Harvard: dopo le proteste per Israele e gli scandali, cala il numero di iscritti

Più sono grossi e più fanno rumore quando cadono. Per le università più importanti degli Stati Uniti e del mondo la reputazione è tutto, e l'instabilità registrata negli ultimi mesi ha gravato fortemente sulla reputazione di Harvard, che registra per la prima volta un calo drastico nel numero delle domande

Redazione
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Harvard, l’Università più antica e più famosa degli Stati Uniti, rischia ora di perdere buona parte del suo prestigio in un colpo solo. Una reputazione secolare compromessa per diversi motivi, il principale dei quali, avrebbe a che vedere con la posizione assunta dall’Università nella guerra in Medio Oriente.

La perdita di prestigio dell’università

Negli ultimi mesi, l’istituzione è stata accusata, insieme ad altri atenei della Ivy League, di non aver sostenuto Israele nel conflitto a Gaza contro Hamas; conflitto in cui, ad oggi, si contano oltre 30.000 vittime palestinesi e 1.200 israeliane, solo a partire dall’attentato terroristico del 7 ottobre scorso. L’opinione pubblica americana non avrebbe gradito tale comportamento, portando molti studenti a boicottare Harvard, proprio a causa del suo improvviso calo di prestigio.

Secondo il New York Times, ciò avrebbe dissuaso alcuni studenti dal fare domanda ad Harvard nonostante l’importanza riconosciuta all’ateneo in tutto il mondo. Nel giorno in cui tutte le scuole della Ivy League hanno reso noti i numeri degli ammessi (il cosiddetto Ivy Day), è parso chiaro a tutti che alcune università della lista avevano subito una drastica riduzione nel numero degli iscritti.

Harvard non sarebbe però la sola a fare le spese delle nuove correnti di pensiero: anche la Brown University ha assistito a una diminuzione del numero delle domande di ammissione. Al contrario, molti altri college d’élite sembrano aver beneficiato dal contesto, ottenendo un aumento notevole delle iscrizioni, come ad esempio Columbia, MIT, Dartmouth e l’Università della Pennsylvania (Penn).

L’inizio della fine di Harvard

Secondo gli esperti e i consulenti universitari, citati dal New York Times, è difficile individuare l’inizio esatto del calo dei numeri di Harvard, anche se “il danno alla reputazione è grave“. Tutto sarebbe iniziato con la storica decisione della Corte Suprema del 29 giugno 2023, che ha di fatto annullato la cosiddetta “azione affermativa” nell’ateneo, cioè una politica finalizzata a promuovere la diversità e l’inclusione di cui Harvard si era fatta promotrice.

Claudine Gay, ex rettrice di Harvard
Claudine Gay, ex rettrice di Harvard

Senza dimenticare lo scandalo Claudine Gay del 2 gennaio scorso. L’ex preside di Harvard era stata infatti accusata di non aver preso una posizione netta contro il crescente sentimento antisemita nell’ateneo. Venendo anche accusata di aver plagiato il lavoro altrui nelle proprie ricerche, la prima presidente afroamericana nella storia di Harvard aveva ricevuto una serie di attacchi e insulti razzisti tali da obbligarla a dimettersi dal suo incarico.

Durante l’annuncio di dimissioni, la Gay aveva controbattuto alle accuse parlando di quanto fosse dispiaciuta del fatto che venisse messo in discussione il suo curriculum accademico e il suo impegno nel combattere l’odio razziale e religioso nell’ateneo. Nonostante ciò, aveva anche confermato che le sue dimissioni fossero necessarie, in quanto avrebbero permesso all’Università di Harvard di andare avanti, concentrandosi sulle questioni accademiche. Sembra proprio che non ci sia riuscita

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