Usa, studenti pro-Gaza in protesta negli Atenei: alla Columbia scatta l’ultimatum

Varie università degli Stati Uniti sono state interessate da proteste pro-Gaza da parte di studenti ed insegnanti. La situazione nel Paese è diventata scottante a causa dell'intervento delle forze dell'ordine, che da inizio aprile hanno messo in atto più di 200 arresti tra gli iscritti agli atenei. Ieri la Columbia University ha annunciato la decisione di annullare la cerimonia di laurea che avrebbe dovuto svolgersi il prossimo 15 maggio, a causa di problemi nella gestione della sicurezza

Redazione
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Le proteste a favore della popolazione palestinese non hanno interessato solo gli atenei italiani, dove orde di studenti hanno manifestato per chiedere la cessazione della collaborazione tra le università italiana e gli atenei e le aziende israeliane. Negli Usa il fenomeno si sta verificando nello stesso identico modo e con dimensioni ben maggiori. Dall’Università del Colorado a quella di Austin in Texas, da Emory in Georgia, a Princeton in New Jersey, questi gli atenei dove centinaia di studenti continuano a manifestare in favore della pace.

Il risultato sono stati circa 200 arresti, tra i vari Stati Usa, tutti motivati da accuse deboli come “resistenza a pubblico ufficiale“. La maggior parte degli studenti è stata poi rilasciata, ma sembrerebbe che anche negli Stati Uniti la repressione delle proteste contro Israele si stia verificando a macchia d’olio. Ad aggravare la situazione, le dichiarazioni di alcuni studenti e insegnanti che hanno affermato che le proteste negli atenei si sono presentate come pacifiche, per poi diventare violente a seguito dell’intervento degli agenti.

Cerimonia di laurea annullata alla Columbia

A causa delle continue proteste all’interno del campus della Columbia University, dove da martedì scorso sono barricati centinaia di studenti in protesta contro Israele e il suo mancato cessate il fuoco contro la Palestina, la cerimonia di laurea che si sarebbe dovuta tenere il prossimo 15 maggio è stata annullata.

Abbiamo compiuto grandi sforzi per trovare una sede alternativa, ma non ce ne sono in grado di ospitare un evento così grande. Come i nostri studenti, siamo profondamente delusi” ha dichiarato l’amministrazione dell’università. Le cerimonie di laurea, infatti, solitamente si svolgono nella Hamilton hall, luogo dove la maggior parte degli studenti continuano a protestare. Inoltre, decine di agenti circondano ancora il campus e durante la cerimonia, di dimensioni enormi, l’università non sarebbe in grado di garantire la sicurezza per tutti i presenti.

La Columbia ha comunque rassicurato gli studenti sulla possibilità che la grande cerimonia di laurea possa essere sostituita con eventi più piccoli e quindi più gestibili da parte delle forze di sicurezza del campus.

Usa, le proteste partite dalla Columbia University

Le proteste negli atenei americani hanno avuto inizio dalla Columbia University, dove centinaia di iscritti hanno deciso di protestare contro le collaborazioni dell’Università con Israele e contro l’incapacità della Rettrice Minouche Shafik di gestire la situazione. Una delle Ivy League degli Usa, le università più prestigiose in cui laurearsi, si è macchiata di un’onta brutale, permettendo agli agenti di entrare nel campus e di arrestare alcuni studenti.

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Gli studenti in protesta alla Northeastern University negli Usa

Sembrerebbe che questi si siano consegnati senza opporre resistenza e che, nella maggior parte dei casi, siano stati rilasciati dopo poche ore. La stessa situazione si è verificata ieri alla Northeastern University, dove gli studenti si sono rifiutati di lasciare il campus come era stato loro chiesto dai vertici dell’Università. Le proteste sono continuate a lungo e la polizia ha quindi fatto irruzione nel campus.

Secondo una portavoce dell’ateneo, Renata Nyul, l’intervento degli agenti si è reso necessario perché alcuni studenti che stavano protestando a favore della Palestina avrebbero usato un linguaggio duro e antisemita, arrivando anche ad urlare frasi brutali, come “uccidete gli ebrei“. Sembrerebbe quindi che la preoccupazione che la protesta diventasse violenta ha convinto i vertici dell’Università a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Alcuni manifestanti, però, sono riusciti a mostrare pubblicamente alcuni video della manifestazione, in cui gli unici ad utilizzare un linguaggio violento sarebbero i manifestanti pro-Israele, che nello stesso momento avevano dato inizio ad una contro-manifestazione. Ora, il quadro della questione non è stato ancora chiarito, ma le proteste in tutti gli Usa non accennano a fermarsi e il timore delle autorità è che le proteste possano espandersi anche ad altri Atenei del Paese.

Dopo quasi due settimane di proteste, la dirigenza della Columbia University ha deciso di lanciare un ultimatum ai circa 1000 studenti accampati nei giardini dell’ateneo. Entro le 20 di ieri gli studenti avrebbero dovuto sgomberare il campus, pena la sospensione dall’Università. Non tutti hanno deciso di cedere alle richieste del campus, preferendo continuare la protesta, anche a corso di perdere prezioso tempo e pagare ulteriori tasse universitarie.

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