La presentazione del libro di Roberto Speranza ha creato ancora più danni nel rapporto Pd-M5S invece di riparare quelli già esistenti. Il tono mogio e caritatevole di Elly Schlein, che non è riuscita a prendere parola per ben 50 minuti durante l’incontro, non ha per nulla entusiasmato il resto del suo partito. Basta giocare secondo le regole, ora è il momento di sporcarsi un po’ le mani per evitare che Giuseppe Conte riesca ad adombrare l’astro nascente del Pd, che vede la sua luce affievolirsi di giorno in giorno.
Bene, il premier time contro Meloni dove Schlein ha dimostrato di avere qualche speranza nel duello televisivo previsto per fine marzo; meno bene l’incontro con l’avversario per eccellenza nel centro sinistra, a cui non è riuscita a tenere testa e da cui ha accettato ogni tipo di insulto. “Il Pd è bellicista” e Schlein è rimasta in silenzio, “Il Pd mi ha sorpreso sull’inceneritore” e Schlein è rimasta in silenzio, “Mi si sono rizzati i capelli nel pensare alla transizione ecologica” e Schlein è rimasta in silenzio. È ora il momento di parlare e di ristabilire la centralità del Pd, che in questo momento rischia di essere soppiantato dalle mire del leader pentastellato.
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Elly Schlein e i contraccolpi sferrati in ritardo
Elly Schlein, verso sera, ha ritrovato un po’ della sua verve, anche grazie alle ramanzine subite dai suoi colleghi di partito, e ha trovato la forza di ribattere a Conte stavolta in maniera meno conciliante. “Per litigare bisogna essere in due e io non ho mai lanciato una polemica strumentale contro un’altra forza di opposizione” inizia sempre un po’ fiacca la segretaria dem, per poi riprendere i ritmi del passato: “Io continuerò ad agire nel modo più unitario possibile, esaltando le questioni su cui si può lavorare insieme – sanità, casa, clima, scuola – ma non siamo disponibili ad accettare costanti mistificazioni e attacchi che mirano al bersaglio sbagliato“.
Ieri, Elly Schlein era un po’ perplessa di fronte all’atteggiamento intimidatorio di Conte, ma è bastata qualche ora per comprendere che gli attacchi del grillino erano mirati proprio a screditare la sua figura, e conseguentemente quella del partito. Il Pd non ci sta più e porta avanti la tesi più che sensata dell’alternativa alla destra. Prodi non ha ragione quando dice che bisogna arrendersi a Meloni e La Russa, perché a sinistra non c’è nulla di valido, ma di certo il comportamento di Conte non aiuta la causa.
“Attacca più noi che Meloni, sbagliando strada. La situazione richiede di portare avanti battaglie comuni dinanzi a un governo che sta dividendo l’Italia” continua Schlein, sempre più agguerrita, per poi ricordare che in ogni caso Conte “ne risponderà agli elettori“. Il momento del silenzio è finito, gli attacchi di Conte hanno superato ogni limite e Schlein non è più disponibile a sopportare. L’ultima stoccata riguarda proprio il sit-in organizzato dal Pd di fronte alla sede Rai, disertato dai pentastellati: “Forse non sentono come noi l’urgenza di intervenire rispetto all’uso propagandistico che il governo sta facendo del servizio pubblico“.
Le risposte del partito e del M5S
“Semplice confronto politico, sono critiche già espresse più volte” commenta il M5S, nascondendosi dietro a un dito. Il Pd è però stanco di farsi “prendere a schiaffi” e altri esponenti, oltre alla segretaria, hanno deciso di prendere parola contro Giuseppe Conte. “Non mi occupo di questioni tricologiche“, commenta ironicamente Lorenzo Guerini riferendosi al “Mi si rizzano i capelli a pensare ad un Pd bellicista” pronunciato da Conte. “Non capisco di cosa stia parlando – ribatte il dem – Se fossi stato presente all’iniziativa gli avrei risposto che il Pd è stato ed è dalla parte della difesa della libertà e della sovranità dell’Ucraina, dalla parte del diritto internazionale. Senza esitazioni o ambiguità“.
Non passa inosservato il riferimento al silenzio di Schlein, che brucia ancora al partito. Si unisce all’attacco di Guerini anche il collega Alessandro Alfieri che ribatte a Conte: “Prima ci ha detto che siamo per l’immigrazione indiscriminata, ora bellicisti. Sono delle caricature inaccettabili che abbiamo il dovere di respingere al mittente. Si avvicinano le Europee ed è comprensibile che il M5S faccia il M5S, ma il Pd deve fare il Pd“.
Insomma, Conte ha scelto la sua strada ma il Pd non è più disposto a perdonare, lo dimostrano le parole durissime di Andrea Orlando: “Conte ha la memoria selettiva e non ricorda che il primo invio di armi fu votato da tutto l’esecutivo nel quale sedevano anche i 5S“.
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