Migranti, Meloni a Zagabria per “rilanciare cooperazione strategica” tra i due popoli

La premier Giorgia Meloni è a Zagabria per il bilaterale sui migranti con il capo del governo Andrej Plenkovic

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La premier Giorgia Meloni è a Zagabria per il bilaterale sui migranti con il capo del governo Andrej Plenkovic. L’obiettivo prefissato sarebbe quello di stringere nuove alleanze per delineare una rigorosa strategia di contenimento dei flussi, prendendo come esempio l’accordo con l’Albania.

Erano 20 anni che un presidente del consiglio non volasse fino a Zagabria. L’ultimo viaggio fu di Silvio Berlusconi nel 1993. Meloni ha rotto il ghiaccio, atterrando in Croazia mercoledì alle 7

Le parole della Meloni

Penso che sia un accordo molto innovativo, intelligente e mi pare che sia stato colto con molto interesse da parte degli altri partner europei, dipenderà dalla nostra capacità di farlo funzionare nel migliore dei modi. Penso che possa essere un esempio da replicare” ha dichiarato la premier. Italia e Croazia sono due Paesi – a detta della Meloni – uniti da legami profondi. L’ultimo presidente del Consiglio in visita nella capitale croata era stato Silvio Berlusconi nel 1993. “Importante valorizzare la nostra amicizia e rilanciare la cooperazione strategica tra i nostri popoli” afferma.

Meloni a Zagabria: il tema cruciale

Come quello in Albania, il viaggio in Croazia assume un impegno cruciale: pone l’attenzione sui flussi migratori. Un tema, più volte affrontato dalla stessa premier nella lotta ai trafficanti di vite umane: i dati parlano chiaro e osservando quelli dello scorso anno, dalla Tunisia erano sbarcate 27.534 persone e nel 2023, secondo i numeri aggiornati al 16 novembre, ne sono arrivate ben 94.808.

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Il vertice a Zagabria

Di fatto, Meloni sostiene – ora più che mai – “una soluzione innovativa che sta suscitando parecchio interesse”. È determinata ad andare avanti e convinta che l’accordo italo-albanese possa diventare «un modello per il futuro“. Anche il presidente croato conferma la necessità di concentrare l’attenzione sulla “dimensione esterna della migrazione“, guardando soprattutto alla rotta dei Balcani occidentali.

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