Si riaccendono le polemiche per la valanga di voti ottenuti da Geolier durante il Festival di Sanremo. Questa volta, a mostrare la propria indignazione, è il regista Franco Cutolo, il padre di Giovanbattista Cutolo (Giogiò), musicista 24enne ucciso a colpi di pistola da un ragazzo di 16 anni per una banale lite in un parcheggio.
In particolare, Cutolo si è mostrato preoccupato della crescente popolarità di personaggi come Geolier, che secondo lui incarnano i valori e l’atteggiamento della criminalità organizzata. Questa “cultura dell’efferatezza”, secondo il regista, appare attraente soprattutto ai giovani della strada, che prendono quella cultura a modello, emulandone gli atteggiamenti.
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La rabbia dei genitori di Giogiò
“Ho saputo che Geolier è uno dei miti dell’assassino di mio figlio e non mi sorprende“, afferma Cutolo, pur consapevole del fatto che Geolier andò anche ai funerali del figlio e che lanciò appelli per condannare la violenza. “Ma è retorica” aggiunge Cutolo, “quel che conta è ciò che lui rappresenta: nel look, nel modo di parlare, nel modello che offre ai ragazzi della strada”.
“Smettiamola, per favore, con il campanilismo becero per cui poiché è napoletano noi napoletani dobbiamo auspicare che vinca Sanremo un impresentabile. Questo campanilismo, questa autoconsolazione è la rovina di Napoli. Certi simboli fortificano la malavita e se la malavita si fortifica saranno uccisi altri Giogò che tanto potrebbero dare alla nostra città“.
Lo sfogo di Cutolo arriva a seguito della notizia dell’onorificenza della città di Napoli consegnata a Geolier dal sindaco, Gaetano Manfredi. Una notizia che aveva già fatto scattare la rabbia della madre di Giogiò, che aveva chiesto: “Perché a mio figlio no?” e ancora “Non si può fare una cosa del genere. Così passa un messaggio sbagliato“.
La cultura della violenza
A differenza delle altre critiche subite da Geolier a seguito delle sue esibizioni sul palco dell’Ariston, in questo caso il problema non sono la sua provenienza culturale o la lingua che ha deciso di usare nei suoi testi. Il problema stavolta è il tipo di influenza culturale che lui stesso genera così come l’effetto che può avere su altre persone. Persone come l’assassino di Giogiò, che idolatra Geolier, e costruisce il suo personaggio di potere ispirandosi all’estetica raccontata dagli artisti.
“Mi dispiace che la politica sia diventata un business di numeri” afferma Cutolo, “che il sindaco si presti a questo solo perché contano i numeri dei follower, degli streaming e dei download. I milioni. Non la qualità. Contano i numeri. Non parlo per classismo né disprezzo le periferie. Semplicemente, mi vergogno che si omaggi questo tipo di rappresentazione. E non solo perché sono il padre di Giogiò. Lo dico da napoletano e da artista“.
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