Meloni risponde alla Gruber: “Strumentalizza tragedia per attaccarmi” ma siamo tutte figlie del patriarcato

La risposta sarebbe scaturita da un'affermazione fatta dalla conduttrice durante il programma Otto e Mezzo andato in onda ieri

Lucrezia Caminiti
5 Min di lettura

Una bella foto con figlia, madre e nonna accompagnata dalla descrizione:”Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo. Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber, nella sua trasmissione di ieri sera, è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di “cultura patriarcale” della mia famiglia. Davvero senza parole“. Questa la risposta della premier di Giorgia Meloni sui social in seguito alle affermazioni della giornalista Lilli Gruber ieri durante la trasmissione Otto e Mezzo.

Tutto è partito dall’incipit della domanda che Gruber ha rivolto alla scrittrice Carlotta Vagnoli: “C’è strumentalizzazione politica da parte della sinistra di questo femminicidio, il fatto che abbiamo per la prima volta una donna presidente del Consiglio che però ci tiene a essere chiamata il presidente del Consiglio… un mistero della fede per me. Ma sarà anche questo una cultura di destra, patriarcale…“.

La risposta di Lilli Gruber

La risposta non si è fatta attendere. Poche ore dopo il post della premier Lili Gruber ha voluto “ringraziare” Giorgia Meloni per l’attacco che “considera una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale lei è poco abituata“.

Ritengo comunque che sia sempre pericoloso, per il buon funzionamento democratico, quando un/una presidente del Consiglio attacca direttamente la stampa e singoli giornalisti. Per fortuna, il diritto al pensiero libero e critico è ancora ben tutelato dalla nostra Costituzione” conclude la conduttrice di Otto e Mezzo.

I femminicidi

La Gruber ieri sera ha ospitato una discussione sul tema dei femminicidi, in seguito al clamore e alla mobilitazione che ha suscitato il caso di Giulia Cecchettin, la penultima vittima di femminicidio in Italia. Gli ospiti in trasmissione erano la scrittrice Carlotta Vagnoli, il direttore de il Fatto Quotidiano Marco Travaglio, la conduttrice televisiva Serena Dandini e Francesco Specchia, editorialista di Libero.

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Marco Travaglio

Il fulcro del discorso è stato subito incentrato sulla politica e la parola patriarcato. Infatti, durante il corso della trasmissione, Vagnoli e Serena Dandini hanno sottolineato l’importanza di discostarsi da certi ideali propri della “destra destra” (definita così dalle stesse durante il programma) e di iniziare a pensare ad un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. A non avere una posizione decisa sul tema il direttore Travaglio, che ha affermato di non essere totalmente d’accordo con l’introduzione della materia nelle scuole perché “il paese è diviso, sarebbe una questione comunque legata alla politica e verrebbero a crearsi scontri all’interno degli istituti su quello che dice o non dice l’insegnante che insegnerebbe la nuova materia“.

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Serena Dandini

A non essere in accordo con la correlazione destra-patriarcato, invece, l’editorialista di Libero, che ha avuto un accenno di discussione con la scrittrice per gli attacchi di quest’ultima al governo di destra: dalla vicinanza con i Pro-vita, fino alle alleanze che il governo ha stretto con altri paesi dove la figura della donna è ancora ferma al medioevo.

Meloni e il problema con il patriarcato

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Per rispondere sui social, Giorgia Meloni sicuramente si è sentita attaccata dal discorso e chiamata in causa. Sicuramente è innegabile che essere una donna non basta per essere femminista e non basta avere una famiglia di sole donne per non incarnarsi in una figlia del patriarcato. Quello che la Gruber cercava di dire è che semplicemente Giorgia Meloni, col fatto di volersi chiamare “il presidente”, appellativo maschile, e con le sue riposte in questi mesi di governo che, invece di risolvere un problema culturale con altra cultura, mettono in campo altre leggi che non risolvono la radice del problema, dimostra di non aver interiorizzato il problema.

La cultura del patriarcato permea la nostra società e ammetterlo non vuol dire schierarsi a favore di quest’ultimo.

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