La possibilità di una escalation in Medio Oriente preoccupa l’Occidente e in particolare i Paesi del G7, che in queste ore continuano a cercare soluzioni che possano limitare i danni e in qualche modo proteggere i confini europei e statunitensi. Per primo Joe Biden, in vista dell’alleanza militare e strategica con Israele, ha annunciato nuove sanzioni nei confronti dell’Iran, nel tentativo di evitare un nuovo attacco nei confronti dello Stato ebraico.
Il G7, guidato quest’anno dalla presidenza italiana, si è visto costretto a seguire l’esempio statunitense. Oggi, a Capri, i ministri degli Esteri dei sette Paesi si incontreranno proprio per discutere le sanzioni verso lo stato islamico. Al centro la necessità di rendere il Paese incapace di rispondere militarmente ad Israele, che però a sua volta ha annunciato l’arrivo di ritorsioni. Un’offensiva che potrebbe arrivare in ogni momento, anche se gli Usa credono che non si realizzerà prima della fine del periodo della Pasqua ebraica.
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In ogni caso, gli Usa e di conseguenza gli altri sei Paesi del G7 devono assicurarsi che l’Iran non abbia possibilità di rispondere, per evitare lo scoppio di un nuovo conflitto in Medio Oriente. La situazione si presenta piuttosto complessa, ma a peggiorarla è anche l’interferenza ucraina, col presidente Zelensky che continua a reclamare per il suo Paese la stessa attenzione e la stessa difesa che in queste settimane sta ottenendo Israele. Inoltre, per gli Usa si profila il pericolo di un’innalzamento dei prezzi del petrolio proprio durante il periodo di campagna elettorale.
L’ipotesi sulle sanzioni del G7 contro l’Iran
Nel pomeriggio di oggi dovranno essere decise le sanzioni specifiche da applicare all’Iran. Secondo fonti della presidenza italiana la linea guida è già stata tracciare. Si ipotizza infatti che si voglia colpire le singole figure dell’apparato militare e industriale di Teheran. In particolare il G7 si concentrerà sui produttori di droni e missili, così da depotenziare la portata degli attacchi offensivi dello Stato islamico. Sarebbero previste anche sanzioni pesanti nei confronti di chi venderà armi all’Iran.
Le sanzioni dell’Occidente, quindi, sembrerebbero essere volte al totale depotenziamento dell’Iran, Paese che è stato attaccato per primo da Israele e che poi ha deciso di rispondere all’attacco con una prova di forza. Il G7, però, starebbe agendo nell’ottica di una guerra su due fronti: da un lato un avvertimento all’Iran che ora è ancor più consapevole della compattezza del G7 in difesa di Israele, dall’altro i sette Paesi ora possono rivolgersi a Netanyahu, che è stato ascoltato nelle sue richieste.
Proprio il premier israeliano, infatti, aveva richiesto che l’Occidente agisse contro lo Stato islamico ed ora quello stesso occidente può permettersi di fare delle richieste e di pretendere di essere ascoltato. Innanzitutto, sembra necessario chiedere ad Israele di limitare la ritorsione verso lo Stato islamico ad un attacco circoscritto, poi, sarà possibile parlare di Palestina, chiedendo il cessate il fuoco immediato a Gaza.
Il segretario Usa Blinken: “La presidenza italiana sta facendo la differenza“
“Le sanzioni sono un segnale politico a Teheran” ha affermato Antonio Tajani, ministro degli Esteri presidente della riunione del G7 che si terrà oggi a Capri. Il vicepremier ha intrattenuti rapporti produttivi con il segretario di Stato americano Anthony Blinken che ha voluto sottolineare come “la leadership italiana sta facendo la differenza“.
Il ministro italiano e il segretario americano, poi, si sono sentiti privatamente per siglare un accordo riguardante le fake news e le interferenze elettorali, in vista ovviamente sia delle elezioni europee che di quelle americane. In particolare a preoccupare i due ministri sono le “manipolazioni di informazioni straniere, specie provenienti da attori statuali“.
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