Nel 2020, nel pieno della pandemia, l’allora premier Giuseppe Conte dichiarò in diretta televisiva che il suo governo non avrebbe lavorato “col favore delle tenebre“, come risposta alle accuse mosse da Salvini e Meloni. Oggi, invece, a lavorare dopo il tramonto è proprio la Lega di Matteo Salvini, che ha consegnato in piena notte un ordine del giorno, che è stato anche approvato dalla Camera dei deputati.
Potrebbe anche non esserci nulla di strano, poiché è la prima volta che al Parlamento si lavora più di notte che di giorno, ma il quadro diventa più chiaro quando si scopre cosa riguarda l’Odg: le “gabbie salariali” per il pubblico impiego, in particolare per gli insegnanti che lavorano nel Nord Italia. Una richiesta, o meglio una differenziazione, che voleva essere inserita già dal governo Berlusconi IV, poi da Salvini durante il governo di coalizione M5S-Lega, anche se come possiamo notare in nessuno dei due casi ha avuto successo.
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Salvini, però, non sembra averci ancora rinunciato e questa notte il Carroccio ha tentato di nuovo di raggiungere la meta, pronto a sostenere il suo segretario in vista delle elezioni europee che continuano a creare scompiglio nella maggioranza.
La Lega contro “le diseguaglianze sociali su base territoriale”
L’idea che sta alla base dell’Odg, presentato da un gruppo di deputati capitanati da Andrea Giaccone e Rossano Sasso, è quella di prendere in considerazione un “intervento sulla contrattazione del pubblico impiego in particolare per alcuni settori, tra cui il mondo della scuola“. Se la richiesta avesse previsto solo una revisione della contrattazione del settore pubblico, forse non vi sarebbero state troppo opposizioni, ma il problema sorge proprio dalla particolare richiesta leghista: “Una base economica e giuridica uguale per tutti, cui aggiungere una quota variabile di reddito temporaneo correlato al luogo di attività”.
In sostanza, ciò che sta chiedendo la Lega è di variare gli stipendi in base alla località in cui si lavora, tenendo in considerazione il costo della vita. Quindi, sicuramente un insegnate che lavora a Milano, percepirà uno stipendio più alto di uno che invece lavora a Campobasso. Una richiesta che dovrebbe servire ad eliminare “lo stipendio unico nazionale, che potrebbe comportare diseguaglianza sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo“.
Già lo scorso gennaio il ministro dell’Istruzione Valditara, aveva effettuato una proposta simile, richiedendo una maggiore equità negli stipendi a seconda delle spese sostenute quotidianamente dai lavoratori. Non appena si sono sollevate le polemiche, il ministro ha fatto dietro-front e non si è più parlato dell’argomento. Questa volta però l’Odg è stato approvato senza una discussione o un voto, probabilmente proprio grazie all’ora tarda in cui è stato presentato.
Le proteste dell’opposizione
L’approvazione dell’Odg ha sfruttato le tenebre per passare inosservato, anche gli occhi dei deputati più attenti. In molti hanno infatti creduto che la proposta riguardasse un impegno generico nei confronti del rialzo dei prezzi, e non nello specifico i contratti dei dipendenti pubblici. Ormai, però, il danno è fatto, e all’opposizione non resta altro che fare ciò che le riesce meglio: opporsi.
Il Pd ha espresso il suo parere tramite Marco Sarracino che ha ritenuto l’ordine del giorno della Lega un vero e proprio affronto nei confronti del Sud Italia: “Con l’Odg della Lega approvato in piena notte, si punta esplicitamente a classificare i cittadini del Meridione come cittadini di serie B. È un colpo alla coesione e all’unità nazionale, che si aggiunge allo scellerato progetto di autonomia differenziata“. Per i democratici, quindi, il problema torna sempre all’avversione della Lega per le regioni del Sud, tralasciate e ignorate rispetto a quelle del Nord e che effettivamente sembra confermato da questa nuova proposta.
Ciò che comunque deve rincuorare l’opposizione è che gli Odg, anche se approvati, non hanno alcun tipo di valore politico, almeno finché non sono presi in considerazione e messi in atto dall’esecutivo. Non c’è però alcun obbligo che questo accada, per cui possiamo essere quasi del tutto certi che la proposta leghista delle gabbie salariali cadrà nel dimenticatoio come quelle precedenti. Ciò che, invece, deve farci riflettere è la mossa operata da Salvini, che in vista delle europee ha deciso di non guardare in faccia nessuno, di dimenticare alleanze e coalizione e di considerare tutti avversari politici.
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