Gaetano Pesce, l’architetto, artista e designer italiano, morto a New York all’età di 84 anni. “È con il cuore pesante che annunciamo la scomparsa del visionario creatore Gaetano Pesce. Nel corso di sessant’anni Gaetano ha rivoluzionato il mondo dell’arte, del design, dell’architettura e gli spazi liminali tra queste categorie. La sua originalità e il suo coraggio non sono eguagliati da nessuno. Nonostante i problemi di salute, soprattutto nell’ultimo anno, Gaetano è rimasto positivo, giocoso e sempre curioso”, così cita parte del post pubblicato sul suo account dallo staff.
Nato nel 1939 a La Spezia, ha studiato architettura e disegno industriale a Venezia. Dopo aver vissuto a Padova, dove ha fondato e partecipato al Gruppo N, il movimento d’arte programmata modellata dopo la Bauhaus, ha trascorso parte della sua vita tra Londra, Helsinki e Parigi, fermandosi poi negli Stati Uniti, dove viveva dal 1983 a New York.
Leggi Anche
Gaetano Pesce e le sue teorizzazioni
Il suo noto interesse nell’uso di materiali plastici schiumati, è stato il laboratorio entro il quale ha dato vita alla sperimentazione diretta con resine e materiali plastici, elaborando distinti spunti per la progettazione inedita di oggetti. Gaetano Pesce attraverso la sua arte, architettura e design, è riuscito a far nascere un perpetuo dibattito su temi quali il sostegno della diversità degli individui, la stimolazione sensoriale per mezzo di esperienze intorno o dentro agli oggetti, il problema del “mal fatto”. Ragione per cui è stato teorizzatore della serie diversificata di oggetti simili ma non identici, dell’utilizzo all’avanguardia di suono, odore, vista e tatto, e della constatazione e accoglimento delle interpretazioni soggettive e culturali nell’esecuzione di opere.
La sua sensibilità artistica giungeva di tanto in tanto a sfiorare, per poi solleticare, temi politicamente impegnati. Si ricorda, difatti, il progetto della poltrona Up disegnata e progettata per Cassina nel 1969. “Rappresenta il corpo di una donna prigioniera dei pregiudizi. È stato il primo oggetto con un significato politico”, come aveva esplicato in una intervista al Corriere della Sera Living, lo scorso anno durante il Salone del Mobile.
Bottega Veneta e Gaetano Pesce
Salone del Mobile che ha visto la sua installazione per Bottega Veneta tra le più visitate della Design Week milanese. Infatti, Gaetano Pesce ha collaborato in due momenti con la Maison vicentina. Il primo episodio è stata la realizzazione del set per la sfilata Spring – Summer 2023. L’interior concepito dal designer prevedeva un pavimento scultoreo in resina e 400 sedute, di cui una selezione è andata in vendita all’ultima edizione della fiera Design Miami. Il bis di collab tra Pesce e Bottega Veneta è avvenuto con la progettazione e realizzazione dell’installazione “Vieni a Vedere” all’interno del flagship di Via Montenapoleone. Inoltre, l’architetto ha disegnato il suo primo modello di borsa che è stato elemento principale della capsule collection.
“Questo è il mio primo modello di borsa che ho disegnato ed è figurativo: due montagne con un’alba o un tramonto sullo sfondo. Volevo una borsa con una visione ottimistica. In Bottega Veneta c’è la capacità di realizzare qualsiasi cosa e questa borsa apre la strada al design del futuro. Il designer del futuro deve essere figurativo e deve comunicare: un oggetto del genere deve raccontare una storia”, così aveva spiegato Pesce.
Ironico, imprevedibile e gaio
Un animo unico, di una creatività genuina che ha sempre delineato un messaggio speciale facendolo vivere attraverso la sua arte. La sua cifra stilistica è spesso delineata come la geniale capacità di declinare in modo inatteso alcuni temi costanti quali: la doppia funzionalità di oggetti e architettura, l’uso inventivo del colore e la teoria della femminilità nel design. Gaetano Pesce ha modellato nel tempo un design ironico, imprevedibile e gaio, capace di indagare la forza emotiva e tattile intrinseca ai materiali. Tutto ciò che potesse ricondursi alla “maschile, monocromatica, rigida razionalità”, era inevitabilemente lontanissimo dal suo immaginario creativo.
In tutti i suoi lavori, Pesce ha espresso il suo spirito guida principale riguardante il modernismo inteso come un metodo per interpretare il presente piuttosto che essere “semplicemente” uno stile. Il modernismo come un vero strumento per intravedere il futuro nel quale l’individualità è preservata e celebrata. La sua esperienza è stata globale e internazionale, le sue innovazioni all’avanguardia e rivoluzionarie. I possibili confini esistenti tra arte, design e industria non sono mai stati rilevanti per l’estro creativo di Gaetano Pesce: “Come l’arte che non è di certo qualcosa creato e da posizionare su un piedistallo: l’arte è un prodotto, è la nostra risposta creativa ai bisogni del tempo in cui viviamo”.
L’anima del Radical Design
Gaetano Pesce è stato anche l’anima del Radical Design, movimento che ha reso l’Italia simbolo dell’avanguardia artistica e culturale di fine anni ’60. In pieno contrasto con il Razionalismo, gli oggetti, anche nelle funzioni primarie, sono ironici, innovativi certamente, nonché eccentrici e fuori dagli schemi. Il Radical Design, denominato altresì Anti – Design o Contro – Design, alimenta anche l’architettura, regalandole un nuovo approccio di fare e progettare, in cui ogni rapporto fra la forma e l’estetica viene interpretato al limite dell’utopia. Da qui, lo scomparso designer era, è e sarà, inevitabilmente, parte vitale del movimento.
Tanto forte era la sua carica innovativa, di cui si nutriva ogni giorno inconsiamente, che molte delle sue idee sono rimaste prototipi. Questi saranno una preziosissima fonte di ispirazione per generazioni intere di creativi.
© Riproduzione riservata