMB di Guidonia c’è da aggiungere anche l’interferenza in falda di un pozzo in uso all’impianto stesso che il Comune di Guidonia Montecelio avrebbe considerato abusivo in CDS (Conferenza dei Servizi).

Insomma, ad oggi, la situazione continua ad essere, per usare un eufemismo, a dir poco torbida e vede allontanare la bonifica dell’Inviolata sempre più. Ma forse la vera domanda alla quale rispondere è quella posta dalla stessa Ibba: “È vergognoso che noi cittadini del Nord-Est Lazio dobbiamo anche subire l’incremento di danni collaterali sanitari ed ambientali, oltre quelli già in essere nel territorio, nel tentativo di qualcuno di contrastare l’emergenza annosa mai risolta dei rifiuti e dell’impiantistica di Roma. Ma a noi chi ci tutela?”.

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