Dalla fine degli anni ‘80 del 1900, il Movimento Islamico di Resistenza, Hamas, è guida dei palestinesi nella lotta contro Israele. Gode sin dalla nascita di un grande consenso popolare che gli permise di trionfare alle elezioni per il governo dei Territori (Striscia di Gaza e Cisgiordania). Dopo una sorta di guerra civile con Fatah, conserva ancora oggi il governo della Striscia di Gaza. I due movimenti sono organizzazioni politico-militari.
Lo scopo di Hamas
Lo scopo di Hamas è la costituzione dello stato islamico della Palestina, che comprenda Striscia di Gaza, Cisgiordania, Israele che andrà liberato dagli ebrei e restituito ai palestinesi. Il 7 ottobre 2023 i soldati dell’esercito di Hamas, invadono Israele. Vengono ingaggiati scontri con l’esercito nemico e messe in campo azioni contro la popolazione civile, caratterizzate da particolare efferatezza. Gli invasori rientrano nei propri confini, portando con sé ostaggi civili di varie nazionalità. Ha inizio la ripresa della guerra fra Hamas e Israele.
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Israele chiede alla popolazione civile di abbandonare la città di Gaza e di sfollare a sud, per non rimanere vittima dei bombardamenti. Hamas tenta di impedire l’esodo. Dichiara che la violenza è la sola soluzione per vincere la guerra e scacciare gli ebrei. Aggiunge che per il trionfo della causa la Palestina ha bisogno del sacrificio e ‘del sangue di vecchi, donne e bambini‘. L’invasione improvvisa e la sua brutalità erano finalizzate a sollecitare e accrescere il risentimento israeliano e a indurre a azioni ritorsive tali da poter gridare al mondo la spietatezza ebrea. Cosa puntualmente accaduta.
Come in un copione senza sorprese si è levata un’ondata antiebraica da far tremare i polsi. Episodi di antisemitismo singoli e collettivi si sono susseguiti ovunque, inframezzati da dichiarazioni e prese di posizione di governi, forze politiche, istituzioni internazionali.
Quando esplodono questi fenomeni si corre a prendere partito e a smuovere le emozioni, raramente a valutare gli accadimenti. Peggio a suggerire ricette fuori posto o di impossibile realizzazione.
Non ci sono torti o ragioni da rivendicare. Quando lo Stato aggredito si è mosso, ci sono stati appelli anche autorevoli perché l’intervento di risposta fosse ‘proporzionale’.
A parte la soggettività del concetto, non si è in tema di ‘rappresaglia’, ma di stato di guerra.
C’è una guerra guerreggiata, non si tratta di essere ‘proporzionali’, ma di vincere o perdere un conflitto.
In guerra si bombarda: Hamas Israele, Israele Gaza. Né più né meno. Si colpiscono obbiettivi civili hinc et inde. C’è chi predica il ‘due popoli due stati’. Su questa formula si sono rifugiati molti governi, forse per ipocrisia, per conformismo diplomatico e impreparazione.
La formula è la stessa da molto prima del 1948, mai realizzata, se non in qualche sprazzo di politica internazionale e nelle assegnazioni delle amministrazioni di Cisgiordania e Gaza.
Quello che cambia radicalmente è il quadro. Oggi le forze in campo, Hamas e Hezbollah operante al confine nord di Israele, in Libano, lottano per l’esistenza di un solo Stato, quello islamico di Palestina. Sono per la ‘distruzione del sionismo, la cacciata degli ebrei, la cancellazione dello Stato di Israele’.
Se lo scopo è avere un popolo e uno Stato, risulta complicato auspicare due popoli e due stati.
È un po’ come quel signore che dipingeva un grande amore con una signorina che dichiarava sua fidanzata. Alla domanda cosa ne pensasse lei del loro fidanzamento rispondeva: “Niente, perché lei non lo sa che stiamo insieme”.
Ci sono anche coloro che si appellano al ‘cessate il fuoco‘ e alla pace. Costoro ricorrono alla solita mozione dei sentimenti, mettendosi la coscienza a posto a buon mercato. La verità è che ci sono due comunità in guerra. Entrambe desiderose di chiudere la partita, indisponibili a mediazioni, decise a tutto e opportunamente spalleggiate.
Non finirà presto e probabilmente neppure bene. Né si vede come le parti che hanno messo in moto questo sisma planetario, pensando di chiudere la partita in poco tempo e con grande vantaggio per i loro affari e le loro mire, abbiano gli strumenti e la capacità per circoscrivere questa tragedia globale di cui sono i colpevoli. Principali e impuniti.
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