Regina Coeli, USPP Nicastrini: “Una realtà insostenibile”

Ai microfoni de Il Difforme è intervenuto il Segretario Regionale USPP del Lazio Daniele Nicastrini per parlare delle condizioni disastrose in cui versa il carcere romano di Regina Coeli

Lucrezia Caminiti
6 Min di lettura

Continue aggressioni al personale di polizia penitenziaria, detenuti in condizioni igienico sanitarie precarie, una struttura vecchia e scomoda destinata a poter ospitare circa 650 detenuti e che ad oggi ne conta 1130: questa è la situazione gravissima in cui versa Regina Coeli, il principale e più noto carcere di Roma. Da troppo tempo ormai gli agenti della polizia penitenziaria lamentano condizioni insostenibili: sotto organico, sicurezza precaria e senza essere ascoltati dagli organi competenti. Ne abbiamo parlato con Daniele Nicastrini, il Segretario Regionale dell’Unione Sindacati della Polizia Penitenziaria Lazio (USPP), che conosce da vicino la situazione del carcere Regina Coeli.

Com’è per un agente di polizia penitenziaria lavorare nel carcere di Regina Coeli?

Davvero difficoltoso. Bisogna garantire in alcuni reparti la sorveglianza dei ristretti con una singola unità per quattro piani senza un supporto di radio trasmittenti. Non abbiamo nemmeno un fischietto, un mezzo di richiamo per comunicare la richiesta di aiuto ai colleghi. Il supporto in caso di emergenza può contare solo sul personale di polizia penitenziaria presente la mattina o operante in altri uffici. Inoltre, dopo le 14, la situazione si fa ancora più complicata perché chi lavora a Regina Coeli può avvalersi solo dell’aiuto di chi opera nelle sezioni detentive e servizi h24 di appena una ventina di unità nel turno serale e notturno, che cala vistosamente nel fine settimana e festivo. L’organico presente è di circa 330 unità rispetto ai 510 previsti.

Carcere sovraffollato e carenza di organico: com’è la vita dei detenuti all’interno del carcere?

La vita dei detenuti è fatta di continui traffici illeciti e risse; tutte le celle sono aperte dalle 9 alle 19 e i detenuti sono liberi all’interno dei loro reparti dove sono ubicati centinaia di soggetti che già hanno dimostrato di non accettare le regole penitenziarie e di buona convivenza. Sono pochi i reclusi che rispettano le norme penitenziarie e, anche quelli che le rispettano, dopo un po’ devono anch’essi abituarsi alle “regole” imposte dalla maggioranza. Tra l’altro i detenuti sono invitati a farsi arrivare le lenzuola da casa per carenze della locale lavanderia, con ricadute sul controllo delle stesse tra quelle sporche in uscita e pulite in entrata dall’ufficio preposto.

È una struttura che dovrebbe essere chiusa secondo lei?

Dovrebbe essere impiegata per la struttura che è e non come un recipiente che straborda di detenuti e che manca di personale. Chiuderla considerando la mancanza di alternative immediate non la vedo una possibilità.

La Consulta apre all’affettività in carcere e il ministro Nordio parla di investire i soldi del PNRR per nuove strutture carcerarie. Che ne pensa?

Siamo contrari all’affettività in carcere. La sentenza della Consulta ci lascia molto perplessi, anche perché a questo punto non comprendiamo a cosa serva il carcere. Così aumentano i rischi sulla sicurezza e la prevenzione, perché è difficile evitare l’introduzione di stupefacenti e telefonini attraverso le parti intime.

Per quanto riguarda il Pnrr si stavano realizzando a Rebibbia e Viterbo dei lavori per la costruzione di nuove carceri, ma sono stati bloccati. Il motivo? Ci fanno sapere per mancati pagamenti alle ditte che se ne stavano occupando, spazi che forse avrebbero aiutato anche strutture come Regina Coeli. Però anche qui il discorso del personale resta, in quanto è necessario adeguare l’organico presente alle attuali necessità. Ad ogni modo di queste strutture se ne doveva parlare entro il 2024 e invece ora il progetto rischia di slittare altri due anni.

Le criticità delle quali parla sono state oggetto di un recentissimo incontro con il Provveditore regionale di Lazio-Abruzzo-Molise. Sono arrivate risposte da quel tavolo di lavoro?

Nulla di concreto, è fermo nelle convinzioni di risparmiare sullo straordinario in un momento di questa gravità con 6500 detenuti e più rispetto ai 4800 posti disponibili e un organico presente di 2700 unità rispetto ai 3600 previsti. La posizione presa è assurda. Pensi che a Frosinone ci sono colleghi che aspettano dal 2022 qualche decina di migliaia di euro come credito per le missioni fatte. La risposta è stata che non è stato possibile saldare il dovuto per mancanza di personale amministrativo-contabile. Con la precisazione che i capitoli di spesa si sono chiusi il 31 ottobre 2023 e con la speranza che il nuovo, ancora non avviato, abbia le disponibilità economiche necessarie. Nel frattempo, ci stiamo attivando per la messa in mora che dovranno presentare gli aventi diritto.

Quali sono le azioni che avete intrapreso per protestare contro queste condizioni di lavoro precarie e pericolose?

Sugli argomenti non risolti con il Provveditore, le sette organizzazioni rappresentative si stanno unitariamente muovendo per affrontare i problemi che riguardano tutto il Lazio. Nello specifico di Regina Coeli avremo un confronto con la Direzione il prossimo 7 marzo.

In una battuta ed in conclusione, le chiedo: quali saranno le richieste più urgenti che avanzerete come agenti di polizia penitenziaria?

Poter operare in sicurezza, supportati e non come avviene ad esempio a Regina Coeli, dove esiste un problema di autorità e non di autorevolezza.

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