Lo skipper Radonjic arrestato per traffico internazionale di droga, si difende: “Un caso di omonimia”

Oggi la notizia dell'arresto (avvenuto il 6 ottobre sorso) dello skipper Radonjic, per traffico di droga internazionale. Ora detenuto a Udine ma non si esclude l'estradizione

Redazione
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Un duro colpo per i fan di Milos Radonjic, lo skipper montenegrino di Maxi Jena che è stato arrestato lo scorso venerdì 6 ottobre a seguito di un mandato di cattura internazionale. L’accusa è di traffico internazionale di droga e riciclaggio e l’arresto è stato fortemente voluto dal Distretto Est di New York, che ha anche provveduto ad informare le autorità italiane sulla localizzazione del ricercato.

La notizia è stata diffusa solo oggi ed ha spiegato il mistero dell’assenza del trentatreenne alla competizione della Barcolana, che è avvenuta a soli due giorni dall’arresto.

g è stato individuato a Trieste dove era arrivato con il suo maxi-yacht da regata. Lo skipper è stato avvicinato di fronte all’albergo in cui stava alloggiando dagli agenti della Polizia di Frontiera Marittima e della Squadra Mobile di Trieste che, dopo averlo identificato, hanno proceduto all’arresto e al trasporto prima nel penitenziario di Triste e poi nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo a Udine.

Le accuse contro Milos Radonjic

Le autorità statunitensi, da cui è stato emesso il mandato di cattura internazionale in data 15 settembre, ritengono lo skipper della Maxi Jena un pericoloso boss dell’organizzazione criminale internazionale TCO, che per tre volte ha cercato di trasportare in Europa, attraverso navi statunitensi provenienti dall’Ecuador o dalla Colombia, circa 2.602 chilogrammi di cocaina totali. “Il pirata dell’ignoto”, questo sarebbe il nome che le agenzie investigative statunitensi hanno affibbiato a Radonjic, prima di decidere di richiederne la pena detentiva.

Le indagini sono durate diversi anni e si sono basate perlopiù sui messaggi scambiati dai membri del clan sui servizi di messaggistica istantanea Signal e iMessage, che hanno permesso di identificare il nome dello skipper della Maxi Jena. Radonjic, secondo le accuse, si sarebbe occupato di coordinare la pianificazione e il trasporto della merce illegale.

Durante l’interrogatorio davanti alla corte d’appello di Trieste, l’imputato ha cercato di difendersi tirando in ballo un caso di omonimia, che però non sembra aver convinto la Corte. Le impronte digitali di Radonjic, infatti, sono le stesse che sono state acquisite durante le indagini e il suo numero di passaporto e l’utenza telefonica corrispondono a quelli segnalati negli Stati Uniti.

Possibilità di estradizione per lo skipper

Non è esclusa la possibilità dell’estradizione negli USA, anche se il suo avvocato Alexandro Maria Tirelli, ha tranquillizzato il suo cliente ricordando la scarsa collaborazione degli statunitensi nell’estradizione di cittadini italiani reclusi nel Paese: “Mi riferisco al caso di Chico Forti o a quello di un uomo con doppia cittadinanza recentemente accusato di abusi sulla figlia. In entrambi i casi, gli Stati Uniti hanno palesato la assoluta indisponibilità a consegnare i due cittadini italiani alle nostre autorità. Sul piano dei rapporti bilaterali, ritengo inaccettabile ipotizzare l’estradizione di Radonjic”. È improbabile, quindi, che lo skipper più volte medaglia d’oro delle regate internazionali venga condannato ad una pena detentiva negli Stati Uniti.

Radonjic assente all’ultima edizione della Barcolana

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Lo skipper Radonjic arrestato per traffico internazionale di droga, si difende: “Un caso di omonimia” 3

Radonjic non ha quindi potuto partecipare alla 55esima edizione della Barcolana, la regata più numerosa al mondo. È stato sostituito dal fratello che si è cimentato al timone della Maxi Jena, un racer di 24 metri tra i favoriti della competizione.

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