Papa sul conflitto in Medio Oriente: “Non è guerra, ma terrorismo”

Durante l'Udienza generale due parole utilizzate dal Papa non sono piaciute alla comunità ebraica, che non ha ottenuto la condanna di Hamas

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Hanno generato un certo sconcerto le parole che ieri pomeriggio ha pronunciato Papa Francesco al termine dell’Udienza generale, in occasione di due incontri separati con le delegazioni palestinesi e israeliane dei parenti delle vittime e degli ostaggi del conflitto in Medio Oriente.

Ho sentito come soffrono ambedue. Le guerre fanno questo, ma qui siamo andati oltre. Questa non è guerra ma terrorismo“. Una frase che non è piaciuta alle comunità ebraiche italiane, a causa delle colpe che questa parole dà anche al loro popolo. Nell’espressione terrorismo, infatti, il Papa ha voluto esprimere una condanna nei confronti sia degli atti perpetrati da Hamas ma anche dei continui bombardamenti di Israele sulla Striscia.

papa francesco
Papa Francesco e la condanna del conflitto tra Israele e Hamas

È pesante quello che sta accadendo in Terra Santa. È molto pesante. Il popolo palestinese, il popolo di Israele, hanno il diritto alla pace, hanno il diritto di vivere in pace: due popoli fratelli“, così il Papa ha descritto ciò che in questi ultimi mesi si sta tragicamente verificando in Palestina, chiedendo ai suoi fedeli di pregare e di non dimentica chi soffre, anche se lontano da noi: “Sapete che dalla fine della seconda guerra mondiale le guerre hanno imperversato in varie parti del mondo. Quando sono lontane, forse non le sentiamo con forza. Ce ne sono due molto vicine che ci fanno reagire: Ucraina e Terra Santa”.

Le polemiche sull’espressione usata dal Papa

Chi vuol capire, capisca” ha confermato Pietro Parolin, segretario di Stato, che ha commentato le parole usate dal Papa per dimostrare ancora di più quanto le colpe del conflitto possano essere equamente distribuite tra i due popoli.

Una parola che però non è piaciuta a Noemi Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche (Ucei), che ha dichiarato avrebbe preferito “una chiara condanna da parte del pontefice, il quale invece si è limitato a distribuire le colpe di un conflitto che ai nostri occhi appare ancora poco chiaro. Anche per questo è arrivato l’invito, da parte della delegazione di palestinesi che ieri mattina hanno avuto l’opportunità di parlare col Papa, a visitare Gaza per portare un barlume di speranza e anche la possibilità di porre fine al conflitto grazie alla sua mediazione.

Anche l’udienza tra il Papa e la delegazione israeliana ha lasciato tutti un po’ scontenti a causa del poco tempo che è stato loro riservato. È stato comunque definito un incontro significativo, proprio per la compassione che il Papa ha mostrato nei confronti dei parenti delle vittime e degli ostaggi del conflitto.

La delegazione palestinese: “Il Papa ha riconosciuto che viviamo un genocidio

Ma la delegazione palestinese ha anche dato vita ad un secondo scandalo riguardante un’altra parola plausibilmente pronunciata dal pontefice. Secondo Shrine Halil, cristiana di Betlemme presente all’incontro, il pontefice avrebbe utilizzato la parola genocidio per descrivere ciò che il popolo palestinese sta vivendo. Immediata la smentita del portavoce vaticano Matteo bruni, che ha smentito dicendo: “Non mi risulta abbia utilizzato questa parola. Ha utilizzato termini con cui si è espresso durante l’udienza generale e parole che comunque rappresentano la situazione terribile che vive la Palestina”.

Anche secondo il Segretario di Stato Pietro Parolin è “irrealistico che il Pontefice abbia utilizzato la parola genocidio, tanto che non è stata mai utilizzata neanche la parola Hamas.

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