Israele ritira truppe dal sud di Gaza, Tajani: “20 milioni per aiutare i palestinesi”

I negoziati tra Israele e Hamas proseguono, ma la situazione a Gaza continua a evolvere. Netanyahu ha fatto ritirare le truppe dal sud, una decisione inaspettata che potrebbe risultare una fase preparatoria per un attacco alla città di Rafah

Redazione
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Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso fermezza durante una riunione di governo, dichiarando che il cessate il fuoco non sarà considerato finché gli ostaggi, che dal 7 ottobre scorso sono ancora nelle mani di Hamas, non saranno liberati. Nel frattempo però, Israele ha ritirato tutte le truppe di terra dal sud della Striscia di Gaza, segnando una svolta importante dopo quattro mesi di combattimenti nell’area di Khan Yunis.

Il Times of Israel ha riportato che solo la brigata Nahal rimane nell’enclave palestinese per proteggere il Corridoio Netzarim, un presidio che permette alle forze di difesa israeliane (Idf) di controllare la popolazione di Gaza, per la maggior parte radunata a Rafah, ed evitare che torni nella zona settentrionale della Striscia.

Israele vs Gaza: tra polemiche e preoccupazioni

Il ritiro delle truppe non sembra aver rincuorato il Presidente USA , Joe Biden, che ribadisce l’importanza di un maggior impegno da parte di Israele di interrompere i conflitti a Gaza, ma non è l’unico a lamentarsi. Le dimostrazioni di massa a Tel Aviv, con oltre centomila persone in piazza, continuano a fare pressione per velocizzare i negoziati con Hamas e liberare gli ostaggi, oltre che le dimissioni di Netanyahu e nuove elezioni. Tuttavia, il premier israeliano ha attribuito la responsabilità del mancato accordo unicamente ad Hamas e alle sue richieste inaccettabili.

Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele
Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele

Le tensioni sono cresciute ulteriormente con le minacce dell’Iran in risposta all’attacco di Israele a Damasco ad inizio aprile. Il capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane, Mohammad Bagheri, ha avvertito che la vendetta dell’Iran è ormai inevitabile. Inoltre, la decisione di Israele di ritirare le truppe di terra dal sud di Gaza potrebbe non essere un segnale positivo per la fine delle ostilità, ma il preludio di un’azione militare indirizzata verso Rafah, l’ultimo rifugio dei civili palestinesi. 

La speranza iniziale dell’opinione pubblica mondiale, quanto dell’amministrazione Biden, era che le ostilità si fermassero almeno nel periodo del Ramadan, cosa che non è avvenuta. Il mese sacro è ormai giunto al termine, e domani, 9 aprile, sarà la giornata dell’Eid el-Fitr, la festa di fine Ramadan. Le negoziazioni tra le delegazioni di Hamas e Israele, sostenute da Qatar, Egitto e USA, potrebbero portare a una tregua temporanea durante la festività: Netanyahu ha incaricato la delegazione israeliana di trattare, ma ha ribadito che il rilascio degli ostaggi è una condizione imprescindibile per qualsiasi accordo.

Israel Katz incontra Tajani

Nel frattempo, il Ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, si trova in missione diplomatica a Roma, dove ha incontrato il suo omologo italiano, Antonio Tajani, e il Ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Ho chiesto di sostenere lo Stato di Israele per garantire il continuo sostegno agli obiettivi di guerra di Israele, assicurandomi che non venga presa alcuna decisione sul cessate il fuoco senza la condizione del rilascio immediato di tutti gli ostaggi“, ha affermato Katz.

Tuttavia, Tajani ha chiarito che la priorità dell’Italia è la pace nella regione, con un appello per un cessate il fuoco immediato e la liberazione degli ostaggi come passi fondamentali per raggiungere una soluzione sostenibile e duratura. Tajani ha affermato che verranno investiti ulteriori 20 milioni di euro in progetti umanitari per sostenere i civili palestinesi. Avrebbe anche discusso il nuovo progetto Food for Gaza (con la partecipazione di Fao e Pam) con Katz, il quale ha accettato di far partecipare un rappresentante dell’ambasciata israeliana al tavolo di lavoro su questo programma.

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