Emergenza grano, Putin detta le condizioni: «Revocate le sanzioni e sblocco i porti»

Redazione
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Il presidente russo in un messaggio all’Occidente rilancia sul fronte alimentare: «Il passaggio migliore è quello in Bielorussia»

In un messaggio all’Occidente, Putin offre una soluzione alla crisi alimentare che la guerra ha prodotto. Decine di tonnellate di grano sono ancora bloccate nei silos ucraini, i cui porti sono ormai sotto il controllo russo. Putin sostiene che la via più semplice sarebbe quella di passare per la Bielorussia, ma chiede di dettare le condizioni.

Per far uscire il grano si potrebbero utilizzare i porti occupati di Mariupol e Berdyansk, che i russi starebbero mettendo in sicurezza, contrariamente a quello di Odessa, rimasto invece in mani ucraine. Altre opzioni comprenderebbero il passaggio attraverso la Romania, l’Ungheria o la Polonia, ma quella bielorussa sarebbe la «soluzione più semplice ed economica»: il grano verrebbe consegnato subito ai porti degli Stati baltici e da lì a qualsiasi altra destinazione.

Do ut des: è una regola antica. E il presidente chiede qualcosa in cambio.

La condizione è la revoca delle sanzioni a Minsk

Sarebbero solo un bluff per mascherare gli errori politici europei, ha detto, le notizie secondo le quali la Russia bloccherebbe i porti ucraini: «Non ci sono problemi». Come a dire: la soluzione c’è, basta accettarla.

Che vengano revocate le misure adottate dall’Unione Europea nei confronti della Bielorussia in risposta al suo coinvolgimento nell’invasione dell’Ucraina. Questa la condizione affinché si possa procedere con l’esportazione.

Sanzioni economiche e individuali nei confronti di 22 persone, blocco dell’accesso a SWIFT (la Società per le Telecomunicazioni Finanziarie Interbancarie Mondiali) a cinque banche bielorusse, divieto di operazioni con la Banca centrale della Bielorussia, divieto di fornire banconote in euro alla Bielorussia, restrizioni agli scambi e limiti ai flussi finanziari dalla Bielorussia all’Unione. Il presidente chiede di sollevare il suo principale alleato da queste penalità. A tali condizioni, però, il traffico del grano rimarrebbe sotto il suo controllo.

L’Europa e la crisi del grano: «300 milioni di persone a rischio fame e carestia»

Ruberebbe il grano per venderlo agli altri Paesi. Così l’ambasciatore di Kiev ad Ankara, Vasyl Bodnar, accusa Mosca. Tra questi, anche la Turchia.

E proprio il nodo del grano sarà in cima all’agenda della visita nel Paese del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov l’8 giugno. Ma tra gli ucraini imperversa la diffidenza. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha fatto sapere che: «L’Ucraina è pronta a creare le condizioni necessarie perché riprendano le esportazioni dal porto di Odessa» ma si teme che la Russia possa approfittare della rotta commerciale per attaccare la città.

Intanto le cancellerie di tutta Europa stanno moltiplicando i loro sforzi. In un colloquio con Kuleba, Luigi di Maio ha ribadito di lavorare a una soluzione.

A Roma la crisi del grano è monitorata con attenzione. «300 milioni di persone a rischio fame e carestia» ha rilevato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, prevendendo un’impennata dei flussi migratori dentro e fuori l’Italia.

A Cipro da inizio anno si è osservato un aumento degli arrivi di migranti dal Nord Africa del +286%, mentre in Italia sono già sbarcate circa 20mila persone (rispetto alle 13.700 dello stesso periodo del 2021).

«I nostri Paesi, anche se lontani dalla guerra, sono vittime a livello economico» ha dichiarato a Putin il presidente senegalese Macky Sall, dicendosi poi rassicurato dalla risposta ottenuta.

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