Giovani guardano porno già a 12 anni, ma la politica teme l’educazione sessuale

L'età media in cui gli adolescenti approcciano il mondo del porno si è abbassata a 12 anni, una stima inquietante che racconta generazioni la cui unica fonte di informazioni sul delicato e importante tema del sesso sono video hard di prestazioni sessuali irrealistiche, orge e sadomaso

Gian Luca Giosue
4 Min di lettura

Lilli Gruber, nel suo nuovo libro “Non farti fottere“, affronta il delicato tema del libero accesso dei giovani e giovanissimi al mondo della pornografia. In un frammento pubblicato su Repubblica, la giornalista sfoga la sua frustrazione per la leggerezza con cui la società e la politica affrontano un tema di estrema importanza per il benessere psicologico ed emotivo degli adolescenti. Infatti, nel momento in cui il porno diventa la prima (e per anni l’unica) forma di contatto con il mondo del sesso, compare il rischio di una dilagante disinformazione sul tema e sul modo in cui ci si dovrebbe approcciare a un eventuale partner.

Lilli Gruber
Lilli Gruber

In teoria, la legge italiana vieterebbe l’accesso a tali contenuti ai minori di 18 anni, ma non essendoci una vera e propria patente per navigare sui siti porno, agli adolescenti basta pigiare su un pulsante per autocertificare la propria maggiore età ed accedere a un vasto campionario di pagine web come Pornhub, XNXX, xHamster e molte altre. Inoltre, anche se venisse implementato un sistema per impedire l’accesso a determinati siti ai minori, al giorno d’oggi internet fornisce una lunga serie di strumenti capaci di aggirare le regole eventualmente imposte dai maggiori portali: basti pensare all’enorme traffico di video e foto hard che gira indisturbato sui gruppi Telegram.

Combattere il porno con l’educazione sessuale

Fare del semplice proibizionismo sul porno non può essere la soluzione definitiva: l’alto consumo di droghe e alcol tra gli adolescenti mostra chiaramente che non ha mai funzionato. L’unica possibilità di affrontare il problema la conosciamo da anni, ma il bigottismo generale ci impedisce di metterla in pratica: serve dell’educazione sessuale. Come affermato anche dalla Gruber, non sarebbe il porno in sé ad essere un problema, quanto la mancanza, per il ragazzo che ne fa uso, di informazioni corrette sull’argomento sesso e sul pericolo di dipendenza derivante da una visione eccessiva di contenuti hard.

L’ultimo tentativo di una forza politica di introdurre dell’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole è stato quello del Movimento 5 Stelle nel 2023, osteggiato apertamente da parte di forze politiche di destra, in particolare la Lega, che hanno distorto il concetto, utilizzando una narrazione aberrante, in cui dei poveri bambini immacolati sarebbero stati sottoposti contro la loro volontà a discorsi disgustosi sul sesso nelle scuole. Questa visione dei minori ingenui e delicati alla Heidi non fa altro che peggiorare la situazione, portando gli adulti a mettere la testa sotto la sabbia non volendo neanche pensare che i propri figli possano avere delle pulsioni sessuali.

Eppure, l’interesse degli adolescenti verso il sesso è forte ed evidente. È sempre stato così, anche se invecchiando la gente se ne dimentica. L’esplosione della popolarità tra i giovani di show televisivi come Sex Education, mostra chiaramente che c’è una grande attenzione verso l’argomento, e se la scuola e le istituzioni negano all’adolescente l’accesso a informazioni importanti, allora l’adolescente stesso dovrà cercare altri modi per entrarne in contatto: come il mondo del porno.

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