Ieri sera, mentre nell’occidente cattolico si festeggiava la Pasqua, il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, si preparava a sottoporsi a un intervento chirurgico con anestesia generale a causa di un’ernia. Durante una conferenza stampa a Gerusalemme, Netanyahu ha rassicurato sul fatto che dopo l’itervento tornerà a lavorare “molto presto“. Nel frattempo, ha anche assicurato che l’esercito israeliano è pronto a operare a Rafah, in risposta agli appelli della comunità internazionale, garantendo l’evacuazione dei civili e la distribuzione di aiuti umanitari.
Israele nelle mani del Ministro Levin
“Ci vorrà tempo, ma sarà fatto“, ha ribadito il Premier israeliano, sottolineando l’intenzione di eliminare i battaglioni di Hamas a Gaza. Netanyahu, 74 anni, era già stato operato di ernia nel 2013 e lo scorso anno ha subito l’impianto di un pacemaker. Durante la sua assenza, il vicepremier e Ministro della Giustizia Levin assumerà temporaneamente la carica di capo del governo.
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Yariv Levin, che compirà 55 anni il prossimo giugno, ha una lunga carriera politica alle spalle. Ha iniziato il suo percorso durante gli anni universitari a Gerusalemme come membro del gruppo studentesco del Likud, partito israeliano nazionalista, liberale e orientato a destra. Avvocato specializzato in diritto civile e commerciale, ha poi ricoperto diverse cariche nella Knesset, tra cui la presidenza nel 2020-2021. Nel 2022 è stato nominato vice di Netanyahu e ministro della Giustizia, incaricato di portare avanti la riforma che prevede una riduzione del potere della Corte suprema.
Netanyahu non cede alle richieste di Hamas
Nel frattempo, Hamas non ha ancora deciso se inviare una delegazione al Cairo e a Doha per discutere di una nuova tregua a Gaza. Un funzionario del gruppo terroristico ha dichiarato che le posizioni tra il movimento e Israele sono ancora troppo distanti per fare progressi nei negoziati.
Netanyahu ha affermato che Israele mostra flessibilità nei colloqui, mentre Hamas si sta irrigidendo nelle sue richieste, insistendo sul ritorno senza controlli degli abitanti di Gaza nel nord della Striscia, inclusi i terroristi, una richiesta che Israele ritiene inammissibile, in quanto potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale. Infine, il Premier ha risposto alle richieste di elezioni anticipate, rifiutandole decisamente: Ha avvertito che Hamas sarebbe il primo a gioire di tale scenario, sottolineando che ciò porterebbe a una paralisi del Paese per otto mesi, interrompendo i negoziati per gli ostaggi e mettendo fine alla guerra prima di raggiungere gli obiettivi.
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