Europee, crescono i malumori su Schlein: preoccupa un risultato scadente

La segretaria sembra volersi candidare ma non come capolista, o almeno non in tutte le giurisdizioni; si cercano nomi esterni per creare un "Pd aperto", mentre dentro al partito crescono i malumori per le Regionali e per il pericolo di non raggiungere il 20% alle Europee

Redazione
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Decido io se sarò capolista alle Europee” tuona Elly Schlein dal trono del Pd. La segretaria si sente accerchiata, inizia a subire i contraccolpi sferrati da Giuseppe Conte e probabilmente percepisce la responsabilità che il prossimo duello con Giorgia Meloni porta con sé. È solo un anno che Schlein ha trionfato alle primarie del Pd battendo Stefano Bonaccini, e in questi 12 mesi la dem ha cercato di trovare un suo posto nel partito. Oggi si affaccia un nuovo problema per l’astro nascente dei democratici: come inserirsi all’interno delle elezioni europee?

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Il nuovo obiettivo della segretaria del Pd è quello di costituire un’alternativa solida alla destra per non doversi “rassegnare a Meloni e La Russa“, come aveva invece pronosticato Romano Prodi. Eppure, Giuseppe Conte sembra ancora troppo rancoroso per scendere a compromessi e accettare il campo largo. Nel frattempo le scadenze per le presentazioni delle liste alle Europee si avvicinano e il Nazareno è al lavoro per trovare candidati efficienti. Tra questi ci sarà Elly Schlein? La riserva non è ancora stata sciolta, ma sembra che ai suoi fedelissimi la segretaria abbia confidato di voler partecipare alla corsa al Parlamento europeo.

Europee, il nuovo piano di Elly Schlein

Elly Schlein, invece, è pronta al compromesso. Pur di non perdere la posizione di leader del centrosinistra, la segretaria dem potrebbe decidere di scendere in campo alle Europee ma non come capolista, o almeno non in tutte le circoscrizioni. Una scelta che potrebbe dare un po’ di respiro al partito, permettendo ad altri nomi e in particolare ad altre donne, di tentare la corsa all’Europa. Nulla di certo, ma questa decisione potrebbe essere l’unico modo per creare realmente un “Pd aperto“, come auspicato da Schlein.

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Marco Tarquinio

Proprio per questo la macchina del Nazareno si è messa in moto e molti nomi esterni hanno iniziato ad apparire nella lista dei desideri del Pd. Figure che potrebbero realmente dimostrare che i democratici sono aperti tutti nell’ottica del benessere del Paese. Primo tra tutti l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, voluto sia dal Pd che da Sinistra italiana, che però sta ancora riflettendo sulla proposta: “Se accetto poi non tornerei indietro a fare il giornalista, perché non credo nelle porta girevoli“. Altra giornalista a cui è stata proposta la candidatura nel Pd è Giovanna Botteri della Rai, di cui ancora non si sa la risposta. Certa, invece, la candidatura di Cecilia Strada a cui però deve ancora essere garantita l’elezione.

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Marco Nardella

All’interno del partito le idee non sono ancora ben chiare. C’è chi ha deciso che le Europee non sono una scelta saggia e chi invece non vede l’ora di potersi candidare all’Europarlamento. Tra questi Dario Nardella e Matteo Ricci per la circoscrizione del Centro, Sandro Ruotolo insieme a Schlein per il Sud e Giorgio Gori nel Nord Ovest. Rimangono vuote ancora troppe caselle e i dubbi sulle elezioni si fanno sempre più pressanti.

Antonio Decaro, sindaco di Bari, ha dato la sua disponibilità ma il Pd non è convinto perché lo preferirebbe candidato come governatore della Puglia. In Campania Vincenzo De Luca ha posto in dubbio i suoi voti al Pd e Schlein è immediatamente scesa in campo per cercare il compromesso. Si vocifera la candidatura di Piero De Luca, figlio del governatore, ma nulla è ancora certo.

Europee, i malumori su Elly Schlein

Nel partito continuano a sorgere sempre più dubbi sulla figura di Elly Schlein, che aumenteranno con l’avvicinarsi delle elezioni Regionali, dove le speranze della vittoria del Pd si affievoliscono sempre di più. Schlein ha bisogno di una legittimazione e le elezioni Europee forse sono apparse proprio in suo favore. Anche in questo caso la candidatura della segretaria sembrerebbe più un metodo per contare i consensi, stavolta interno al Pd. Una sorta di seconde primarie per scoprire se gli elettori sono scontenti quanto i colleghi.

A fare capolino in questa storia, però, c’è sempre il rischio che il Pd ottenga un risultato scandente provocando una regressione quasi irrecuperabile rispetto agli altri partiti. Secondo Schlein basterà raggiungere la soglia del 20% dei voti per superare indenni le elezioni europee, ma non tutti sono certi che questo sia un risultato raggiungibile. Schlein sta per lanciarsi in un dirupo senza sapere se riuscirà a sopravvivere ma la segretaria è una donna dalle mille risorse e potrebbe continuare a sorprendere.

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