Da un’analisi svolta da Coldiretti, e presentata sul tavolo ortofrutticolo convocato dal Ministro dell’agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, è emersa la scomparsa di 1 frutto su 10 dalle tavole degli italiani. Un crollo di circa il 10% che raggiunge i minimi storici da inizio secolo. I dati riportati da Coldiretti sono estremamente allarmanti.
Non solo, il calo ha fatto scendere anche il consumo della frutta sotto la soglia dei 400 grammi giornalieri raccomandati dall’Oms. Ma ciò che preoccupa maggiormente è il fatto che il fenomeno pare interessare soprattutto bambini e adolescenti, aumentando i rischi legati all’obesità e malattie.
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Calo consumo frutta e verdura, una delle cause il crollo produzione prodotti agricoli
Tra le cause del calo dei consumi di frutta e verdura, sembra esserci con molta probabilità il calo di produzione dei prodotti agricoli. Il caro energia e l’emergenza climatica ha infatti messo a dura prova le oltre 300 mila aziende ortofrutticole. Basti pensare che solo negli ultimi 15 anni i frutteti d’Italia hanno perso complessivamente 100 milioni di alberi.
Per cercare di risollevare l’industria agraria, il ministro Lollobrigida ha dichiarato la necessità di stanziare un totale di circa 32 milioni di euro di aiuti per contrastare la crisi agricola.
Inoltre ha annunciato il potenziamento dei controlli nel settore ortofrutticolo, una campagna di comunicazione efficace ed azioni di educazione alimentare nelle scuole per sensibilizzare i più giovani al consumo di frutta e verdura.
Prandini, presidente Coldiretti, sostiene anche l’importanza di aumentare i controlli Ue sui prodotti provenienti dall’Africa o comunque da Paesi in cui non ha si ha il pieno controllo della situazione. Preoccupano infatti “le emergenze e il rinvenimento di malattie ed insetti alieni contro i quali è necessario intervenire anche con la ricerca e l’innovazione a partire dal via libera alla nuova genetica green”.
Sempre Prandini si sofferma, infine, sull’importanza della disponibilità di manodopera “con una gestione dei flussi più efficiente partendo dal decreto triennale che abbiamo fortemente sostenuto e che può dare una grande mano tenendo conto che si passa da 14 mila unità di lavoro stagionale alle 82 mila del 2023 fino alle 90 mila del 2025” e sulla necessità degli imprenditori di ottenere la certezza di avere lavoratori stagionali e di non subire concorrenze sleali.
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