Damasco, raid sull’ambasciata iraniana: ucciso un capo pasdaran

Israele non ha rivendicato l'attacco ma sia la Siria che l'Iran lo ritengono responsabile. In Commissioni affari esteri oggi il ministro della Difesa israeliano ha dichiarato: "Stiamo lavorando ovunque per impedire il rafforzamento dei nostri nemici". Duro anche l'attacco contro gli Usa che per Damasco sono colpevoli tanto quanto Israele, in quanto suoi principali sostenitori

Redazione
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Netanyahu ha perso completamente il suo equilibrio a causa dei fallimenti a Gaza“, così il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha commentato a caldo l’attacco al consolato di Teheran a Damasco di cui è ritenuta fautrice Israele, che ha portato alla morte di otto pasdaran, compreso l’Alto generale Ali Reza Zahedi, da sempre impegnato nella costruzione di forze alleate alla Rivoluzione degli Ayatollah in Libano, Siria, Iraq, Bahrein e Yemen.

Un attacco, non rivendicato da Israele, precisissimo: i sei missili hanno colpito solo una parte dell’edificio, quella dove a quanto pare si stava svolgendo una riunione militare tra l’ambasciatore iraniano in Siria, gli alti vertici militari delle Guardie rivoluzionarie e i dirigenti della Jihad islamica.

Illesi l’ambasciatore iraniano Hossein Akbari e la sua famiglia. Ferite lievemente anche le guardie a protezione della struttura. Un successo militare e di intelligence per Israele che solo pochi giorni fa, tramite le dichiarazioni del ministro della Difesa Yoav Gallant aveva promesso ai sostenitori di Hezbollah: “Ovunque si nascondano li troveremo, incluso in zone molto lontane. Come a Damasco e oltre“.

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L’ambasciatore iraniano Hossein Akbari

Ora a promettere vendetta è proprio l’Iran che si riserva “i modi e i tempi della punizione contro l’aggressore“. A mettere a tacere immediatamente le voci di una presunta vendetta sono stati gli Usa, il cui dipartimento di Stato ha avvertito l’Iran che “non è nel suo interesse né in quello dei suoi alleati in Iraq rispondere all’attacco. La situazione è dunque diventata bollente, come ha spiegato Charles Lister, direttore del programma sulla Siria al Middle East Institute di Washington. “Si tratta di una escalation di grosse proporzioni“, ha infatti scritto l’esperto su X.

L’attacco a Damasco per indebolire Hezbollah

L’Osservatorio siriano ha dichiarato che nell’attacco al consolato di Damasco sarebbero otto gli alti funzionari che sono rimasti uccisi. Tra questi sono presenti, oltre al comandante della forza Quds in Siria e Libano, Mohammed Reza Zahedi di 85 anni, anche il suo vice Mohammad Hadi Rahimi, il direttore del suo ufficio Hussein Amir Allah. Zahedi era ritenuto l’elemento di trasmissione con Hezbollah che in queste settimane sta tenendo impegnata Israele in una guerra a bassa intensità, per evitare che tutta la sua forza militare sia impegnata contro Gaza.

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Mohammed Reza Zahedi

Gli attacchi di Hezbollah nel nord della regione israeliana hanno infatti provocato circa 200mila sfollati. Numeri importanti per lo Stato di Israele che ormai da tempo aveva promesso delle ripercussioni per tutti coloro che avessero intenzione di collaborare con Hezbollah. Il nome di Zahedi compare nella lista di persone sanzionate dall’Onu, oltre ad essere stato sanzionato dai governi di Australia, Canada e Regno Unito che hanno deciso di congelarne i beni e di limitare le sue transazioni commerciali.

La decisione di attaccare il consolato di Teheran a Damasco sarebbe figlia dell’attacco alla città israeliana di Eliat, che secondo fonti del Paese sarebbe stata condotta da Harakat Hezbollag al-Nujaba, ovvero il Movimento del Partito dei Nobili di Dio. L’attacco a Damasco, però, dimostra anche come lo Stato di Israele possa avere intenzione di allargare il conflitto anche a zone esterne alla Striscia di Gaza, posizione che finora non era stata perseguita.

Le reazioni all’attacco a Damasco

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant nella giornata di oggi è intervenuto in commissione Affari esteri e Difesa alla Knesset, tenendo un discorso che apparentemente sembrava essere riferito all’attacco a Damasco. “Stiamo lavorando ovunque per impedire il rafforzamento dei nostri nemici” avrebbe infatti detto il ministro aggiungendo: “Il nostro obiettivo è esigere un prezzo molto alto per qualsiasi azione contro Israele“.

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Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano

L’Unione europea ha invece dichiarato di essere “allarmata” dall’escalation che potrebbe derivare dall’attacco al consolato di Teheran. “Siamo allarmati per il presunto attacco israeliano all’edificio diplomatico iraniano nella capitale siriana, a Damasco, per l’attacco al consolato che è una struttura diplomatica. In questa situazione regionale altamente tesa è della massima importanza mostrare moderazione perché un’ulteriore escalation nella regione non è nell’interesse di nessuno“, ha infatti affermato Peter Stano, portavoce del Servizio europeo per la Politica estera, in una conferenza stampa.

Anche il Cremlino ha deciso di commentare quanto accaduto, parlando di “atto di aggressione” e “violazione della legge internazionale“. La Cina rimane invece più cauta, esortando a “rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria“, condannando di fatto l’attacco. Il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi ha condannato l’attacco subito a Damasco, affermando che “il crimine codardo non rimarrà senza risposta“, per poi dichiarare: “Dopo ripetute sconfitte e fallimenti davanti alla fede e la volontà dei combattenti del Fronte della Resistenza, il regime sionista ha messi in agenda gli omicidi ciechi“.

L’Iran ha poi inviato un messaggio direttamente agli Stati Uniti: “In quanto sostenitore del regime sionista il governo americano deve essere ritenuto responsabile dell’attacco“. Anche il ministro degli Esteri siriano, Hossein Amir-Abdollahian, ha reso noto di aver inviato agli Stati Uniti un messaggio in cui comunica che ritiene il Paese responsabile, in quanto principale alleato di Israele, ritenuto a sua volta autore materiale dell’attacco.

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