Usa, boom di casi di sifilide: istituita una task force

L'Oms ha registrato nel mondo 7,1 milioni di casi nella fascia di età dai 15 ai 49 anni causati dalla mancanza di attenzione nei rapporti sessuali

Redazione
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Negli Usa, dopo la terribile esperienza della pandemia da Covid-19, l’aumento esponenziale dei casi di sifilide inizia a preoccupare l’opinione pubblica. Già dal 2022 i casi di cittadini infetti dalla malattia sessualmente trasmissibile hanno iniziato ad aumentare velocemente con una crescita del 17% rispetto all’anno precedente e dell’83% rispetto a cinque anni prima.

Numeri che non possono fare altro che impressionare, soprattutto nel ricordo dell’epidemia da sifilide che negli anni ’40 e ’50 ha scosso gli Usa. Il pericolo di tornare indietro di 80 anni non sembra più un’ipotesi troppo lontana e, proprio per evitare il peggio, il dipartimento della Sanità degli Stati Uniti ha deciso di istituire una task force per affrontare l’incremento dei casi della malattia infettiva.

Usa, i motivi dietro all’aumento di infezioni

A partire dagli anni ’50 dello scorso secolo, il problema della sifilide era stato debellato negli Usa grazie ad una impressionante campagna di sensibilizzazione sui pericoli del sesso non protetto. Proprio l’utilizzo del preservativo ha permesso di evitare che l’infezione continuasse a trasmettersi di persona in persona.

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Usa, al via una task force per limitare l’aumento dei casi

Oggi, a ben 70 anni dalla campagna di informazione, sembra che gli statunitensi abbiano dimenticato i pericoli delle malattie sessualmente trasmissibili. Proprio la mancanza di precauzione durante gli atti sessuali ha comportato l’aumento di casi di infezione da sifilide, che hanno quindi richiesto l’istituzione di una task force specializzati con l’obiettivo di porre fine al problema. Oltre ai casi di sifilide trasmessa sessualmente, a preoccupare i cittadini Usa anche l’aumento del 30% dei casi di sifilide congenita, ovvero trasmessa dalla madre infetta al suo bambino, sia durante la gravidanza che durante il parto.

Usa, i sintomi della sifilide

La sifilide è una malattia venerea, ovvero trasmissibile attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale oppure attraverso il contatto con il sangue infetto. L’aumento dei casi di infezione non interessa solo gli Usa ma anche il resto del globo. Nel 2020, infatti, L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha registrati circa 7,1milioni di casi nella fascia di età dai 15 ai 49 anni, con picchi più alti in Canada, Stati Uniti, Australia, Brasile e Regno Unito.

La malattia si sviluppa secondo diversi stadi. Innanzitutto a seguito del contagio, i primi sintomi si presentano in un lasso di tempo che può andare dai 10 ai 90 giorni. Lo stadio primario solitamente è caratterizzato da un ulcera che può presentarsi sui genitali, sull’ano, in bocca o in gola, che poi nel corso di 3-6 settimane sparisce autonomamente senza lasciare tracce.

A seguito del primo stadio, la sifilide si presenta con macchie rosee sulla pelle, ovvero la “roseola sifilitica“. Anche in questo caso le macchie spariscono dopo alcune settimane senza lasciare traccia. Solo il terzo stadio, che si presenta dopo anni dal contagio nel caso in cui la malattia non fosse trattata, provoca reali conseguenze per la salute umana. La sifilide può intaccare qualunque organo, in particolare l’apparato cardiovascolare e il sistema nervoso centrale, provocando anche la morte dell’infetto.

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