Usa, pena di morte interrotta all’ultimo minuto: non si trovava la vena dopo 8 tentativi

Capita spesso di sentire di un medico o infermiere che non riesce a trovare la vena del paziente per somministrare flebo o fare prelievi del sangue, di solito non è nulla di grave, ma quando succede durante l'esecuzione di una condanna a morte, la situazione è molto più complicata. Per questo motivo, l'esecuzione di Thomas Creech è stata addirittura rinviata

Redazione
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L’esecuzione della condanna a morte di Thomas Creech, americano di 73 anni, ha avuto un risvolto inaspettato quando, all’ultimo minuto, è stata interrotta a causa dell’impossibilità di somministrargli la soluzione letale entro il termine legale. L’annuncio è giunto dall’amministrazione penitenziaria dell’Idaho, suscitando una serie di interrogativi e polemiche riguardo alla pratica delle condanne capitali negli Usa.

Difficoltà nel trovare la vena

Secondo quanto dichiarato dall’amministrazione penitenziaria, l’esecuzione è stata interrotta dopo otto tentativi falliti di posizionare una flebo sulle braccia o sulle gambe del detenuto. Nonostante gli sforzi del team medico, è emerso che “non era possibile sottoporre il detenuto a una flebo“, costringendo le autorità a porre fine al procedimento. La frustrazione è palpabile nell’annuncio dell’Idaho Prison Service, che ha sottolineato la mancanza di informazioni riguardo a un eventuale nuovo calendario di esecuzione, il quale richiederebbe un nuovo ordine formale.

Brenda Rodriguez, una giornalista locale che ha assistito all’esecuzione insieme ad altri rappresentanti dei media, ha fornito un resoconto del momento, affermando che i vari tentativi di inserire l’ago nel corpo di Creech non lo avrebbero fatto soffrire gravemente, ma avrebbe comunque lamentato un dolore alle gambe durante il processo.

Thomas Creech
Thomas Creech

Le polemiche sulla pena di morte

Non sarebbe il primo caso di un’interruzione dell’esecuzione negli Stati Uniti a causa di difficoltà nella somministrazione della pena capitale. Un episodio simile è avvenuto nel novembre del 2022, quando la condanna di Kenneth Smith in Alabama è stata rimandata al 2024 a causa di numerosi tentativi falliti di eseguire l’iniezione letale. Data l’impossibilità di utilizzare quel metodo, Smith è stato poi giustiziato tramite inalazione di azoto. Entrambi gli eventi hanno suscitato un’ondata di indignazione a livello internazionale, con l’ONU che ha condannato la pratica come “crudele, inumana e degradante“.

Tuttavia, mentre nel 2023 tutte le 24 esecuzioni negli Stati Uniti sono state effettuate mediante iniezione letale, l’incapacità di completare l’esecuzione di Creech solleva interrogativi sulle procedure di esecuzione e solleva dubbi sul futuro delle condanne capitali nello stato dell’Idaho. Il direttore del Dipartimento penitenziario dello stato, Josh Tewalt, ha dichiarato che nonostante gli sforzi del personale, è diventato evidente che non si sarebbe potuto effettuare l’esecuzione utilizzando quel metodo, pertanto sarà ora necessaria una valutazione su come procedere.

Creech, il detenuto più longevo nel braccio della morte dell’Idaho, era stato condannato per una serie di omicidi, e la sua esecuzione era stata autorizzata dopo il respingimento di ricorsi in extremis da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti. L’evento ha sollevato un dibattito su vari aspetti delle condanne capitali negli Stati Uniti, comprese le procedure di esecuzione e l’etica della pena di morte in generale. 

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