Si sono tenute oggi al Quirinale le celebrazioni per il Giorno del Ricordo, che ricorre ogni 10 febbraio, in memoria delle vittime delle foibe. Il mondo della politica si è riunito per commemorare la strage: oltre al Capo dello Stato erano presenti il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e i ministri Antonio Tajani, Guido Crosetto e Matteo Piantedosi.
Giorno del Ricordo, Mattarella: “Non derubricare a vendetta contro i fascisti”
Il Giorno del Ricordo commemora le quasi 20mila vittime italiane torturate e gettate nelle foibe – alte caverne tipiche della zona carsica del Friuli Venezia Giulia – dall’esercito del generale jugoslavo Tito, sul fronte orientale, alla fine del secondo confitto mondiale.
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Il monito del Capo dello Stato è quello di non lasciare che questi eventi vengano avvolti dall’oblio e dimenticati. “Un muro di silenzio” lo ha definito Mattarella, in riferimento al tempo passato prima che si parlasse di nuovo della tragedia delle foibe. Per l’occasione il presidente della Repubblica ha tenuto un discorso in cui ha affermato che minimizzare sulla questione è un’affronto alle vittime della strage: “La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti” ha affermato.
“Le sparizioni nelle foibe – conclude Matterella – le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini“. Le foibe e l’esodo giuliano-dalmata hanno rappresentato pagine dolorose della storia della nascente Repubblica che di lì a poco avrebbe fatto i conti con l’eredità di un Paese dilaniato dalla guerra e della dittatura.
Tajani ha poi ricordato che le foibe non furono l’unico atto che devastò Balcani nel XX secolo, parlando della pulizia etnica messa atto da Milosevic qualche decennio più tardi. “Oggi, nuove ombre si addensano sulla pace. L’ordine internazionale pacifico, basato sulle regole, è posto in discussione in tante aree del mondo, ed anche nel nostro continente – ha sottolineato il Ministro degli Esteri – lavorare per una pace giusta, rispettosa dei diritti dei popoli e della sovranità delle nazioni è il solo modo“.
Giorno del Ricordo, una storia dimenticata
Storicamente il possesso dei territori contesi era stato oggetto di dispute sin dalla fine della prima guerra mondiale, quando i luoghi di confine tra Italia e Jugoslavia, nel nord-est, divennero territorio italiano e milioni di slavi si ritrovarono a vivere in uno spazio che non era più loro, sotto un governo autoritario e repressivo. Verso la fine della seconda guerra mondiale i partigiani di Tito iniziarono a rivendicare quei territori come propri e gli attacchi delle milizie del dittatore, a partire dal ’43, si fecero sempre più intensi. Il tragico epilogo è quello che vide il massacro degli italiani, gettati nelle foibe e deportati nei campi sloveni e croati.
Fu la legge n. 92 del 30 marzo 2004 ad istituire, vent’anni fa, il Giorno del Ricordo, grazie all’approvazione della quasi totalità del Parlamento. Da quel momento è stato rotto il silenzio sul massacro delle foibe che ha messo un punto sulla damnatio memoriae che ha avvolto i tragici eventi istriani.
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