Orban ha ceduto all’Ue: via libera ai 50 miliardi all’Ucraina

Nessuna delle tre richieste di Viktor Orban è stata accettata dalla Commissione Ue; il presidente ha comunque deciso di aderire all'accordo, così da scongelare i 10 miliardi destinati all'Ungheria e i fondi del Pnrr

Redazione
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Viktor Orban è tornato a casa a mani quasi vuote, o almeno più vuote di quanto avrebbe sperato. Il vertice sul bilancio finanziario dell’Ue, tenutosi ieri a Bruxelles, ha visto il presidente ungherese capitolare e cedere alle richieste dei restanti 26 Paesi membri dell’Ue. Basta opposizioni ai fondi per Kiev e basta richieste impossibili che non sono eque ne confronti delle altre nazioni.

Orban è stato messo alle strette e come previsto è crollato. Il Consiglio europeo ha quindi potuto dare via libera al piano di assistenza finanziaria all’Ucraina, previsto nel bilancio pluriennale dell’Ue. Cinquanta miliardi di euro destinati al Paese di Volodymyr Zelensky, divisi in 33 miliardi di prestito e 17 miliardi a fondo perduto. Nessuno di questi fondi potrà essere utilizzato a scopo offensivo, ma serviranno per la ricostruzione del Paese e per le spese di mantenimento interno, come nel caso degli stipendi dei lavoratori.

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Volodymyr Zelensky

A dicembre il premier magiaro è stato l’ultimo presidente europeo ad opporsi alla revisione di bilancio dell’Ue proprio per la presenza dei fondi destinati all’Ucraina. A distanza di poco più di due mesi, i vertici dell’Unione europea sono riusciti a fargli cambiare idea e soprattutto a non cedere ai tre ricatti da lui imposti.

I tre ricatti di Orban all’Unione europea

Viktor Orban nelle scorse settimane si era dichiarato favorevole all’apertura nei confronti dell’Ucraina, ma solo nel caso in cui l’Unione europea avesse accettato le sue condizioni. Tre richieste molto specifiche che avrebbero posto l’Ungheria in una posizione privilegiata rispetto agli altri Paesi Ue, e che sin dall’inizio la Commissione non era intenzionata ad accettare.

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Viktor Orban

Innanzitutto il premier magiaro pretendeva che il piano pluriennale dell’Ue, della durata di quattro anni, venisse sottoposto ad una revisione annuale in cui l’Ungheria avrebbe potuto porre il suo veto, interrompendo così il flusso di fondi all’Ucraina. In secondo luogo, Orban pretendeva che l’Ungheria venisse esclusa dal meccanismo che scarica in modo proporzionale su tutti i Paesi membri il costo degli interessi del Next Generation EU. Infine, il terzo ricatto prevedeva più tempo per spendere i soldi del Pnrr, ben due anni in più rispetto al resto degli Stati membri.

Condizioni inaccettabili per l’Ue che è riuscita a convincere ugualmente Orban a cedere e permettere che i fondi all’Ucraina venissero votati all’unanimità dei 27 Stati. Il motivo che soggiace alla capitolazione di Orban, però, è sempre economico e in qualche modo riguarda i fondi del Pnrr.

Orban e i fondi “scongelati” dall’Ue

Il cedimento di Orban è stato preceduto nella notte da un vertice bilaterale con Macron e Meloni. Il premier italiano è stato chiamato a partecipare all’incontro proprio per la stretta amicizia che la lega al leader sovranista e che poteva essere utilizzata come leva per fargli cambiare idea. In seguito, il premier magiaro ha incontrato anche Von Der Leyen, Michel e Scholtz, sempre alla presenza di Meloni e Macron. Incontri che a quanto pare hanno convinto Orban a smettere di opporsi alla decisione degli altri 26 Stati e unirsi al coro di aiuti a Kiev.

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Giorgia Meloni e Viktor Orban

La situazione però risulta più complessa: Orban avrebbe accettato il compromesso, che non dà alcun potere di veto all’Ungheria, perché la Commissione si è resa disponibile a rivedere il piano pluriennale tra due anni, sempre nell’ottica di evitare una votazione. Inoltre, nel caso in cui Orban avesse deciso di non accettare, l’Ue avrebbe potuto appellarsi all’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea che prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all’Unione nel caso in cui un Paese violi i principi su cui si fonda l’Ue.

Insomma, il presidente magiaro si è trovato di fronte ad un bivio mortale in cui ogni decisione avrebbe comportato conseguenze più che importanti. A mitigare le scelta, però, sono intervenuti i dieci miliardi di euro destinati all’Ungheria e finora congelati dall’Unione europea. Proprio grazie all’allineamento del Paese col resto dell’Ue sia questi fondi che quelli del Pnrr sono stati finalmente scongelati e consegnati al presidente. Nel conto, ora, mancano solo i restanti venti miliardi che l’Europa deve ancora decidere se cedere oppure no.

Meloni e la soddisfazione per la decisione di Orban

Non era facile trovare un accordo” ha dichiarato Giorgia Meloni a margine del vertice sul bilancio dell’Ue, “Siamo sempre stati convinti che una soluzione a 26 sarebbe stata un problema, un precedente pericolo. Abbiamo lavorato per una soluzione a 27 e l’abbiamo portata a casa“. Insomma, l’apporto di Giorgia Meloni è stato fondamentale e il successo dell’Ue può ritenersi un successo anche un po’ italiano.

Soddisfatti anche Joe Biden, che da Washington ha immediatamente fatto giungere a Bruxelles le sue congratulazioni, e soprattutto Zelensky che però invita a non abbassare la guardia: “La Corea del Nord fornirà alla Russia un milione di proiettili d’artiglieria“.

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