Usa, marcia contro l’aborto a Washington DC

Una nuova manifestazione a Washington da parte del movimento pro-life. I partecipanti hanno espresso il loro desiderio di combattere l'aborto agendo sia sulle leggi che sulla cultura dominante negli Stati Uniti

Redazione
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A distanza di dieci mesi dalla March for Life che ha celebrato la decisione della Corte Suprema di annullare la sentenza Roe vs Wade, il movimento pro-vita americano ha fatto nuovamente sentire la sua voce nella Capitale americana. Questa volta, la manifestazione è giunta in seguito alle sconfitte subite nei referendum in diversi Stati, tra cui California, Kansas, Kentucky e Ohio, dove la maggioranza ha votato a favore del mantenimento del diritto all’interruzione di gravidanza.

Le intenzioni degli antiabortisti

Manifestanti contrari all'aborto
Manifestanti della March for Life

Nonostante le temperature polari e la presenza della neve, migliaia di persone provenienti da chiese, scuole cattoliche e varie associazioni hanno invaso le strade di Washington per partecipare all’evento. Slogan come “L’ aborto è omicidio” hanno risuonato tra i partecipanti, alcuni dei quali hanno anche sollecitato gli americani a “fare più figli“. Alcuni attivisti hanno dichiarato che il lavoro del movimento pro-vita è ancora lungi dall’essere concluso, evidenziando la necessità di cambiare non solo le leggi, ma anche la cultura circostante, al fine di rendere l’aborto moralmente inaccettabile.

Questo evento si è svolto oltre un anno dopo la vittoria significativa del movimento, con migliaia di oppositori del diritto all’aborto che si sono riuniti, nonostante le avverse condizioni meteorologiche, per rinnovare il loro impegno. L’evento rappresenta il secondo del genere dall’importante sentenza della Corte Suprema del giugno 2022, che ha posto fine alla protezione federale del diritto all’aborto sancita dalla sentenza del caso Roe vs Wade. 

Gli sviluppi della sentenza Roe vs Wade

Prima della sentenza del 1973 infatti, la regolamentazione in materia di aborto era gestita singolarmente da ciascuno degli stati che compongono gli USA, utilizzando leggi molto diverse fra loro che solitamente seguivano le opinioni morali dominanti nel paese. La sentenza Roe vs Wade ha invece creato un importante precedente nel sistema giudiziario americano, e il suo annullamento ha rischiato di riportare gli Stati Uniti a un contesto di forte opposizione rispetto all’aborto.

Tale svolta era stata accolta come un grande successo dal movimento antiabortista. Invece, inaspettatamente, le leggi emanate dalla maggior parte degli stati per regolamentare l’aborto, sono risultate più permissive del previsto. Pertanto, se la marcia dell’anno precedente è risultata una sorta di trionfo per gli antiabortisti, quella di quest’anno era ricca di polemiche, con commenti al veleno dei partecipanti contro l’establishment considerato troppo placido nei confronti dell’aborto.

Nello specifico, solo quattordici stati stanno applicando dei veri e propri divieti rispetto all’aborto, mentre altri hanno sospeso tali opposizioni a causa di alcune decisioni giudiziarie. Altri stati ancora hanno imposto divieti che entrano però in vigore solo alla rilevazione dell’attività cardiaca del feto, generalmente sei settimane dopo l’inizio della gravidanza, permettendo dunque alle donne di utilizzare dispositivi medici per interrompere la gravidanza sul nascere.

Nonostante alcuni successi a livello legislativo, le restrizioni all’aborto hanno subito sconfitte significative nei referendum in paesi come Ohio, Kansas e Kentucky a causa di complessi casi giudiziari. Ad esempio, il caso di Kate Cox in Texas, che, madre di due figli, ha evidenziato le difficoltà legate a divieti rigidi in materia di aborto, avendo cercato di interrompere la gravidanza a causa di una grave malformazione genetica del feto.

L’aborto in campagna elettorale

Con le elezioni presidenziali all’orizzonte, gli organizzatori del movimento pro-vita si aspettano che la questione dell’aborto diventi un tema centrale nella campagna di rielezione del presidente Joe Biden. I funzionari della sua campagna intendono promuovere l’idea che Biden sia sinonimo della lotta per preservare il diritto all’aborto.

Inaspettatamente, anche dal fronte repubblicano il supporto al movimento pro-vita sembra non essere garantito. L’ ex presidente Donald Trump, attualmente favorito dalle Primarie repubblicane, ha mostrato un atteggiamento apparentemente esitante nei confronti del tema, affermando che le posizioni intransigenti sull’aborto possono ritorcersi contro i repubblicani.

Anche alcuni partecipanti alla manifestazione sono sembrati consci del nuovo atteggiamento di Trump sulla questione, considerandolo “anti-life” in senso generale. L’essere contrario alla vita dei feti, sarebbe dunque solo l’ultimo dei peccati di un ex presidente contrario alla vita degli afroamericani e degli immigrati. 

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