Decreto Sud, approvato giovedì notte l’emendamento della Zes Unica

Nell’aula della Commissione bilancio della Camera si è discusso sul futuro del Decreto Sud. Il centrodestra mette “al sicuro” la Sardegna, ma l’opposizione accusa “È tutto un bluff"

Redazione
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Nell’aula della Commissione bilancio della Camera si è discusso sul futuro del Decreto Sud. Il centrodestra mette “al sicuro” la Sardegna, ma l’opposizione accusa “È tutto un bluff”.

Camera dei deputati

Approvato, non ancora in modo definitivo, lo scorso 7 settembre il testo del Decreto Sud avrebbe reso il Sud Italia una Zona Economica Speciale Unica e avrebbe introdotto “disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell’economia nel Mezzogiorno”.

La scorsa notte però il decreto è stato nuovamente analizzato, discusso, e si è votato i vari emendamenti. Di questi, il centrodestra ha ritirato tutte le sue proposte e bocciato tutti gli emendamenti presentati dall’opposizione.

Il decreto Sud, che cosa avrebbe dovuto prevedere?

Il decreto Sud, in 10 punti prevedeva:

  1. Assunzione di 2200 unità nei Comuni e nelle regioni del Sud, rafforzando così le capacità amministrative delle province e dei comuni del Mezzogiorno. Le assunzioni sarebbero dovute avvenire nei limiti delle capacità assunzionali preventivabili al 1 gennaio 2030.
  • Zes Unica, la quale avrebbe dovuto sostituire le 8 zone economiche speciali del Mezzogiorno.
  • Piano strategico della Zes Unica, di durata triennale avrebbe dovuto definire le politiche di sviluppo della nuova zona individuando, nelle varie regioni facenti parte di essa, i settori da promuovere o da rafforzare.
  • Modalità di gestione della Zes Unica, le quali prevedevano che la Zes sarebbe potuta essere gestita sia da una Cabina di regia alla quale sarebbero state attribuite funzioni di coordinamento, vigilanza e monitoraggio, sia da una piattaforma digitale.
  • Struttura di missione della Zes, che avrebbe supportato l’autorità politica nell’esercizio delle funzioni di coordinamento e aggiornamento del piano strategico.
  • Agevolazioni per la Zes Unica, dal momento che il decreto avrebbe previsto anche dei vantaggi, quali un’autorizzazione unica e crediti di imposta, alle aziende.
  • Programmazione fondo sviluppo e coesione, per cui il Decreto Sud avrebbe dovuto sostenere interventi di sviluppo pari all’80% nel Mezzogiorno e del 20% nel Centro-Nord.
  • L’uso di fondi residui, con l’introduzione della possibilità che gli interventi previsti dagli Accordi per la coesione sarebbero potuti essere finanziati dalle risorse destinate agli interventi complementari dei Programmi 2014-2020 e dalle risorse dei rimborsi europei.
  • Cabina di Regia sviluppo aree interne, un organo composto dal Ministro degli affari europei, il Sud, le politiche di coesione, il PNRR e dai Ministri, Enti locali, regionali e le Unioni dei Comuni. Compito principale sarebbe stato assicurare la sostenibilità della strategia nazionale per lo sviluppo.
  • Contratti istituzionali di sviluppo, per la realizzazione di interventi per un valore di circa 200 milioni di euro.
  1. Fondi comuni per aiutare le famiglie, attività e imprese, assegnati ai Comuni e utilizzabili entro il 31 dicembre 2025.

Zes Unica e Decreto Sud, centrodestra contro opposizione

Nel corso della riunione della scorsa notte tutte le correzioni al testo sono state azzerate, tranne quella riguardante la Zes Unica.

A tal proposito il centrodestra ha ridimensionato, anche se appare sempre più probabile, la possibilità che la Zona economica speciale della Sardegna possa essere dirottata in quella in cui saranno aggregate tutte le regioni del Mezzogiorno, così come era stato deciso dal Governo Meloni.

Unico emendamento approvato quello proposto dal gruppo di Dario Giagoni, il quale “è stato proposto per garantire alla Sardegna e alla Sicilia una parte consistente degli investimenti previsti dal governo a favore di quella che sarà l’unica Zes di tutto il Mezzogiorno”. In questo modo secondo il deputato della Lega si è rispettato il principio di insularità previsto dalla Costituzione.

Tale “visione” è stata condivisa anche dal presidente della commissione speciale del Consiglio Michele Cossa, il quale sostiene “Finalmente lo Stato comincia a rispettare il principio di pari dignità far le Regioni preteso dalla Sardegna e dalla Sicilia e che da quasi un anno è ritornato ad essere soprattutto anche un punto fermo imprescindibile nella Costituzione della Repubblica”.

Non la pensano invece allo stesso modo il Centrosinistra e il Movimento 5 Stelle, i quali considerano le scelte del centrodestra una sorta di bluff. Secondo Silvio Lai infatti non esisterebbe nessuna garanzie per le isole e nell’emendamento approvato vi sarebbe scritta solo che una piccola sezione specifica degli investimenti verrà dedicata alla Sardegna e alla Sicilia senza specificare le cifre e lasciando immutato l’ammontare specifico dei finanziamenti.

Finirà per scatenarsi una guerra tra le regioni più povere, quelle del Sud, per i soldi” – sostiene fortemente convinto – “Dunque è un bluff, mentre noi del PD chiedevamo che per le Zes delle isole fosse previsto un passaggio meno traumatico e che nessuna delle due finisse per essere schiacciata dal resto del Mezzogiorno”.

La deputa 5stelle Alessandra Todde aggiunge “L’emendamento approvato in commissione è solo uno spot e al centrodestra è riuscito persino male”.

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