Barbara Riccardi, la maestra candidata al Global Teacher Prize: “Uso il gioco per insegnare ai bambini” – INTERVISTA

Un'insegnante di scuola primaria fuori dal comune, che nelle sue classi utilizza un metodo di insegnamento innovativo, non basato sulla severità delle interrogazioni e dei giudizi, bensì sul gioco e sulla libertà di espressione dei bambini. Per il suo lavoro, nel 2016 è stata nominata finalista al prestigioso Global Teacher Prize, una sorta di premio Nobel per l'insegnamento, che ogni anno riunisce i migliori docenti del mondo e raccoglie fondi per la costruzione di scuole

Gian Luca Giosue
10 Min di lettura

Il Difforme ha incontrato Barbara Riccardi nel laboratorio in cui mette in pratica il suo metodo: l’Istituto Comprensivo Padre Semeria, di Roma. Un villaggio di casette colorate immerse nel verde, ciascuna ospitante pochissime classi. Pur essendo a due passi dalla Basilica di San Paolo, nella scuola la confusione urbana non riesce ad entrare, e al nostro ingresso ci ritroviamo in un’atmosfera tranquilla e piacevole che ci mette subito a nostro agio. Appena arrivati veniamo accolti dal vociare di decine di bambini allegri. La curiosità abbonda verso questi estranei che si sono addentrati nella loro oasi di pace per fare domande alla maestra Barbara, che ci accoglie armata di un gran sorriso e i suoi occhiali colorati a forma di cuore.

Scuola Barbara Riccardi
Una scuola diversa

Perché fai la maestra? Da dove nasce la tua passione per l’insegnamento, soprattutto a bambini delle elementari?

La mia passione per i bambini c’è sempre stata. Ho iniziato come insegnante di educazione motoria e poi sono passata a usare ciò che sapevo per insegnare ai bambini a leggere e scrivere attraverso il corpo. Entrando nel magico mondo dell’insegnamento mi sono ricordata di quando io stessa andavo a scuola e mi annoiavo. Andavo così così, la maestra diceva: la bambina non si applica, può fare di più. Ecco, per non diventare quella maestra che fa venire il mal di pancia, ho creato un metodo d’insegnamento basato sul gioco, l’ho chiamato: Giochi imparando

Per i bambini è fondamentale non perdere il loro spirito libero creativo. Siamo noi docenti e genitori a dover investire su noi stessi per metterci alla loro altezza, perché loro sono quell’energia giusta che ci permette di dire: “Sto facendo bene, non li sto rovinando“. Se mi diverto io, faccio divertire anche loro, e realizzo un ambiente educativo basato sulla gioia di stare insieme in classe. Quello che facciamo è valorizzare i nostri ragazzi andando a caccia dei loro talenti, come Indiana Jones alla ricerca dei tesori. Come succede con la trasmissione su radio RID 96.8 “RID A Caccia di Talenti“, dove, insieme alla preside Cristina Tonelli, facciamo parlare i bambini e ragazzi delle loro capacità, progetti, vittorie e raccontare la loro bellezza: chi sono e che cosa fanno.

Astuccio Scuola Barbara Riccardi
Un nuovo modo di insegnare

Il riconoscimento del Global Teacher Prize è stato un traguardo decisamente importante, che impatto ha avuto su di lei e sul suo lavoro?

Il Global Teacher Prize è arrivato dopo aver ottenuto il cavalierato al merito della Repubblica, ottenuto perché aiutavo i bambini in una scuola deserta ad imparare a leggere e scrivere. Mia mamma preparava il sugo per fare la pasta, io insegnavo loro i diversi sport. Dopodiché hanno iniziato ad arrivare diverse mail in inglese, che cestinavo pensando fossero spam. Un giorno mi arriva una telefonata in cui mi si chiede: “Maestra, ma lei le legge le mail?” E io: “Certo che le leggo.” “Beh lei è stata nominata tra i primi 50 insegnanti di tutto il mondo.” “No questo è uno scherzo, sto su scherzi a parte.Quello è stato il momento in cui ho capito di essere davvero una maestra, di star svolgendo bene il mio lavoro.

Dopodiché la mia visibilità è aumentata e ho avuto una grande occasione a Rai 1, Mattino in Famiglia, dove avevo il mio spazio di 15 minuti insieme a una preside e uno psicologo per parlare delle cose belle che accadono nelle scuole, e contrastare le notizie negative che sentiamo di solito; e anche per rispondere a domande e curiosità di ciò che realizzo in classe. Dopodiché sono arrivate diverse interviste su testate ed emittenti televisive. 

Il Global Teacher Prize è una grandissima occasione. Un “Nobel” che dona fondi agli insegnanti che fanno la differenza e li aiuta a dare vita a nuovi progetti, creare qualcosa di valore. Un’iniziativa nata con l’obiettivo di raccogliere fondi finalizzati all’apertura di diverse scuole anche nei posti difficili del mondo e dare a tutti un’opportunità. I più grandi magnati di tutto il mondo investono in questo riconoscimento, perché sanno che il mondo può cambiare solo se investiamo nella scuola: una palestra di vita per uomini e donne che andranno a lavorare e creeranno una società. 

Durante il festival di Sanremo di quest’anno, al Casa Sanremo Writers, lei ha presentato il suo fumetto prodotto in collaborazione con un suo ex alunno. Com’è nata l’idea?

Mi sono chiesta: “come faccio ad aiutare più bambini possibile oltre quelli che si trovano nelle mie classi?Mi sono ricordata di un mio ex alunno, Francesco Nardi, che era bravissimo nell’arte del disegno e che oggi frequenta l’accademia d’arte, ed è diventato l’illustratore di Barbara, maestra in azione. È uscito il primo numero, Scarabocchi in fuga, adesso siamo in procinto di uscire con il secondo: SOS spazzatura

Ho scelto questo tipo di narrazione proprio perché usa le immagini per raccontare. Ormai siamo una società molto smart, che legge poco ma guarda tanti video: il fumetto diventa quello strumento capace di essere accattivante, non solo per i bambini, ma anche per il mondo adulto. È un fumetto travestito per bambini, ma che in realtà è dedicato a genitori e docenti, per prendere spunti e idee. Barbara maestra in azione è un’eroina che, col suo aiutante Ody il furetto, corre in sidecar a risolvere situazioni in cui bambini e genitori sono in difficoltà, o gli insegnanti chiedono aiuto. 

La società pensa il gioco e lo studio come due elementi separati, ma lei li ha uniti per creare un nuovo metodo di insegnamento divertente. Perché funziona così bene?

Il gioco è uno strumento accattivante che permettere loro (ai bambini) di rilassarsi, di non sentirsi giudicati dall’insegnante che interroga. La paura non serve, serve creare un ambiente stimolante in cui i bambini si sentano liberi di esprimersi. Serve un’educazione emotiva, sentimentale e civica. Un abbraccio, una carezza, diventano uno strumento importante per creare la giusta sinergia. Serve a fare in modo che i bambini si affidino a noi, si crei stima e fiducia reciproca. 

Ci sono tanti modi per introdurre il gioco nell’insegnamento e permettere ai bambini di esprimere sé stessi e i propri sentimenti. La mattina iniziamo le lezioni con il “Meteo delle emozioni” in cui i bambini, come tanti piccoli meteorologi, si descrivono con il disegno e la scrittura, narrando il proprio stato d’animo come un cielo sereno, nuvoloso, piovoso… Un altro strumento molto utile è il “Tg Scuola” in cui il bambino fa ricerche su una materia e poi spiega la notizia del giorno basata su ciò che ha imparato. Un metodo divertente che insegna ai bambini a studiare storia, geografia e scienze senza dover imparare a memoria e senza avere più paura delle interrogazioni.

Scuola Barbara Riccardi
Giocare imparando

Qual è la caratteristica fondamentale per essere un bravo insegnante?

Avere una passione che contamina. Il nostro biglietto da visita come insegnanti è il buongiorno, dobbiamo entrare nelle classi portando con noi la nostra passione. Non ci possiamo portare dietro le nostre paure e preoccupazioni. In classe creiamo un giocoforza in cui ciascuno ha le sue abilità che mette al servizio degli altri. Diventiamo una piccola comunità, un noi pensante. Non ci possiamo permettere di dire ai bambini “Zitti e buoni” come dicono i Maneskin, mettendo terrore. Dobbiamo creare un dialogo. 

Realizziamo progetti per renderli autonomi, basati sul problem solving. A mensa servono l’acqua e il pane, sparecchiano, passano le merende… Ci riconoscono come una classe un po’ fuori dalle righe perché permettiamo loro di rendersi autonomi, come un pesce rosso che salta dall’ampolla per lanciarsi in un lago, nel mondo. Se li teniamo al guinzaglio, i bambini avranno sempre bisogno dell’aiuto di mamma o dei maestri, ma la verità è che loro sono incredibili e ce la possono fare anche da soli. 

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