Salvini verso le Europee: rischio flop dopo il risultato scadente

La Lega di Matteo Salvini potrebbe non raggiungere neanche il 9% dei voti alle prossime Europee, ponendo il segretario in una situazione scomoda. Gli elettori del partito sembrano però ancora convinti che Salvini sia la figura giusta per rappresentare il partito, mentre il generale Vannacci non convince i più

Redazione
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La storia spesso si ripete e Matteo Salvini sembra averlo imparato sulla sua pelle. Nel 2013 il giovane leghista prese in mano le redini del partito, col compito di risollevarlo e fargli raggiungere risultati degni di nota. Sono passati 11 anni e la Lega ha avuto la possibilità di essere al governo, anche se “accompagnata” dal M5S di Giuseppe Conte, ed ha raggiunto un eccezionale risultato alle Europee del 2019.

Nove milioni di voti ottenuti, pari al 34% dei voti totali. Un successo senza precedenti e per ora anche senza futuro. La Lega, dopo la conclusione del governo “giallo-verde” sembra avvicinarsi sempre di più al baratro. Le prossime Europee dell’8 e 9 giugno potrebbero rappresentare una sorta di ghigliottina per Salvini, il cui partito potrebbe infatti incassare meno del 9% delle preferenze.

Un crollo dolorosissimo che in molti imputano alla nuova incapacità di Salvini di gestire il partito. Poche settimane fa è giunta anche la scomunica del Senatùr Umberto Bossi, che ha dichiarato di non vedere più in Salvini le capacità del buon leader. Il segretario, però, non sembra essere particolarmente preoccupato. “Dopo il 9 giugno arriverà il 10 giugno e io mi sveglierò come ogni altra mattina” aveva infatti dichiarato il leader, sottolineando come la possibilità delle sue dimissioni sia molto remota.

Il nodo di Vannacci che potrebbe soffocare Salvini

Nessuna dimissione in vista, eppure alcune delle scelte compiute da Salvini non hanno soddisfatto parti cospicue del partito. Tra le più contestate c’è la decisione di candidare il generale Roberto Vannacci alle prossime Europee. Una scelta per molti azzardata, soprattutto a causa delle ideologie poco ortodosse del personaggio. A portarle quasi tutte alla luce, un’intervista a La Stampa, pubblicata il giorno seguente l’ufficializzazione della candidatura.

Roberto Vannacci
Roberto Vannacci

Vannacci non si è trattenuto e si è mostrato come il suo vero sé parlando di omosessuali, di aborto e di disabili. Dichiarazioni che a molti non sono piaciute e che hanno spinto il partito a prendere le distanze. “Vannacci è un candidato indipendente, la Lega ha molti altri candidati ad hoc” hanno infatti dichiarato da via Bellerio. “Vannacci non è della Lega, non condivido” ha invece dichiarato il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti, seguito dal ministro Valditara che ha dovuto spiegare come il partito al governo abbia sempre avuto riguardo per le persone con disabilità.

Insomma, il generale Vannacci sembrerebbe una bomba ad orologeria e la persona più vicina alla sua possibile esplosione sarebbe proprio Matteo Salvini, che per primo ha sostenuto la sua candidatura. Non tutto però è in realtà tragico come sembra e a dimostrarlo sono i sondaggi tra gli elettori del partito, che dipingono un quadro ben più roseo anche se con le sue criticità tipiche.

Salvini ancora solidamente ancora alla Lega

La Lega per Salvini premier, nata dalle ceneri della Lega Nord, ha già da anni perso quel contatto col territorio che era invece tipico delle Leghe delle origini. Quei partiti che conoscevano i problemi delle aree che dovevano rappresentare e che spesso erano costituite dagli stessi personaggi che le abitavano. La Lega odierna è un partito nazionale, che ha basato la sua fortuna anche sui bisogni del Sud Italia, in una situazione quasi ossimorica.

Una copia carbone del partito francese di Marine Le Pen, che ha permesso a Salvini di presentarsi come il segretario dell’anti-partito per eccellenza. Oggi, quel posto è stato usurpato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che si gode dall’alto lo spettacolo della presunta disfatta di Salvini. Però, se da un lato Roberto Vannacci sembra essere il meno stimato dei candidati leghisti, dall’altro Salvini sembra mantenere dei consensi piuttosto alti.

Terzo mandato, Luca Zaia
Luca Zaia, presidente della regione Veneto (Lega)

Chi infatti ritiene che Salvini debba dimettersi subito non rientra tra gli elettori del partito, i quali invece continuano a credere nella figura del leader leghista. Solo il 9%, secondo il sondaggio Demos, ne vorrebbe le dimissioni e quasi il 60% non vede nessun altra ipotesi di candidato che possa ricoprire il ruolo di Salvini. Rispetto a Bossi, Vannacci e Zaia, infatti, Matteo Salvini gode di più consensi. Se Vannacci si attesta su un 47%, seguito da Bossi col 50% e da Zaia col 72%, Salvini invece raggiunge quota 86%.

La situazione, però, cambia se si prende in considerazione anche il risultato delle Europee. Il 28% degli intervistati ritiene che, nel caso in cui la Lega dovesse ottenere un risultato deludente alle elezioni, allora Salvini dovrebbe dimettersi dal suo ruolo di segretario del partito. Un numero comunque esiguo, che si aggiunge ai consensi che Salvini continua ad avere all’interno della Lega stessa. Gli stessi consensi che mancano del tutto al generale Vannacci.

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