Haiti: coprifuoco di 72 ore per il colpo di stato dei carcerati

Port-Au-Prince, la capitale di Haiti, è sotto il pieno controllo dei ribelli fuggiti in massa dai penitenziari della città. Il governo ha imposto un coprifuoco di 72 ore per tentare di contenere la crisi e ristabilire l'ordine pubblico

Redazione
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Il governo di Haiti ha dichiarato uno stato d’emergenza e ha imposto un coprifuoco di almeno 72 ore nella capitale Port-Au-Prince e nell’ovest del Paese dopo una serie di assalti ai penitenziari da parte di gang criminali che hanno portato all’evasione di quasi 4.000 detenuti. Una decisione presa per ripristinare l’ordine pubblico, come indicato in una nota del ministro delle finanze Patrick Michel Boivert, che attualmente regge l’esecutivo in assenza di Ariel Henry. “Alla polizia è stato ordinato di utilizzare tutti i mezzi legali a sua disposizione per far rispettare il coprifuoco e arrestare tutti i trasgressori“.

Haiti: Un nuovo ordine criminale

La situazione è degenerata ulteriormente da giovedì scorso, quando il premier Henry è partito per il Kenya per negoziare l’invio di una forza guidata da militari keniani nell’isola caraibica. Nel frattempo, le bande criminali hanno preso il controllo dell’80% del territorio della capitale, creando diversi posti di blocco. Jimmy Chérizier, un ex agente di polizia d’élite noto come Barbecue, che ora gestisce una federazione di bande, ha rivendicato la responsabilità dell’ondata di attacchi. 

Haiti Kenya

L’incontro tra il Primo Ministro di Haiti, Ariel Henry (sx), e il Presidente del Kenya, William Samoe Ruto (dx)

Chérizier ha detto che l’obiettivo era catturare il capo della polizia di Haiti e i ministri del governo, e impedire il ritorno di Henry. Almeno nove persone sono state uccise da giovedì, quattro delle quali agenti di polizia. Gli obiettivi hanno incluso le stazioni di polizia, l’aeroporto internazionale del Paese, persino lo stadio di calcio nazionale, dove un dipendente è stato tenuto in ostaggio per ore.

La dinamica della fuga

L’assalto di una gang alla più grande prigione della capitale ha scatenato un’azione di massa che ha portato alla morte di almeno una decina di persone. Dopo l’assalto, solo un centinaio dei circa 3.800 detenuti della struttura sono rimasti all’interno. Nel frattempo, un altro penitenziario, con 1.400 detenuti, è stato attaccato e centinaia di prigionieri sono fuggiti.

Non è chairo il numero effettivo di detenuti che sono riusciti a fuggire. Tra coloro che hanno scelto di restare c’erano 18 ex soldati colombiani, accusati di aver lavorato come mercenari nell’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moïse nel luglio 2021. Sabato sera, alcuni di loro hanno condiviso un video in cui imploravano per la propria vita. “Per favore, per favore aiutateci”, ha detto uno degli uomini, Francisco Uribe, nel messaggio condiviso sui social media. “Stanno massacrando le persone indiscriminatamente all’interno delle celle”.

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