Si riaccende la contesta per la copia romana del Discobolo di Mirone, opera che dal ventennio fascista continua ad essere reclamata sia dall’Italia che dalla Germania. La copia Lancellotti sembra essere l’unica a rispecchiare la bellezza dell’originale e proprio per questo è voluta da quasi tutti i musei del globo.
Una statua dal valore inestimabile, ad oggi conservata ed esposta in Italia ma senza la sua base settecentesca che è invece tenuta in ostaggio in Germania. La richiesta del Palazzo Massimo del Museo Nazionale alla Germania di poter riavere la base così da completare l’opera ha ricevuto una risposta negativa, accompagnata anche dalla rivendicazione della statua che secondo le autorità tedesche appartiene proprio alla Germania.
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La furia del Ministro Sangiuliano per il Discobolo
“È patrimonio della Nazione e trovo assurdo che ci sia qualcuno sui social che pur di attaccare il ministro della Cultura del governo Meloni si schiera con chi lo vuole” ha commentato Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, che è sembrato particolarmente toccato dalla questione.
“Dovranno passare sul mio cadavere” ha dichiarato, non sembrando per nulla intenzionato a cedere al popolo tedesco il Discobolo, nonostante le vicende storiche che contestualizzano la richiesta della Germania. Una questione che sembra destinata a non risolversi molto facilmente, soprattutto a causa della base settecentesca della statua che ancora oggi è nelle mani della Germania (la quale non sembra intenzionata a restituirla). Una grave perdita per la scultura di Mirone, costretto a rimanere senza parte della sua struttura.
Una perdita sopportabile se si pensa che in Germania l’unica parte che potrebbe essere esposta è proprio la base, senza l’attrazione principale che, secondo Sangiuliano, non potrà mai raggiungerla sul suolo tedesco.
La storia del Discobolo Lancellotti
A questo punto verrebbe da chiedersi quali siano le motivazioni che spingono la Germania a rivendicare il possesso del Discobolo con così grande convinzione. La risposta risale al 1938, quando Hitler si recò in visita in Italia e poté ammirare l’opera d’arte di proprietà della famiglia Lancellotti. Rimasto estasiato dalla statua, mostrò la sua ammirazione a Mussolini, il quale per compiacere il collega tedesco chiese a Lancellotti di vendere l’opera alla Germania per 5 milioni di lire.
Per dieci anni il discobolo rimase nel museo Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek a Monaco di Baviera, finché nel 1948 il ministro Rodolfo Siviero non lo inserì nella lista delle opere trafugate dai nazisti, ottenendone il rimpatrio.
La Germania, però, non ha accettato lo scambio ed oggi richiede che la statua torni in loro possesso in quanto “legalmente acquistata dallo Stato Tedesco dopo essere stata offerta al Metropolitan Museum di New York. Le istituzioni italiane al potere in quel momento furono d’accordo con l’esportazione. Non è stato nemmeno un ‘regalo’ a Adolf Hitler. Il rimpatrio in Italia ha violato la legge, secondo l’opinione legale dello stato bavarese e del nostro museo”.
Le autorità tedesche, però, non aveva fatto i conti con la presenza del Ministro Sangiuliano, che non sembra minimamente d’accordo con le loro rivendicazioni e sembra pronto a rinunciare alla base marmorea pur di tenere in Italia il Discobolo Lancellotti.
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