Iran, seggi vuoti per le elezioni parlamentari: il 59% degli elettori non ha votato

In Iran, il malcontento popolare continua a crescere e mostra i suoi effetti durante le elezioni parlamentari del paese, a cui decide di partecipare appena il 41% degli aventi diritto

Redazione
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La scena politica iraniana ha visto la sua più bassa partecipazione elettorale nella storia recente del Paese, con solo il 41% degli aventi diritto che ha preso parte alle elezioni parlamentari. Un dato che segna un momento di svolta nella vita politica dell’Iran, evidenziando crescente disaffezione e protesta tra la popolazione stanca di vedere violenza e abusi di potere giustificati da motivazioni religiose arbitrarie.

Il boicottaggio orchestrato dai riformisti e dagli attivisti ha messo in evidenza profonde tensioni socio-politiche all’interno della Repubblica islamica. Le condizioni economiche difficili, la repressione dei diritti umani e la mancanza di rappresentanza democratica sono emerse come principali motivazioni dietro il basso afflusso alle urne.

Mahsa Amini eroina per le donne iraniane
Mahsa Amini eroina per le donne iraniane

Risultato scontato per elezioni senza senso

I risultati preliminari indicano un ampio vantaggio per i candidati fondamentalisti, che sembrano aver conquistato ben 75 seggi sui 290 disponibili. Questo risultato lascia nettamente indietro sia gli indipendentisti, che hanno ottenuto 11 seggi, sia i riformisti, che si sono fermati a 10 seggi. L’assenza di una vera competizione elettorale, a causa della squalifica dei candidati riformisti da parte del Consiglio dei Guardiani, ha portato molti a definire queste elezioni come “prive di significato“.

L’appello del Presidente in carica Ebrahim Raisi e della Guida suprema, Ali Khamenei, a una massiccia partecipazione popolare è caduto nel vuoto, con un’affluenza che ha stabilito un nuovo record negativo, superando addirittura il minimo storico del 2020. La forte presenza delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza durante il processo elettorale è risultata del tutto superflue, dato che la protesta silenziosa dei cittadini contro il regime è emersa chiaramente attraverso il boicottaggio delle urne. Il numero di seggi elettorali nel Paese ammonta a 59.000, e il termine delle elezioni è stato prorogato più volte per consentire una partecipazione più ampia. 

Il pericolo crescente di un colpo di stato in Iran

Da ben prima dell’inizio della guerra a Gaza, l’Iran ha mostrato appoggio alla causa dei principali gruppi terroristici del Medio Oriente, come Hamas, Houthi ed Hezbollah. Di conseguenza, il paese si sarebbe garantito una posizione centrale nella rede di forze militari nemiche di Israele e dell’Occidente. Al tempo stesso però, l’incapacità dei rappresentanti politici di garantire il sostegno del popolo, sta rapidamente trasformando l’Iran in un grosso castello di carte pronto a crollare proprio sull’instabilità delle sue fondamenta.

Il triste evento della morte di Mahsa Amini, una giovane curda, detenuta per aver violato il codice di abbigliamento islamico, ha scatenato una lunga serie di manifestazioni di dissenso nel Paese. L’effetto di quell’omicidio di stato ha avuto un effetto troppo forte sull’immaginario collettivo iraniano per poter essere facilmente dimenticato, e da allora, la tensione tra il popolo e i fondamentalisti è rimasta palpabile, alimentando ulteriori disordini sociali.

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