Referendum, cinque quesiti per la riforma della giustizia: si vota il 12 giugno

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Quarantasei milioni di italiani saranno chiamati alle urne per le modifiche proposte all’ordinamento giuridico: ecco i temi 

È fissato per domenica 12 giugno il referendum sulla giustizia, promosso da Lega e Radicali. Sono cinque i quesiti che saranno sottoposti ai circa 46 milioni di italiani aventi diritto di voto. 

La seconda domenica di giugno prevede, oltre alla consultazione referendaria, anche le elezioni amministrative di 21 capoluoghi di provincia e quattro di regione: Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23, in un’unica giornata di votazioni. 

Il referendum della giustizia è di tipo abrogativo: si vota, infatti, per revocare in maniera totale o parziale leggi e atti normativi. Affinché il voto sia valido, come tutte le consultazioni di questo tipo, è necessario raggiungere un quorum, ovvero la maggioranza di votanti fra gli aventi diritto. 

I cinque quesiti che saranno sottoposti agli italiani riguardano la riduzione delle misure  di custodia cautelare, l’abrogazione della legge Severino sull’incandidabilità dei politici condannati, la valutazione dell’operato dei magistrati all’interno dei Consigli Giudiziari anche per avvocati e professori universitari, l’abolizione della raccolta firme per presentare la propria candidatura al CMS e l’obbligo per i magistrati di separare la carriera come PM. 

Fra le questioni presentate, c’è la possibilità che le ultime tre siano annullate qualora il Parlamento dovesse approvare la riforma Cartabia entro il 12 giugno. Il progetto di legge presentato dal ministro della Giustizia tratta, infatti, proprio questi aspetti. 

Fra i sostenitori del referendum si teme che la difficoltà dei temi proposti e la scarsa informazione possano scoraggiare gli elettori, impedendo il raggiungimento del quorum. Per questo motivo la deputata del Gruppo Misto Giusy Bartolozzi ha esortato i media a parlare dell’appuntamento alle urne prossimo per gli elettori: «Ringrazio chi fa informazione  perché solo attraverso di essa consentiremo ai cittadini di esprimere la loro voce, mediante il voto referendario, esercizio di democrazia – spiega l’onorevole – penso che sia l’ultima chance che ha il popolo italiano per cambiare veramente la giustizia penale del nostro sistema». 

I numeri della giustizia in Italia

Tanto il referendum quanto la discussa riforma Cartabia trattano la riduzione delle prassi giudiziarie in Italia. Proprio questo tema è una questione delicata ma urgente da affrontare nel nostro Paese. 

Secondo alcune statistiche, nel 2021 sono stati circa 4,6 milioni i processi pendenti, ovvero ancora in corso d’udienza. Il numero è in diminuzione se paragonato agli scorsi anni, ma ancora troppo alto, considerate le lunghe trafile giudiziarie che spesso creano situazioni di impasse. 

Elevato è il numero dei casi di ingiusta detenzione che si sono verificati negli ultimi trent’anni, che si aggira attorno alle 30mila persone relegate alla custodia cautelare ma poi assolte dopo regolare processo. 

Gli errori giudiziari, invece, sono molti meno: le condanne definitive per imputati che poi dopo anni vengono assolti in processi di revisione sono circa 214 dal 1991 al 2021, con un media annuale di 7 persone incarcerate ingiustamente. 

La spesa dello Stato raggiunge numeri esorbitanti, fra indennizzi e risarcimenti: 28 milioni 880mila euro annui per i casi di ingiusta detenzione e 2 milioni 460mila euro l’anno per gli errori giudiziari. 

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