Sul Mes vacilla la maggioranza, nebbia fitta sulle opposizioni, credibilità Italia in caduta libera

Paschal Donohoe, l’irlandese presidente dell’Eurogruppo (organismo informale che riunisce i ministri finanziari dell’Ue) ha perso il suo aplomb e ha definito “deplorevole” il voto con cui il Parlamento ha bocciato la ratifica del Meccanismo europeo di Stabilità. Imbarazzo di Forza Italia, partito europeis ma in pieno marasma politico. Nulla è ancora compromesso. Meloni, finora silente, può ancora rimediare ma il prezzo politico da pagare si fa ogni giorno più alto. Arrivare al voto di giugno con l’Europa che ci guarda in cagnesco non è il massimo

Jean-François Paul de Gondi
7 Min di lettura

Tanto tuonò che piovve. L’adagio popolare rende meglio di tante parole il voto con cui il Parlamento ha bocciato i due ddl presentati dalle opposizioni per la ratifica del Mes. Un voto pesante le cui conseguenze non sono forse state mai considerate da chi ha deciso di affossare un atto parlamentare che getta una luce fosca sulla politica estera e sul ruolo dell’Italia in Europa.

Si capisce l’esultanza di Matteo Salvini, meno si comprendono le sue argomentazioni (“non devono essere i lavoratori o i pensionati italiani a pagare la crisi di banche straniere”: puro distillato di populismo, evocare un rischio potenziale di fronte a una realtà positiva. Come dire che non devono essere i venditori di ombrelle a pagare la crisi delle vendite perché non piove mai).

Matteo Salvini
Matteo Salvini

Allo stesso modo si comprende il tentativo di Fratelli d’Italia (contro) e Forza Italia (astenuta) di minimizzare quanto è accaduto, anche se l’impresa appare molto complicata. Soprattutto per Forza Italia, partito aderente al Ppe, costretto a un mortificante voto di astensione poiché un voto positivo avrebbe comportato l’apertura automatica di una crisi di governo e, forse, lo scioglimento delle Camere.

Se si gira lo sguardo dal lato delle opposizioni, il quadro di desolante confusione politica per certi versi si aggrava. L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che nel 2021 aveva firmato il trattato di riforma, al momento della sua ratifica in Parlamento ha annunciato il voto contrario del M5S, con una capriola politica sconcertante che getta nuova luce sui rischi corsi dall’Italia nei mesi in cui l’avvocato di Volturara Appula sedeva a Palazzo Chigi.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Dal Pd, cioè dal partito che esprime il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, è arrivato un sì condito da riserve e distinguo, un assenso timido nel timore inconfessato di dispiacere troppo ai Cinquestelle. Tranne Azione, Italia Viva e +Europa, forze minoritarie in Parlamento e nel Paese, ma europeisti coriacei, tutti gli altri partiti hanno cambiato le loro carte in tavola.

Manovra, Gentiloni
Paolo Gentiloni

Che cosa significava, e che cosa significa votare la ratifica del Mes? E perché la sua bocciatura in Parlamento è un fatto politicamente rilevante sul piano europeo? La prima risposta: la mancata ratifica del Mes impedisce la possibilità di usarlo a quei Paesi e a quelle banche “di sistema”, cioè banche di dimensioni nazionali ed europee, che dovessero trovarsi in temporanee difficoltà. “L’Italia – parole di Donohoe al Foglio – rimane l’unico Paese che blocca la finalizzazione di una riforma su cui tutti ci siamo impegnati nel 2021”.

Per meglio rendere l’idea della gravità dei fatti, Donohoe ha ricordato che niente di simile era accaduto dal “crimine del 30 agosto” 1954 quando l’Assemblea nazionale di Francia bocciò la nascita della Comunità europea di Difesa. L’Italia “europeista” lo è da sempre, e più spesso lo è stato a schiena dritta e, all’occorrenza, sapeva farsi, come avrebbe detto Berlusconi, concava e convessa. Oggi che l’Italia si presenta a Bruxelles tra squilli di fanfara e pennacchi e fa mostra di un orgoglio nazionale molto retorico e poco di sostanza, incassa rifiuti pesanti che rivende alla Nazione come dei successi.

Un esempio: la riforma del Patto di Stabilità allunga da 4 a 7 anni il periodo per la nuova contabilità del rapporto deficit-Pil. Che cosa significa? Che viene concesso al governo uno spazio fiscale maggiore e parametri più bassi per il rientro di deficit e debito. Con il risultato che questo o altri governi potranno continuare a indebitarsi scaricando sui futuri italiani l’onere di ripagare quel debito.

Quanto alla seconda risposta, è di tutta evidenza che il voto del Parlamento ha inferto una ferita rilevante  all’immagine dell’Italia in Europa. Ne esce rimpicciolito il nostro ceto politico, e le ambizioni sbandierate fino a oggi si rivelano  velleità infantili di un governo che ha scarsa dimestichezza con il consesso europeo e internazionale, ne ignora le regole e più spesso le procedure e i percorsi diplomatici.

Quando la presidente Meloni denuncia, con piglio battagliero, che non esiste un’Europa di serie A e una di serie B, è ovvio che diventa per lei un boccone amaro apprendere dai giornali che il ministro dell’Economia francese Bruno Le Marie ha ricevuto l’omologo tedesco, Christian Lindner, e insieme hanno definito i dettagli del Patto di Stabilità. “Concordati anche con il ministro Giorgetti, al telefono”, sembrava una clausola di cortesia, una cortesia condiscendente. Il giorno dopo quell’accordo “concesso” all’Italia, qualcuno ha pensato di vendicarsi bocciando la ratifica del Mes. Un atto di puro autolesionismo.

Se ne può uscire? Certo, si è ancora in tempo. Sarà sufficiente seguire il consiglio di Mario Monti, protagonista di mille battaglie in Europa. Sul Corriere della Sera di venerdì 22 dicembre suggerisce a Meloni un percorso semplice. “Basterebbe che nella proposta di legge del governo per la ratifica, oppure in un ordine del giorno presentato contestualmente in Parlamento, figurasse un articolo del seguente tenore: ‘Il governo si impegna (oppure ‘Il Parlamento impegna il governo’) a non richiedere l’attivazione del Mes, senza specifica autorizzazione del Parlamento”.

Un modo per uscire dall’angolo o per salvare capra e cavoli. Ma da qui a giugno la strada per Meloni si presenta tutta in salita. Resa meno ripida solo grazie all’inconsistenza e alla vaghezza delle opposizioni.

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