Patto di Stabilità, governo Meloni si astiene: tutti contro Giorgetti

La polemica sorge dal fatto che già lo scorso dicembre il governo Meloni aveva approvato l’accordo considerandolo un passo avanti rispetto alla precedente disciplina molto rigida, mentre ora sceglie la via dell'astensione

Redazione
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Con 367 voti favorevoli, il Parlamento europeo ha approvato il Patto di Stabilità. Le nuove regole economiche dell’Unione europea fanno leva sul rientro del deficit eccessivo – oltre il 3% – e sul debito con il 60%. Il via libera ha dato adito alle polemiche dell’opposizione che lamentano la scelta dei partiti di maggioranza all’astensione. Quasi tutti i gruppi parlamentari italiani hanno votato a favore, ma ciò che sconcerta è sicuramente la non posizione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.

La delegazione leghista ha fatto sapere che i provvedimenti sono “migliorati rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro e all’impegno del ministro Giancarlo Giorgetti” ma “rappresentano un compromesso che purtroppo presenta ancora elementi critici” e “un’occasione mancata da parte dell’Ue, che anziché puntare su un netto cambiamento rispetto al passato, ha scelto di non voltare pagina rispetto a un modello economico che ha mostrato in questi anni tutti i suoi limiti, in cui prevale l’aspetto dell’austerity”.

Patto di Stabilità: le parole della Meloni e Giorgetti

La polemica sorge dal fatto che già lo scorso dicembre il governo Meloni aveva approvato l’accordo considerandolo un passo avanti rispetto alla precedente disciplina molto rigida. In occasione del via libera dell’Ecofin la presidente del Consiglio aveva affermato: “È’ importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato“.

Giorgia Meloni, premierato
Giorgia Meloni

Regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri. Grazie a un serio e costruttivo approccio al negoziato, l’Italia è riuscita, non solo nel proprio interesse ma in quello dell’intera Unione, a prevedere meccanismi graduali di riduzione del debito e di rientro dagli elevati livelli di deficit del periodo Covid” aveva aggiunto.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva seguito la linea della premier: “Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi. Ci sono alcune cose positive e altre meno. L’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo“.

Giancarlo Giorgetti
Giancarlo Giorgetti

Patto di Stabilità: la polemica contro Giorgetti

Dall’approvazione all’astensione. Il passaggio della maggioranza ‘meloniana’ ha dell’inspiegabile e si piazza su una linea che compromette l’affidabilità dell’Italia agli occhi dell’Europa. La posizione non passa di certo inosservata e dall’opposizione sorge la polemica. Dal Movimento 5 Stelle parla Francesco Silvestri commenta: “Che fine hanno fatto le sue urla contro la Bruxelles dell’austerità? Oggi la maggioranza di governo si è astenuta su un patto di stabilità che pregiudicherà il futuro dell’Italia e farà piovere sui cittadini tagli dolorosissimi ai bisogni essenziali. Tra l’altro con questo voto le forze di governo hanno sfiduciato di fatto il proprio ministro Giorgetti che lo aveva negoziato“.

Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni ha poi replicato: “Il nostro Paese ha davanti una doppia sfida, la sfida di politiche di bilancio prudenti, indispensabili per un Paese con un deficit e un debito così alto ma, al tempo stesso, la sfida a continuare con investimenti pubblici che sostengano la crescita. Certamente chi ha il deficit più alto ha una sfida più complicato ma, con le regole esistenti sarebbe forse molto difficile da attuare“.

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