Diffamazione, la destra si spacca sul carcere per i giornalisti: Lega e FI contrari

Il fronte unito della destra italiana inizia a mostrare le prime incrinature: non ci sarebbe accordo tra FI, Lega e FdI sulla nuova legge proposta dal senatore Berrino, a causa della quale i giornalisti potrebbero affrontare pene fino a quattro anni e mezzo di carcere se venisse provata la loro intenzione diffamatoria attraverso i mezzi di comunicazione

Redazione
6 Min di lettura

In merito alla pena carceraria proposta dal senatore Berrino, il senatore di Forza Italia Pietrantonio Zanettin ha espresso un’opinione fortemente contraria, affermando: “A noi non interessano le pene detentive, ma la rettifica e che venga ripristinato il buon nome del diffamato, mezzi per fare questo ce ne sono tanti e devono essere diversi dal carcere“. Anche la Lega non sembra essere particolarmente convinta sulla soluzione proposta dal senatore di FdI. La presidente di Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, della Lega si è mostrata titubante, affermando ad Adnkronos: “Vedremo il da farsi, come Lega riteniamo importante focalizzare l’attenzione su titolo e rettifica dell’articolo, per il resto nei prossimi giorni ci saranno delle riunioni di maggioranza“.

Le sanzioni previste dall’emendamento

La proposta introdurrebbe un nuovo articolo, il 13-bis, alla legge sulla stampa, prevedendo sanzioni severe per chiunque attribuisca fatti falsi o parzialmente falsi a qualcuno, con l’intenzione di danneggiarne gravemente la reputazione. Non sarebbe però sufficiente colpire quel dato personaggio una tantum per finire nei guai: le condotte diffamatorie dovranno essere reiterate, coordinate e preordinate al fine di arrecare danni significativi alla reputazione dell’individuo preso di mira.

Secondo la nuova normativa, chi viene condannato per diffamazione a mezzo stampa potrebbe affrontare una pena detentiva da uno a tre anni, accompagnata da una multa che varia da 50.000 a 120.000 euro. Se risulta che la persona offesa è innocente, la pena può essere aumentata fino a quattro anni e mezzo di carcere. L’elemento che più di tutti ha provocato polemiche è l’ulteriore aumento delle pene previsto se l’offesa è rivolta a un corpo politico, amministrativo o giudiziario, o a una sua rappresentanza. Una scelta che lascerebbe pensare a una legge creata ad hoc per tentare di zittire la stampa italiana, specie quando risulta polemica nei confronti di determinati gruppi politici.

La nuova legge è stata proposta in seguito alla dichiarazione di illegittimità dell’articolo 13 della legge sulla stampa, stabilita dalla Corte Costituzionale nella sentenza n.150 del 2021. Una decisione è stata presa poiché l’articolo precedente prevedeva pene detentive, in contrasto con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), come dimostrato dalla vicenda Sallusti: a seguito della condanna per diffamazione nel 2018, l’anno successivo, la CEDU condannò l’Italia per aver violato il diritto di libertà di stampa 

Sallusti
Alessandro Sallusti, direttore responsabile Il Giornale

L’emendamento propone anche un altro articolo, il 595-bis, per contrastare le “fake news“. Questo nuovo articolo prevede sanzioni per chi attribuisce fatti falsi attraverso mezzi pubblicitari o in atti pubblici. La pena per questo tipo di condotta va da sei mesi a un anno di reclusione, accompagnata da una multa da 15.000 a 50.000 euro.

Le motivazioni alla base dell’emendamento contro la diffamazione

Il senatore Gianni Berrino, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia, ha difeso con fermezza gli emendamenti proposti al ddl sulla diffamazione a mezzo stampa. Secondo Berrino, la proposta mira a eliminare le pene detentive per la diffamazione generica, ma adotta misure severe per i casi in cui viene attribuito un fatto specifico e falso. Questo, a suo dire, è necessario per tutelare l’onorabilità sociale dei cittadini e garantire una corretta informazione.

Berrino ha sottolineato che nessuno ha il diritto di inventare fatti falsi e precisi al fine di danneggiare l’onore delle persone. Questo comportamento, ha affermato, non rientra nel diritto di informazione, ma piuttosto alimenta una macchina del fango orchestrata, che compromette anche il diritto del pubblico a ricevere informazioni accurate e veritiere. La presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, ha dichiarato che si stanno valutando le diverse posizioni sulla questione e che presto ci saranno riunioni di maggioranza per discutere gli emendamenti in modo dettagliato.

Paura per la libertà di stampa

Il Partito Democratico ha espresso forte opposizione agli emendamenti proposti da Berrino, definendoli un retaggio barbaro che minaccia la libertà di stampa. Secondo i senatori del PD membri della commissione Giustizia, l’introduzione di pene detentive per i giornalisti rappresenta un attacco frontale alla libertà di informazione e mette a rischio il lavoro prezioso svolto dai giornalisti nell’interesse della società.

Anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ha criticato aspramente la proposta, definendola un provvedimento incivile che riflette la paura del governo nei confronti della libertà di stampa. Secondo la segretaria generale della FNSI, Alessandra Costante, l’idea di incarcerare i giornalisti rappresenta un tentativo di mettere un freno alle inchieste giornalistiche e di limitare la libertà di informazione. Questo, ha sottolineato, potrebbe portare a un ulteriore declino nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa e minare l’articolo 21 della Costituzione.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo