Dopo sei mesi dalla tragica morte di Susan John, detenuta nel carcere di Torino e deceduta in cella a seguito di un lungo periodo di digiuno e di rifiuto di cure mediche, sembrerebbe che siano stati fatti dei passi in avanti nel processo delle indagini. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti due medici del carcere in cui era detenuta la donna, i quali potrebbero essere in parte responsabili del suo decesso, secondo quanto riporta la Procura.
Sui due professionisti starebbe indagando la Procura, per comprendere quale sia stato il loro ruolo durante i 18 giorni di digiuno della donna, che avrebbe rifiutato cibo, acqua e medicinali. Un periodo di stenti che l’ha portata alla morte, nello stesso giorno del suicidio di un’altra detenuta del carcere Lorusso e Cutugno di Torino, su cui proseguono le indagini. L’11 agosto, infatti, si è tolta la vita Azzurra Campari, di 28 anni, trasferita pochi giorni prima dal carcere Ponte Decimo di Genova per scontare la pena per le accuse di furto.
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Torino, la situazione in carcere di Susan John
La donna di 43 anni e di origini nigeriane era giunta nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino il 22 luglio 2023, dopo una lunga permanenza ai domiciliari. Susan John era stata arrestata con le accuse di tratta e immigrazione clandestina e doveva scontare una pari pari a dieci anni e sei mesi, come disposto dalla Procura di Catania. La detenuta, però, sembrava non riuscire ad accettare la sua condanna e la data del suo rilascio, prevista per 2030, le sembrava irraggiungibile.
In questo stato psico-fisico così complesso la donna avrebbe iniziato il suo digiuno, che quindi non sarebbe stato mosso da motivi legati alle condizioni carcerarie ma proprio da una difficoltà psicologica della donna. In questo quadro rientrano le figure dei due medici su cui la Procura sta svolgendo degli accertamenti, con l’obiettivo di scoprire se i protocolli siano stati seguiti correttamente o se vi sia stata qualche negligenza.
Torino, le indagini della Procura sui due professionisti
La Procura, secondo quanto riportato da Corriere, Repubblica e La Stampa, starebbe indagando per omicidio colposo, a causa della possibilità che i due medici si siano macchiati di negligenza e abbiano commesso omissioni durante il soccorso di Susan John. Lo scorso mercoledì gli inquirenti hanno proceduto alla perquisizione degli uffici del carcere e dell’ospedale Molinette per acquisire documentazioni e materiale informatico. Al vaglio le comunicazioni tra i medici, il tribunale di sorveglianza e la direzione del penitenziario, così come l’esame autoptico sul cadavere della donna.
Secondo quanto riportato finora dalla Procura, uno dei due medici non avrebbe disposto il ricovero d’urgenza programmato e autorizzato il 9 agosto dal tribunale di sorveglianza e l’altro professionista, invece, avrebbe senza motivo ritardato il suddetto ricovero. Nel frattempo le condizioni della detenuta si sarebbero aggravate fino al decesso. Secondo il legale di uno dei medici “la detenuta era una settimana che rifiutava il ricovero d’urgenza e non si poteva imporlo“, per cui il suo assistito non sarebbe colpevole. Inoltre, sempre secondo le parole del legale: “Il mio assistito in quei giorni non era a lavoro. Quindi non avrebbe potuto avviare le procedure per il ricovero“.
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