Il paradosso delle femministe che tifano per il patriarcato di Hamas

Le nostre femministe tifano per Hamas, non si sono espresse sugli stupri di massa del 7 ottobre

Beppe Santini
5 Min di lettura

Nessuna denuncia di violenza contro le donne ha senso se non misurata su quella del 7 di ottobre contro le donne israeliane. Oppure, si è antisemiti. Ma che razza di esseri umani sono le donne che non protestano?” – ha scritto Fiamma Nirenstein sul Giornale commentando le ultime manifestazioni femministe. E ha ricordato che il movimento femminista, fino dalle sue origini, è stato segnato dalla politicizzazione e dal richiamo della foresta comunista, internazionalista e terzomondista per il quale Israele già allora era “il nemico” e quindi le donne ebree non erano gradite.

Dunque, per ogni iniziativa c’era la necessità inderogabile dell’approvazione preventiva del movimento comunista. Ebbene, le femministe di oggi hanno se possibile accentuato questa posizione ideologica aderendo a un wokeismo talmente talebano da far perdere di vista i loro stessi principi fondanti, e il terzomondismo è stato sostituito dal filo-islamismo con tutte le distorsioni logiche che questo comporta, visto che sotto il regime di Hamas, come in Iran, le donne vivono in una condizione di totale sottomissione.

La Repubblica ha intervistato una palestinese di Gaza madre di otto figli sollevata perché sotto i bombardamenti il marito non la picchia più: “Il regime islamico – testuale – ci dava pochissimi diritti e libertà, gli uomini tradizionalisti, come mio marito, pensavano di poter disporre di noi come volevano.

Oggi, invece, sono meno violenti, perché hanno bisogno di noi”. C’è voluta la guerra, insomma, perché questa donna ottenesse un po’ di rispetto da parte del marito, ma le nostre femministe tifano per Hamas, non si sono espresse sugli stupri di massa del 7 ottobre e hanno permesso a una ragazza con abiti palestinesi e col volto coperto dal velo di urlare al megafono che “Israele è malato, gli israeliani sono malati, dovrebbero essere tutti in manicomio”.

gaza
Hamas

Questo è stato il clima dei cortei, con una serie di istanze che nulla avevano a che fare con l’omicidio della povera Giulia Cecchettin: “Vogliamo costruire un mondo diverso, contrario alla logica patriarcale e capitalista del conquista e distruggi. Questa spasmodica ricerca di dominio per darsi l’illusione di essere forti. Dominare corpi. Dominare terre“.

Ed è per questo che la lotta transfemminista intersezionale si intreccia con la lotta ecologista, con la difesa dei territori. In questa prospettiva non possiamo non citare il ponte sullo Stretto, che occupa un posto d’onore tra le grandi opere, essendo di fatto oltre che un affare economico-politico, anche un grande specchio per le allodole”. Farneticazioni che mischiano i diritti delle donne con “Bella Ciao” e il pugno chiuso, in un furore ideologico contro l’Occidente e i suoi valori che fa rabbrividire per i contenuti e per i toni.

Già, perché questo grande raduno contro la violenza sulle donne è sconfinato anche nella violenza, non solo per gli slogan anti Meloni, la prima donna premier italiana accusata di essere alfiere del patriarcato, non solo per i cori inneggianti ad Hamas, ma soprattutto per l’assalto contro la sede della Onlus Pro Vita e famiglia da parte di avanguardie femministe e transfemministe che hanno lasciato come ricordo anche un piccolo ordigno esplosivo. Nulla di sorprendente, perché alla manifestazione partecipavano le frange più estremiste del femminismo e i famigerati Collettivi professionisti della violenza politica.

E non sorprende neppure il silenzio della sinistra, abituata da sempre ad alternare condanne e indignazione a seconda degli obiettivi colpiti. Se estremisti di destra assediano la Cgil scatta la (sacrosanta) mobilitazione per difendere la democrazia, ma se nel mirino c’è un’organizzazione che difende la vita e la famiglia ci si volta dall’altra parte come se nulla fosse accaduto, e in questo senso il silenzio di Elly Schlein è stato il più colpevole, visto che lei alla manifestazione c’era, e da ebrea ha assistito impassibile ai deliri filo-Hamas delle sue compagne.

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