Riavvolgiamo il nastro delle buone intenzioni del ministro Valditara. Il nastro delle critiche della sua maggioranza e dei si di una opposizione che aveva accolto con favore l’iniziativa di mettere al coordinamento del progetto “Educare alle relazioni” tre donne, che rappresentavano tre approcci e sensibilità politiche diverse. Ma quello all’Istruzione è un ministro debole ed è bastato il solo annuncio, che stava partendo il progetto di “Educazione alle Relazioni“, per scatenare la contraerea di Lega e Fratelli d’Italia. Il ministro Giuseppe Valditara è stato non solo colpito, ma umiliato nel suo ruolo di capo dell’Istruzione e del Merito in Italia. Sotto il tiro del fuoco amico, si fa per dire, è finito non tanto un “tema così complesso come quello della violenza sulle donne e sull’educazione civica a scuola (Gelmini)”, ma il fatto che una delle tre garanti del costituendo comitato, la Presidente, non fosse omogenea alla maggioranza di governo. Il ministro ha dovuto ingoiare il rospo e rinnegare la sua scelta, liquidando sul nascere il comitato e colei che aveva indicato quale presidente: Anna Paola Concia, attivista LGBTQ+, ex Pd e oggi anima di Didacta, la fiera annuale della scuola che si svolge a Firenze.
Non è bastato ai tiratori scelti di Lega e Fratelli d’Italia che con Paola Concia ci fossero a dirigere il Comitato anche suor Monia Alfieri, rappresentante del Consiglio nazionale della scuola della Cei e Paola Zerman, avvocata dello Stato, commendatore della Repubblica già candidata alle politiche nel partito di Mario Adinolfi.
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La Lega, in particolare, non ha voluto sentire ragioni e in pieno stile Salvini formato elezioni europee non ascolta e parla per lo slogan. Il ministro Valditara aveva messo la questione sul piano di un confronto democratico che avrebbe fatto fare passi avanti al Paese, ma in questa fase il partito di Salvini ragiona in termini di bianco o nero. Ad uscirne sconfitto e sconfessato un ministro che ora è indebolito nella sua stessa funzione di persona che deve assicurare al Paese unitarietà di indirizzo nella scuola.
La maggioranza protesta e affonda il suo ministro dell’Istruzione e del Merito
La Lega in special modo ha manifestato da subito agitazione, irritazione e preoccupazione, verso un provvedimento da affossare. La tensione all’interno del partito di Matteo Salvini è cresciuta così tanto da produrre un comunicato ufficiale a firma della responsabile Famiglia Simona Baldassarre, ripreso dal Corriere della Sera: “Non c’è bisogno di nomi o soluzioni divisive per educare alle relazioni“. Comunicato tanto laconico quanto definitivo per le sorti del ministro Valditara che aveva due strade: ritirare un provvedimento che aveva così tanto sponsorizzato, oppure rivendicare le sue scelte e resistere ai colpi di cannone rivendicando l’insindacabilità delle sue scelte. Il ministro ha preso la strada più comoda: ha alzato la bandiera bianca, ha deposto le armi e si è arreso in maniera incondizionata.
Bisogna anche dire che il ministro Valditara aveva provato a spiegare come fosse necessario affrontare il tema da una prospettiva che coinvolgesse più linee di pensiero. Ma la sua maggioranza era impegnata più a scrivere e ricevere messaggi di protesta sui social media che ascoltarlo. La scena somiglia molto a quella della mamma che parla al figlio e lui al cellulare che twitta con gli amici. Solo che il figlio è un adolescente, mentre la maggioranza guida il Paese.
Il consigliere regionale leghista dell’Emilia-Romagna, Matteo Montevecchi, si è aggregato al plotone di esecuzione ed ha scritto su Facebook: “Chiedo le dimissioni del ministro perché è inadeguato in quanto ha dimostrato platealmente un gigantesco complesso di inferiorità culturale“. Addirittura? Cos’è il complesso di inferiorità culturale? Scegliere per il comitato almeno una persona che conosce i ragazzi perché a scuola ci lavora? E’ un problema che faccia parte della comunità LGBQT+, unico “luogo” in Italia dove si coltivano i discorsi sull’identità, sessualità, che altrove sono tabù? O forse il problema è che conosce a fondo i temi di discussione che si affronteranno per spiegare la violenza di genere?
Fa parte del coro anche il deputato leghista Stefano Candiani, che sa essere assai convincente con il ministro Valditara, in quanto gli oppone “un complesso nel dover dare spazio a una controparte ideologica“. Quale complesso? Quello democratico? Il culmine però, è arrivato con le parole del deputato leghista Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione, che parla di derive ideologiche e consegna al Corriere della Sera questa dichiarazione: “A prescindere da nomi graditi o meno e da commissioni varie che per il momento non esistono sono più che certo che Valditara impedirà derive ideologiche e propaganda di genere nelle scuole“.
Ma il ministro Valditara sa bene che la propaganda di genere non esiste e che, anche se esistesse, non ha nulla a che vedere con l’educazione alle relazioni e contro la violenza sulle donne. Assediato dalla Lega e con la Onlus ultraconservatrice Pro vita & Famiglia, che da subito aveva avviato una raccolta di firme per chiedere la rimozione di Paola Concia ancora prima della sua nomina effettiva, il ministro ha ceduto di schianto ed è ora tra i maggiori indiziati che in caso di rimpasto saranno fatti fuori.
Valditara aveva provato a resistere: “Le uniche che potranno dire qualcosa sono le organizzazioni dei genitori”
Più che imbarazzato il ministro Valditara è sembrato stanco e incredulo e la sua difesa quella di chi non voleva o non aveva nulla da difendere: “Avevo sperato introducendo un comitato che tenesse insieme storie e mondi diversi di chiudere le polemiche sul progetto che venivano dall’opposizione. E’ un comitato di garanti – ha tentato inascoltato di spiegare ai suoi colleghi di partito – che non prende decisioni, quelle le prendo io. Sono persone che mettono la faccia su questo progetto. Le uniche invece che potranno dire qualcosa nelle scuole sono le organizzazioni dei genitori. Non le tre garanti“. Anche averci messo la faccia non è servito a convincere la sua maggioranza della bontà della scelta: come dice un noto proverbio “cornuto e mazziato” sotto i colpi inferti dagli amici.
Anna Paola Concia, chi è la donna che ha fatto infuriare la maggioranza
Maddalena Morgante, responsabile Famiglia e valori non negoziabili di Fratelli d’Italia chiede sul Corriere della Sera: “Concia è una bravissima persona, ma perché deve gestire lei il progetto?“. Dalle opposizione chiedono “Perché no?“, ma anche “perché forse è qualificata per farlo ed è un elemento che rende eterogeneo e democratico il comitato?“
Anna Paola Concia è una donna di 60anni, abbruzzese e attivista LGBQT+. Ha una laurea in scienze motorie, maestra nazionale di tennis. E’ una unita civilmente con la criminologa tedesca Ricarda Trautmann e impegnata in Didacta Italia, impresa nata nel 2017 da Didacta International, grande fiera tedesca dedicata all’istruzione e alla formazione. E’ un ex parlamentare del Pd – di cui è stata anche responsabile per lo sport – e aveva promesso, in caso di nomina, che durante le lezioni non avrebbe parlato di omosessualità. Ciò avrebbe dovuto tranquillizzare gli esponenti della maggioranza preoccupati che l’omosessualità si attacchi con il dialogo e che, ancora, non hanno capito che il focus dell’insegnamento è quello sul contrasto alla violenza di genere. E c’è da chiedersi come saranno affrontati temi come la sessualità e l’identità di genere, visto che ad oggi al primo pensa PornHub e al secondo Mister X. Con l’aggravante che ad oggi non si riesce ad intravedere in Italia come e chi si occuperà di una vera Educazione alle Relazioni.
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